di Angelo Giubileo (avvocato-scrittore)
L’importanza di questa tornata elettorale era data soprattutto dal fatto che avevano diritto di votare 12.802.150 elettori, 8.010.538 in Lombardia e 4.791.612 nel Lazio, e quindi le due più importanti regioni italiane per valore economico e politico.
All’esito del voto, il partito maggioritario è risultato quello del non-voto con il dato del 58,32% in Lombardia e del 62,80% nel Lazio. In generale, ciò indica che gli elettori non hanno condiviso la proposta politica dei candidati e partiti che si sono presentati.
Tra questi, risulta assai negativo il dato della coalizione di partiti, Azione e Italia Viva, denominata “terzo polo”. Dopo l’esito delle politiche – che avevano qualificato la suddetta coalizione come quarta forza, dietro la coalizione di centrodestra, il Pd e i Cinquestelle, con il dato del 7,79% alla Camera e del 7,73% al Senato -, alle regionali di Lombardia e Lazio la coalizione medesima ha riportato il dato corrispondente del 4,25% e del 4,87%. Ma, attenzione: questo dato medio del 4,56% è in relazione al numero degli elettori che si sono recati al voto e quindi ai votanti.
Se piuttosto calcoliamo il dato separato dei voti riportati nelle due regioni rispetto al numero degli elettori aventi diritto al voto, abbiamo che in Lombardia i 122.536 voti raccolti corrispondono all’1,53% degli elettori potenziali; così come nel Lazio i 75.272 voti raccolti corrispondono all’1,58% degli elettori potenziali. Ciò significa che, in relazione ai 12.802.150 italiani aventi diritto al voto, la proposta della coalizione di Azione e Italia Viva stavolta è risultata condivisa in media dall’1,555 degli italiani.
Direi che così, più che potrebbe, il tentativo del “terzo polo” dovrebbe bastare.