L’Italia e le vie del denaro

 

da Angelo Giubileo

(avvocato – scrittore)

 

Avv. Angelo Giubileo (scrittore)

Gli antichi romani fautori di un governo imperiale – non certo i primi, dato che storicamente gli imperi più antichi fanno la loro comparsa in oriente – sostenevano che “pecunia non olet”. Mi sia consentita qui una libera traduzione della frase, che troverà una spiegazione nel prosieguo dell’articolo, e cioè il denaro non fa distinzioni.

Nel corso degli anni passati, mi è capitato spesso di citare una frase dell’economista liberale francese Frédéric Bastiat (1801-1850), divenuta famosa, e cioè “dove non passano le merci passeranno gli eserciti”. E non c’è dubbio alcuno sul fatto che la circolazione delle merci, abbandonato il metodo del baratto, avvenga mediante l’impiego del denaro e quindi l’uso della moneta, che diciamo “legale” perché sganciata da un bene di riserva (come invece operato in passato, emblematicamente, mediante le riserve di oro di cui ogni singolo Stato era in possesso). E quindi nessuna distinzione o riserva posta alla base della circolazione monetaria, eccetto – s’intende – la differenza di apprezzamento delle diverse monete: dollaro statunitense, yuan, euro, etc.

Il sistema generale del gold standard ha retto fino al 1971, e da allora quindi, in pratica un ciclo economico di 50 anni, è iniziata l’ultima fase della globalizzazione e quindi dello sviluppo del commercio internazionale, oggi divenuto tuttavia incerto. I segnali di questo arresto sono stati e sono oggi evidenti, primi tra tutti l’emergenza sanitaria mondiale del triennio trascorso e, per quanto riguarda noi occidentali ed europei più direttamente, lo scoppio della guerra in Ucraina. Ma segnali evidenti di questo nuovo stato di cose, che avanzava, si erano manifestati già prima e per quanto riguarda l’Ue con la crisi del debito pubblico dei PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna) nel 2007 – a seguito della crisi statunitense dei mutui subprime – e l’uscita della Gran Bretagna con il referendum del 2016.

Gran Bretagna che non è mai entrata a far parte del sistema dell’euro e che ha continuato ad adottare e usare per i propri scambi commerciali la propria sterlina. Esempio questo significativo di come sia la moneta e le monete a consentire lo sviluppo positivo o negativo del commercio internazionale. Così che possiamo anche banalmente ma significativamente concludere che, a detta di Bastiat, per seguire le vie del commercio o delle armi sarebbe oltremodo indicativo seguire le vie del denaro o, meglio, delle monete.

E così: a marzo dell’anno scorso, immediatamente dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, Arabia Saudita e Cina avanzarono l’ipotesi di non usare più il dollaro USA ma lo yuan nello scambio della vendita del petrolio; a ottobre dello stesso anno i BRICS (Brasile, Russia,India, Cina e Sudafrica) hanno annunciato la possibilità di creare una moneta o valuta di riserva comune; i numerosi scandali finanziari relativi all’organizzazione dei mondiali di calcio in Qatar non hanno impedito affatto la celebrazione dell’evento, così come la continua e crescente stipula di accordi commerciali da parte di finanziatori ed investitori arabi nel calcio innanzitutto inglese ed europeo.

Il denaro si sposta, il commercio si arresta ma poi avanza di nuovo e consente l’apertura di nuovi mercati, direi a dispetto di santi ed eroi; così che ora la nuova pista sembra condurci nei Balcani – divisi dall’ultima guerra durata per il decennio 1991/2001 – e, attraverso il Mediterraneo, nuovamente in Africa. In definitiva una nuova occasione e anche l’occasione affinché la nostra Nazione italiana riscopra il ruolo e la funzione che serve al destino di un intero popolo.

 

 

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