Aldo Bianchini
SALERNO – La follia ha preso tutti; ognuno dice la sua credendo di dire la verità; i politici fanno politica con aggressione e/o resistenza; ma quando le cose diventano serie ecco che la Francia rafforza la chiusura dei confini (la vergogna di Ventimiglia continua) anche a tutela di buona parte delle altre Nazioni europee.
Nessuno dice, però, la verità vera; è ovvio che neppure io sono il custode della verità ma avanzo una delle ipotesi più credibili: “in questa vicenda c’è sicuramente uno sconfitto che risponde al nome di Emmanuel Macron”.
E’ stato il primo premier europeo ad incontrarsi con Giorgia Meloni, ed è stato l’unico leader europeo ad aprire, quasi a 360°, per l’accoglienza dei migranti anche in Francia ponendosi come il personaggio capace di capire la Meloni e capace di convincere l’Europa all’accoglienza.
Così non è stato, e quando questa apertura è diventata realtà e la Ocean Viking ha iniziato a fare rotta verso la costa francese è accaduto tutto e il contrario di tutto.
Temendo, i francesi, che la cosa possa ripetersi nell’immediato futuro ecco che scoppia una resistenza nazionale che costringe Macron a fare una rapide marcia ed a sparare quasi a zero (ma senza tanta convinzione perché qualche promessa l’avrà pure fatta alla Meloni) per difendersi dalla inaspettata fronda interna che lo ha sconfessato clamorosamente.
Fare “U bellill” in politica non esiste, non funziona così; bisogna essere seri e coscienziosi; gli atti di galanteria spicciola non esistono; probabilmente la bella, seppur anziana, moglie Brigitte Marie-Claude Trogneux non gli ha insegnato ancora niente.
Tanto è vero che la sinistra italiana, pur aggredendo la Meloni, nell’esercizio legittimo del suo ruolo di opposizione, non ha risparmiato di attaccare a fondo il “bel Macron” che dopo lanciato la bomba ora spocchiosamente tace dopo aver semplicemente detto “da Meloni gravi errori”; un’affermazione troppo generica per essere presa sul serio. E quali sarebbero questi gravi errori se non quello di aver, forse, creduto nell’offerta del presidente francese ?
Della Meloni si può dire di tutto, e si deve dire di tutto, ma sostenere che ha commesso gravi errori nei confronti della Francia mi sembra davvero esagerato e dannoso per tutte le altre Nazioni europee se ne devono fare una ragione: l’Italia non è il porto unico dell’intera Europa. E, per onestà intellettuale, nelle ultime ore la grande stampa francese si è schierata contro il primo cittadino oltralpe.
Ovviamente anche noi italiani abbiamo le nostre colpe, ma anche in questo caso nessuno dice la verità.
In Italia esistono decine e decine di associazioni e gruppi di potere (tutti di sinistra) che fanno affari d’oro con i migranti sfruttando tutti i finanziamenti dell’UE che arrivano a piene mani proprio perché loro non vogliono i migranti e pagano fior di quattrini per tenere lontano il grosso problema.
E il famigerato “mondo di mezzo” nostrano fa affari d’oro sulla povera gente senza patria e senza identità.
La triste vicenda che ha vista coinvolta la nave Ocean Viking con il suo carico (pardon) promiscuo di persone, debilitate per gli stenti di una lunga permanenza a bordo in condizioni disumane, oltre a creare una crisi fra Italia e Francia cresciuta al di là dei normali rapporti diplomatici fra Stati sovrani, fa venire anche altri dubbi e pone qualche interrogativo.
Mi riferisco in particolare a come le navi incaricate dalle ONG di raccogliere i migranti per trasferirli in “porti sicuri” svolgono io loro compito.
Diverse autorevoli testimonianze riferiscono che, nei periodi di maggiore intensità dei flussi migratori, da 10 a 15 navi battenti bandiere di paesi stranieri, su incarico di varie Organzzazioni umanitarie, stazionano nelle acque internazionali prospicienti le coste nord africane.
Il grave fenomeno della migrazione massiccia via mare continua a generare tanti comportamenti temerari da parte perfino di interi nuclei familiari provenienti dalle regioni interne dell’Africa. Numerosi infatti sono i barchini e i gommoni stracarichi di persone che affrontalo lunghe traversate, andando incontro a naufragi: è più che logico che navi in transito o anche qualcuna delle navi ONG, per salvare vite umane, imbarchino tutti i naufraghi anche se la disponibilità degli spazi a bordo non assicura condizioni accettabili e decenti, tenuto anche conto che fra i naufraghi si trovano spesso donne, bambini, adulti in precarie condizioni di salute.
Diverso è il caso dei trasbordi effettuati dalle navi stazionanti in attesa di operazioni di “rescue and salvage”.
Sembra assodato che nella generalità dei casi esse “ritirano” i migranti che in vario modo vengono a loro consegnati in acque internazionali da cinici trafficanti di uomini. Si tratta di una attività indubbiamente di natura umanitaria, ma, trattandosi operazioni sistematiche e non sporadiche o occasionali, non si può accettare la mancata osservanza delle normative prescritte dai Registri Navali di certificazione relative al trasporto per mare delle persone e ai relativi requisiti delle sistemazioni di abitabilità. Certamente, tranne che per imprevisti casi emergenziali, non è contemplato il trasporto promiscuo di persone ammassate sui ponti esterni o di coperta, nè l’assenza di idonei presidi sanitari. Se quindi si è assunta una funzione di quasi taxi del mare per fronteggiare esigenze di notevoli entità nel trasporto delle persone, occorre anche rispettare le normative che ugualmente sono ispirate alla salvaguardia della dignità di quanti salgono e navigano, sia come equipaggi che come soggetti imbarcati.
Allora, omtrezzino natanti opportunamente strutturati per tali esigenze, oppure, se si prospetta un imbarco numeroso, si intervenga con più navi in modo che le condizioni a bordo, ancorchè precarie, non siano compromesse da inadeguatezza di spazi, sovraffollamenti, diffusione di contagi.
Forse certi affari denunciati in queste triste vicende acquisterebbero un colore meno luccicante.