Aldo Bianchini
SALERNO – In premessa mi corre l’obbligo di dichiarare che condivido in pieno tutto il contenuto dell’articolo-approfondimento di politica scritto dal prof. Luigi Gravagnuolo per Gente e Territorio di Cava de’ Tirreni e pubblicato anche da questo giornale online il 16 febbraio scorso. Un intervento visto da moltissimi nostri affezionati lettori.
Alcuni lettori, però non sono stati del mio stesso parere ed hanno commentato a loro volta il pensiero del prof che nel predetto articolo, dal titolo “Dal voto in Lombardia e Lazio, governo blindato”, ha espresso in piena libertà il suo pensiero con un’analisi non soltanto lucida – autonoma e indipendente, m anche assolutamente verosimile – accurata e realistica, e soprattutto da uomo profondamente di sinistra che, molto spesso, ci onoriamo di ospitare in questo giornale.
La sostanza dell’analisi spietata e senza falsi infingimenti può essere racchiusa in poche righe: “”Vediamo il Centro Sinistra. In Lombardia nel ‘18 ottenne 1.633.373 voti, oggi ne ha incassati 1.101.500. L’arretramento è tanto più significativo in quanto oggi si è presentato in coalizione col M5S, che nel ‘18 aveva preso 974.983 voti; un calo complessivo, dunque, di circa un milione e mezzo di elettori. Nel Lazio, in termini percentuali il CS è restato stazionario, avendo guadagnato oggi il 33,5% con Alessio D’Amato candidato presidente, contro il 33% di Nicola Zingaretti nel ‘18. Ha però perso il governo della Regione, il che non è roba da poco””.
Ma il prof, politologo di razza, non si limita ad una pura e sterile elencazione di dati numerici e scende, da par suo, nell’attenta analisi delle ragioni che hanno portato la sinistra in genere ed il PD in particolare a questo ennesimo tracollo elettorale; un tracollo che qualche mente perversa cerca ancora di nascondere agli occhi degli elettori (che sono comunque molto attenti ad ogni fenomeno politico-elettorale) dietro la bassa affluenza alle urne e che soltanto l’apparente successo democratico delle primarie ha in piccola parte mitigato.
Il tracollo è verticale e discende dalla distanza abissale che esiste ormai tra la sinistra storica e la base elettorale passando per i bisogni della gente; insomma non vale a niente il discorso dell’affluenza che per decenni la destra ha evocato come causa dei suoi insuccessi; il problema per la sinistra è la caduta del rapporto stato – partito – governo e l’incapacità della sinistra di ricercarne le ragioni per incominciare la risalita verso livelli che storicamente le competono.
Difatti non ha vinto il partito del non voto (come ha scritto il prof. Rocco Cimino di Teggiano) ma ha perso la sinistra nel suo complesso e nelle sue tante, troppe, ramificazioni che fanno rimpiangere addirittura le undici correnti della Democrazia Cristiana capaci di ricompattarsi sempre e comunque sui temi di grande spessore culturale e di interesse generale. Dalle segrete stanze di Piazza del Gesù i maggiorenti del partito e delle correnti uscivano sempre con una decisione unica e condivisa.
Poi, ovviamente, sul piano della politica ognuno può e deve pensarla come crede, ci mancherebbe altro.
“Ex voto” è di natura pratica, non solo politica e relative correnti: la Gente o parte di una certa sponda, ha metabolizzato, questo sì, che i bisogni primari stavano passando nel “dimenticatoio” della politica che conta i numeri di voti ma soprattutto non i motivi di chi non vota con delusione per mancato buon uso del potere e moltitudine di luci riflesse.