Metropolismo: riflessioni tra Paladini e Bonito Oliva

Da Nico Paladini

La cultura alle soglie del secondo millennio è determinata in maniera sempre più profonda dall’azione delle tecnologie mediatiche che a loro volta veicolano i macroscopici interessi del mercato finanziario globale.   Questo scontro egemonico  e selvaggio di ottusi poteri economici sta portando il pianeta verso un controllo e una uniformazione del modello sociale.  In un’epoca di instabilità politica, di incertezze e precarietà ambientale, gli accadimenti acquistano una valenza relativa, filtrati come sono dalle varie fonti dell’informazione.  Le guerre , le catastrofi naturali, le epidemie, tutti i mali usciti dal vaso di Pandora sono solo spettacolari occasioni del quotidiano show,  dalla prima guerra del Golfo all’undici settembre, si seguono le tragedie sullo schermo telematico, con la stessa partecipata indifferenza che un tempo si aveva verso i gladiatori che si uccidevano al Colosseo.   Nella fatalità caotica del mercato globale, la vita di ognuno è sottoposta a continue persuasioni, a bisogni indotti, il nostro mondo interiore è bersagliato continuamente da immagini in parte finalizzate, in parte gratuite che si insediano irrazionalmente nelle profondità dell’inconscio, apparentemente si esauriscono nell’attimo in cui vengono percepite, ma poi restano immagazzinate e pronte a riemergere per influenzare il comportamento, gli stati d’animo, il gusto, le idee, la morale, i valori e consolidare la generale “domanda di immagini”.       Questo flusso continuo di icone senza valori simbolici immediati si sedimenta nella nostra identità recidendo i legami con un passato recente e atavico, modifica la ripetizione del gesto intesa come proiezione dei rapporti culturali in atto da sempre, appiattisce aree sociali  tradizionalmente lontane.   Se intendiamo l’arte come espressione di persone che vivono una realtà collettiva e se l’opera d’arte è un contributo alla crescita della conoscenza e all’emancipazione del pensiero, gli artisti non possono non avvertire questo profondo cambiamento, questa nuova manovrabilità emotiva.  La pittura oggi non può ignorare le comunicazioni di massa, le strategie di marketing, e i linguaggi visivi usati per questa funzione. La pittura è linguaggio e parla attraverso le immagini e la loro forma, e come ogni linguaggio per comunicare ha bisogno di qualcosa da dire, da raccontare; la pittura fatta solo di introspezione, di esteticismi, di compiacimento, di performance o tecnicismo, ha sempre meno da condividere con il mondo esterno. La pittura per avere una sua ragione esistenziale  e conservare il suo ruolo storico nelle comunicazioni, necessita dell’anima, del contenuto, di specchiare magicamente la realtà e il fluire della storia, cercando di addomesticare nuove diversità formali di rappresentazione e costruzione, dialetticamente coerenti con le altre arti visive. Oggi a differenza del Futurismo, si deve fermare la velocità filmografica del televisore o del web, fare della superfice del quadro schermo, fermare il lampo mediatico per imprigionarlo sull’atemporale spazio della tela, e come quella del ragno avere tempo per recuperare la memoria collettiva di sè, per poter decifrare la relazione tra causa ed effetti, individuare il contenuto e dargli una forma. A questo anello di congiunzione tra l’immaginario collettivo e l’individuale, a questo tentativo di avvicinare il ruolo storico della pittura alla civiltà di massa, noi, che, per primi dal 1987 dipingiamo convergendo sulla poetica di questo progetto, abbiamo dato il nome, peraltro da me suggerito,.di Metropolismo. Dagli anni ottanta ad oggi, questa tendenza di ricerca ha attratto su un piano di identità e di contenuti pittori di diverse calligrafie, esperienze, nazionalità. Questo approccio attraverso fattori analoghi presenti nei lavori di ciascuno, ha portato poi a sviluppare l’idea che “la forma segue la funzione” (principio architettonico), ha prevalso nel metodo lavorando in modo che la funzione assegnata alla rappresentazione  interagisca con il suo contenuto,per questo è stato scelto tacitamente,  dai vari artisti che si sono avvicendati nel movimento, un formale conformismo figurativo, in modo da ottenere una lettura immediata e inequivocabile dell’opera e della sua evocazione allusoria,  provocazione a cui questa deve assolvere per far si che la funzione artistica diventi  “funzione sociale dell’arte”. Agli albori degli anni novanta scrissi che un finto benessere può essere rappresentato solo da una falsa armonia, quelle simbologie che hanno caratterizzato l’illusione consumista del secolo passato, status symbol, feticci commerciali e pubblicitari, diventati iconografia dei riti quotidiani, sono leggibili nelle opere esposte alla mostra “Metropolismo, l’altra storia”, presso le Scuderie di Palazzo Ruspoli, che sarà inaugurata venerdi 23 alle ore 18 da prof. Achille Bonito Oliva; nelle opere, che partendo dagli anni ottanta arrivano ai giorni d’oggi in una specie di road movie del nostro recente trascorso, emerge il vacillare dell’equilibrio del mestiere del pittore stretto nella connessione tra coscienza individuale ed esistenza sociale, un forte sentimento di distacco dal tradizionalismo è il costante filo conduttore di questo movimento che il prof. Bonito Oliva identifica come completamento della Transavanguardia. In questo senso e in una società in cui “la domanda di immagine” è sempre più rilevante, il Metropolismo rappresenta una vera e propria  avanguardia affrancata alle incognite che incombono sul nostro tempo.

 

Da Achille Bonito Oliva

“…..dopo quasi un secolo caratterizzato dal dissenso critico verso l’ambito costituito, questi Artisti hanno compreso che all’Arte non basta più opporre una banale immagine critica della realtà, quanto piuttosto debba confrontarsi con le modificazioni antropologiche inevitabilmente in atto, fiancheggiando l’apparato moderno della riproduzione iconografica….”

 

Achille Bonito Oliva

dal volume “Metropolismo, ostensble value

all’Arte non basta più lo spazio della stupefazione e della fantasia individuale contrapposta alla banale realtà.    Questa stessa, possiede attraverso la tecnologia la possibilità di riscattarsi e autorappresentarsi in termini fantasmagorici e fantascientifici.

Gli artisti del Metropolismo prendono atto di tutto questo e predispongono un sistema di resistenza morale mediante la produzione di un linguaggio pittorico che non lascia

fuori l’uomo, se pure consumatore.

Achille Bonito Oliva

dal volume “Metropolismo, ostensble value

“… in una società di massa   interrazziale e interclassista, non è possibile prevedere un ceto privilegiato di fruitori del prodotto problematico dell’Arte, ma un pubblico vasto e direttamente alfabetizzato dalla quantitativa immagine televisiva ……..”

Achille Bonito Oliva

dal volume “Metropolismo, ostensble value

 

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