da Alfonso Malangone
(Ali per la Città)
SALERNO – Il piano di rientro ai sensi del decreto Aiuti, deliberato in Consilio Comunale il 29/12 scorso, distribuisce il ripiano del Disavanzo di Amministrazione di € 169,9milioni lungo un arco temporale che avrà termine nel 2044 (fonte: cronoprogramma). Fino ad allora, i Bilanci dovranno evidenziarne il progressivo assorbimento secondo le rate annuali che il Comune si è impegnato a ‘mettere da parte’. Così, come abbiamo visto nel commento precedente, alla fine dello scorso anno il Disavanzo dovrebbe aver già registrato una diminuzione di almeno € 7.615.387,45. Ovviamente, a parte gli addetti ai lavori, nessuno è in grado di dire se questo sia avvenuto. Si deve aspettare il Consuntivo, tra un paio di mesi. C’è da sperare che l’obiettivo sia stato raggiunto, poiché le somme eventualmente mancanti debbono essere recuperate, comunque, mediante un ulteriore incremento dell’imposizione (fonte: contratto, art. 4/c pag. 4). Chissà, può essere che siano stati gli avvisi di accertamento straordinari di fine anno, inviati a centinaia/migliaia (fonte: laCittà), a favorire il risultato, almeno sotto l’aspetto contabile.
Nel corrente anno, il piano entra nel vivo con previsioni che non mancano di stupire. In effetti, esaminando l’andamento delle rate concordate con il Governo, si rileva che entro il 2024 dovrà essere assicurato l’assorbimento di complessivi € 51.402.341,23, cioè quasi un terzo del Disavanzo. Poi, per i sei anni successivi, dal 2025 al 2030, il rientro dovrà apportare altri € 99.459.547,20, mentre il residuo di € 19.105.514,33 dovrà essere recuperato dal 2031 al 2044. Così, una domanda viene spontanea: “perché il rimborso penalizza gli anni iniziali”? O, meglio: “perché sono stati previsti impegni oggi insopportabili, in piena crisi da covid, da guerra e da inflazione”? In definitiva: “se l’obiettivo è il riequilibrio per il 2044, cosa può giustificare un avvio a ‘scavezzacollo’ quando l’interesse primario da tutelare dovrebbe essere la dignitosa sopravvivenza dei cittadini”? Volendo approfondire, emergono alcune cose che è necessario riferire. In assoluta buona fede.
In primo luogo, nel contratto con il Governo è scritto che l’Ente si è impegnato a ripianare la quota di Disavanzo riferibile al 2021, di € 21.550.982,40 (fonte: Bilancio), entro la fine del 2024 applicando una facoltà concessa dalle norme vigenti (fonti: contratto, art. 4/a pag. 3 – principio contabile 9.2.29) nonostante il Consiglio Comunale, con delibera n. 231 dell’08/07/2022, ne avesse deliberato il rientro entro il termine della consiliatura, quindi fino al 2026. In questo modo, le prime tre rate del rientro sono state aumentate in totale di € 8.620.401,96 (sono omessi i calcoli per semplicità). Poi, lo stesso Ente si è obbligato a realizzare, nel biennio 2023-2024, vendite di Beni Pubblici per € 21.836.953,78 benché gli ultimi due bandi per i cespiti migliori siano andati deserti. Tutto questo lascia intendere, fatto salvo ogni errore, che possa essere stata una precisa volontà quella di recuperare un importo significativo entro la fine del prossimo anno. Infatti, la riduzione del Disavanzo a circa € 100milioni consentirebbe di portare a termine con successo l’intero rientro grazie all’immediato virtuoso ridimensionamento delle passività finanziarie, tra cui i debiti e gli interessi. Però, se questa fosse la verità, sarebbe insopportabile perché, in forza dell’obbligo assunto in contratto, quello che non si riuscirà a riscuotere dovrà essere recuperato procedendo, in primo luogo, all’aumento dell’addizionale Irpef fino all’1,20%, cioè +0,40% rispetto al livello ordinario dello 0,80% (fonte: Legge 17/05/2022 n. 50, art. 43 c. 2). E, quindi, l’aliquota già prevista per il 2023, 0,90%, potrebbe crescere ancora, così come quella per il 2024-2025, 1,1%, e per il 2026, 0,90%, ovvero potrebbe essere allungato il periodo di applicazione (fonte: contratto, pag. 2), ferma la possibilità di elevare altre imposizioni. E, questo, purtroppo, non sarebbe evitabile poiché gli adeguamenti seguirebbero le verifiche semestrali da parte della Cosfel, Commissione per la stabilità finanziaria degli Enti Locali, presso il Ministero dell’Interno, e dell’Agenzia delle Entrate, quest’ultima per la riscossione e l’accertamento di tributi evasi (fonte: Legge 30/12/2021 n. 234, art. 1 c. 577). Sarà la Cosfel, in caso di andamento sfavorevole, a denunciare le inadempienze alla Corte dei Conti per la modifica del piano (fonte: art. 243quater TUEL) ovvero, in caso di squilibri insanabili, ad avviare la procedura di dissesto con l’applicazione di sanzioni, anche patrimoniali, a carico degli Amministratori e lo scioglimento del Consiglio Comunale (fonte: Dlgs 06/09/2011 n. 149, art. 6 c. 2). Quest’ultima procedura, però, potrà essere attivata solo dopo due anni dalla firma del contratto e, quindi, a partire dal 2025.
In sostanza, il rientro di un terzo del Disavanzo entro la fine del 2024, o di riffa o di raffa, costituisce la condizione ‘necessaria e sufficiente’ per evitare possibili squilibri successivi al periodo di ‘salvaguardia’ biennale quando, cioè, la Cosfel potrebbe avviare il dissesto con tutte le relative conseguenze.
Nessuno può sostenere che sia questo il motivo della ‘fretta’. E, infatti, non è una ipotesi condivisa, seppure qualche dubbio pure viene a fronte sia della riduzione da cinque a tre anni del rientro per la quota di Disavanzo 2021, come sopra detto, sia degli elevati incassi da vendite immobiliari non agevolmente realizzabili. A tale ultimo riguardo, appare davvero singolare la quantificazione dei valori fino ai centesimi di euro (€ 21.836.953,78) mentre quelli di tutte le altre voci del piano sono arrotondati almeno alle migliaia (fonte: cronoprogramma). Cioè: “quale criterio è stato seguito”? E’ solo una domanda. Nulla di più.
La nostra Città deve ripianare un Disavanzo pro-capite straordinario, primo in Italia (fonte 24Ore), di cui i cittadini nulla sanno. Sarebbe davvero inaccettabile se ad essi fosse ora imposto di assicurarne l’assorbimento con un piano ‘lacrime e sangue’ costruito come esercitazione contabile ma in grado di schiacciare le loro vite per la sola colpa di aver avuto fiducia nei rappresentanti. E, chissà, anche con la finalità di evitare responsabilità.
E’ escluso che qualcuno possa sostenere questo. Però, per favore, confermateci che non è vero. Grazie.
Alfonso Malangone – Ali per la Città – 08/02/2023
P.S.: la ricostruzione è avvenuta sulla base di notizie disponibili in rete. Si fa salvo ogni errore e si ringrazia per eventuali correzioni.