di Annalisa O. Lupo (giornalista)
Oggi è il primo dicembre del 2022, io ho settant’anni o un po’ di più, lasciami questa vanità. Tu moristi nel 1967. Io ero una diciottenne che improvvisamente divenne orfana. Né è passato di tempo, mamma mia. Oggi sono una vecchia signora che rimpiange alla stessa maniera, come allora, la tua assenza. In questi anni ogni giorno ti ho pensata, ogni ostacolo è stato spesso superato perché ti avevo accanto. Molti non mi crederebbero se facessi questa osservazione e questo è un concetto di libertà che rispetto. Sono stati anni duri, un figlio da crescere e temere di non esserne capace, uno sposo andato per la sua strada … Ognuno ha il suo vissuto è certo, ma io ho il diritto di lamentarmi; la mancanza di una carezza, l’oppressione di essere sempre giudicata, quando appaio superba per difendermi, ti ricordi che ero così? O la mia permalosità dovuta ad una timidezza del non piacere agli altri Sono una donna del secolo scorso. Bene, finiranno questi giorni e spero presto. Sfogo di figlia con la propria madre; perché da come mi vesto, da come parlo, da come mi trucco, tutto ti debbo. Ti scrissi allora, che il mio amore per te era immarcescibile e tale è rimasto, il dolore è lo stesso, credimi. Come se oggi fosse quel 67 che mi stappò la vita. Che non mi diede la gioia di darti le gioie di altre ragazze che la mamma l’avevano ancora. Che ho fatto per te? Ho fatto del mio meglio per somigliarti, non fisicamente, poiché non lo sono, ma nei modi, nella stupenda educazione che mi hai dato e oggi non posso adirarmi con la vita perché le cose vanno così, gli anni insegnano! Ma tu devi sapere, te lo devi ricordare, che ora non soffri fisicamente, come soffristi fisicamente ed è una grande consolazione. Mi mancano le tue mani sul mio viso e le litigate che facevamo perché non volevo imparare a cucire, i commenti sui libri che leggevi e tutto, tutto…
Spero che non ci sia un altro anno in cui ti scriverò ancora e ci sarà un termine sai cosa voglio dire Mariella mia.
1° dic 2022
Avevo visto nella veloce fretta del guardare i social l’artistica foto di bellissima con orecchini gitani ricchi di pathos e mistero.
La rivedo pubblicata oggi mentre meditata lettura accresce e trasforma pathos e mistero in dolore.