Aldo Bianchini
SALERNO – La “Salernitana Calcio” è radicata del DNA dei tantissimi tifosi, forse molto di più che in altre piazze pur calde del Paese.
Il rapporto tra squadra di calcio e città, qui a Salerno, è strano ed anche unico, probabilmente in negativo perché, almeno da quarant’anni a questa parte si fonda su un assunto poco chiaro; e non per colpa della Salernitana ma degli imprenditori che si avvicinano al mondo del calcio.
A cominciare dl tanto amato Peppino Soglia la passione calcistica degli imprenditori è da ripassare completamente al setaccio per una serie di motivazioni che tutti conoscono e che tutti fanno finta di non conoscere.
Ovunque il calcio è difficile da gestire; ed in questo lascio la parola ad Aniello Salzano (già docente universitario, già sindaco di Salerno e sicuramente un grande tifoso della Salernitana) che i un ottimo articolo pubblicato su leCronache.it del 18 gennaio scorso h così stigmatizzato la situazione rivolgendosi, nel caso di specie, al presidente Iervolino ma con motivazioni che si sovrappongono benissimo alle difficoltà dell’intero Paese calcistico:
- Il Presidente Danilo Iervolino si sta accorgendo di quanto sia difficile governare una società di calcio, di quanto sia complicato far convivere in armonia un direttore sportivo con un allenatore, come sia facile scivolare dagli altari nella polvere, quanto sia semplice incappare in errori che possano farti pagare un conto salatissimo, rendendo inutili gli enormi sacrifici e gli esborsi cui ci si è sottoposti. E soprattutto quanto brevi siano le lune di miele !
Il prof. Salzano da ottimo politico navigato non affonda la lama del coltello nella carne viva del problema salernitano ma elenca perfettamente quali sono tutte le carenze, quasi ideologiche, del rapporto incestuoso tra squadra di calcio e città.
Rispetto ad altri loghi a Salerno c’è un disvalore aggiunto; da non esiste imprenditore che si avvicini al calcio per passione e con matura professionalità; a Salerno l’imprenditore sta al calcio come le grandi commesse stanno all’imprenditoria.
Mi spiego meglio; fino all’avvento della presidenza Iervolino non avevo ancor visto un imprenditore investire nel calcio a Salerno se non per ottenere importanti commesse per lavori pubblici con entrature politiche molto corpose; e questo sistema negli ultimi trent’anni ha visto sempre la politica al centro di questo rapporto nato male e spesso finito ancora peggio. La stessa Salernitana di Lotito e Mezzaroma nacque sulla storia del grande appalto pubblico per la costruzione del termovalorizzatore sul quale si era già innestata la bagarre tra Antonio Lombardi e un gruppo avellinese (era l’epoca dello scontro De Luca – Carfagna – Cirielli) con l’ingegnere Lombardi partito con un certo vantaggio in quanto, su pressione politica, aveva acquistato la Salernitana Calcio.
Poi tutto finì nel nulla ed all’ing. Lombardi rimasero soltanto ceneri e guai giudiziari che, come accade spesso, vennero subito eclatati dalla stampa locale già aperta l nuovo (Lotito-Mezzaroma) che arrivava con le valige piene di soldi.
Il termovalorizzatore non si è fatto e tutti sono rimasti con le pive nel sacco, tranne il Rainone Group che con grande e intelligente lungimiranza si è sempre tenuto lontano dal “fenomeno calcio” preferendo fare impresa come canoni comandano.
E per il malcapitato Antonio Lombardi l’iter giudiziario è stato lunghissimo e non è ancora terminato; ma come ho scritto anni fa era prevedibilissima l’innocenza dell’allora presidente che è arrivata, dopo dieci anni, soltanto qualche giorno fa nonostante all’epoca il tritacarne mediatico lo avesse quasi polverizzato. E come sempre ecco che la notizia della prima assoluzione inerente i presunti brogli per l’iscrizione al campionato (ora si aspetta anche la seconda che riguarda il processo per il fallimento della società calcistica) viene spesa dai giornali con poche righe in quarta o quinta pagina, al contrario dei titoli di prima pagina che tennero banco per mesi.
Il calcio si sa, e lo dice bene Salzano, è anche questo; difatti la mostruosa macchina calcistica non può reggersi sulla passione, occorrono soldi, tanti soldi; e gli imprenditori disposti a rischiara i loro capitali diventano sempre meno disponibili.