Aldo Bianchini
SALERNO – La recentissima violenta e tranciante polemica tra il governatore della Campania “Vincenzo De Luca”, la vice prefetto “Simonetta Calcaterra”, il prefetto “Claudio Palomba”, il responsabile della protezione civile “Fabrizio Curcio”, e l’intero “governo nazionale” ha ulteriormente messo in evidenza, proprio perché accaduta in un momento di eccezionale emergenza, la solita tragedia nazionale: “nessuno ha la facoltà di decidere soprattutto se lo si vuole fare tenendo conto del merito”. Andatelo a spiegare a quegli scatenati, fortunatamente pochi, studenti della “Sapienza” di Roma” che quella parolina “merito” aggiunta alla definizione letterale del “Ministero dell’istruzione” non è assolutamente discriminante, piuttosto è l’avvio di un nuovo sistema culturale verso la competenza in un Paese che pur sopravvivendo di “competenze” mostra sempre ostilità verso chi decide di scegliere mirando alla competenza.
Purtroppo l’opera devastante compiuta dai sindacati negli anni 70 verso la “perequazione” (uno vale uno) ha stravolto il concetto del “merito come competenza”; capisco che a tanti può dare fastidio non essere scelti, ma fa parte della vita e del vivere in comune; in altri Paesi, con tutti gli errori che la scelta porta con se, il concetto del merito è un fatto acquisito da diverse generazioni.
Mi ha colpito, quindi, la dichiarazione del governatore De Luca quando a commento delle notissime polemiche ha detto: «In Italia abbiamo questo singolare privilegio, che le disgrazie diventano sempre doppie. Prima c’è la disgrazia delle valanghe di fango e di acqua, poi c’è la disgrazia della valanga di chiacchiere e di polemiche inutili che non servono a cambiare di una virgola la situazione. Chiacchiere al vento in un Paese che non ha né la forza politica, né il coraggio per fare le scelte che sarebbero necessarie. È tempo perso. Il governo ha stanziato 2 milioni di euro, la Regione Campania 4 milioni di euro per la prima emergenza» e via con il suo consueto tono duro, irritante e provocatorio.
De Luca può piacere o meno, può apparire folle o meno, ma è uno che cerca sempre di dire la sua e molto spesso centra in pieno il problema, soprattutto in tema di merito, competenze e fatti al posto delle parole infinite e senza senso. Difatti non c’è scritto d nessun parte che una vice prefetto o un prefetto, solo perché ricoprono quelle cariche, debbano essere esperti di tutto, dalle tragedie ambientali alla sicurezza sul lavoro (solo per citare alcuni profili che chiunque si accredita quasi per usucapione: “Io sono e quindi posso”.
Un Pese civile che vuole emergere dalle secche del chiacchierificio (definizione molto cara a De Luca) deve allontanarsi dalla incultura del “NI” per passare urgentemente alla cultura del “SI” o del “NO”; poi si potrà anche dire tutto ciò che si vuole, ma la scelta è necessaria e non procrastinabile.
Se ne è accorto anche il nuovo governo nazionale, quello della Meloni, che astutamente non è sceso sul terribile e difficile terreno delle polemiche ed ha accolto il pensiero deluchiano confermando la scelta di Giovanni Legnini (uomo dall’alto profilo professionale e vicinissimo a Matteo Renzi) quale commissario straordinario per l’emergenza.
Tanto che addirittura il neoministro Sebastiano Musumeci (detto Nello) ha proclamato: “C’è una struttura tecnica e logistica già avviata, ci è parsa la scelta più pertinente” e senza mai citare De Luca gli ha dato pienamente ragione nell’accettare un commissario che sicuramente non è di centro destra.
Questa è politica attiva e fattiva, non gli inutili starnazzamenti di Letta, Conte e compagni.