da Dr. Alberto Di Muria
Padula-Le preparazioni a base di tè verde (Camellia sinensis) sono una delle bevande più consumate al mondo, soprattutto dalle popolazioni dei paesi orientali. Storicamente a tale bevanda sono stati attribuiti numerosi effetti benefici per la salute e per questo motivo recentemente ne sono state studiate anche le potenziali attività biologiche.
In particolare alcuni studi hanno mostrato che il consumo di tè verde sarebbe associato a una riduzione del rischio relativo di sviluppare malattie cardiovascolari, malattie neurodegenerative e malattie neoplastiche. I potenziali benefici per la salute associati al consumo di tè verde sono stati in gran parte attribuiti alle proprietà antiossidanti dei polifenoli in esso contenuti, in particolare alle catechine, tra cui la più efficace sembra essere l’epigallocatechina-3-gallato (EGCG).
D’altro canto negli ultimi anni sono stati pubblicati alcuni casi di eventi avversi, principalmente a carico del fegato, associati al consumo di preparazioni a base di tè verde, assunto per estratto o infusione. In particolare, i prodotti commerciali contenenti dosi elevate di EGCG hanno mostrato un significativo potenziale epatotossico, che è stato messo in evidenza dai sistemi di farmaco e fitovigilanza nazionali e internazionali. Inoltre le catechine del tè verde potrebbero essere in grado di legarsi a determinati farmaci, influenzandone le proprietà farmacocinetiche e farmacodinamiche e potrebbero modulare l’attività di specifici enzimi metabolici. Sebbene questi effetti siano già stati dimostrati in studi in vitro e in modelli animali, nell’uomo sono stati osservati solo in un numero limitato di casi ai comuni dosaggi di consumo del tè. Però una recente pubblicazione ha rilevato potenziali effetti negativi del tè verde quando assunto contemporaneamente con altri farmaci. Lo studio è stato condotto per valutare i suoi effetti sul metabolismo dell’antipertensivo nadololo. Alcuni dei soggetti in esame hanno presentato una riduzione della concentrazione plasmatica del farmaco fino al 75%. Il meccanismo alla base è legato all’inibizione da parte delle epicatechine, contenute nel tè verde, di uno specifico trasportatore di membrana implicato nell’assorbimento intestinale dei farmaci. Da valutare è il fatto che tra i substrati di questo trasportatore di membrana vi sono numerosi altri betabloccanti, e anche statine, antibiotici, chemioterapici e steroidi.
Recentemente un interessante caso di epatite autoimmune associato all’assunzione di tè verde è stato segnalato al nostro sistema di farmacovigilanza e fitovigilanza. Sono eventi molto rari. Tuttavia tutto ciò sottolinea l’importanza di avere un servizio dedicato alla sorveglianza e allo studio delle reazioni avverse da prodotti di origine naturale.