SALERNO – Anna Ferrazzano, contrariamente all’impulsivo e prorompente Antonio Cammarota, rimane al suo posto, in silenzio, senza scalpitare più di tanto nell’osservanza del rigido protocollo di un patto assolutamente non scritto. E paga fino in fondo il “senso di appartenenza” che l’ha contraddistinta fin dall’ingresso nella politica che conta. Professionista eccellente, figlia d’arte, ha sacrificato anche parte della sua attività professionale, spero non familiare, sull’altare di quell’idea di “servizio” che l’ha portata fin sullo scranno della vice-presidenza dell’Ente Provincia, prima donna in assoluto ad aver rivestito simile incarico. La politica come spirito di servizio, appunto, e non come interesse personale. Ha staccato la spina della sua grande amicizia con l’ex ministra Carfagna, lo ha fatto in maniera quasi clamorosa sull’altare di quel senso di appartenenza e di quello spirito di servizio. Mai una piega, mai un atteggiamento arrogante, sempre disponibile all’ascolto. Ha caratterizzato in maniera incisiva, grazie anche alla sua professionalità, il ruolo che un assessore provinciale deve svolgere al tavolo di concertazione del mondo del lavoro divenendo, in breve, il punto di riferimento ministeriale sul nostro territorio. Ha accettato e si è sacrificata, ben conoscendo le enormi difficoltà, di scontrarsi con l’uomo forte della politica nostrana nelle amministrative salernitane. Lo ha fatto in maniera seria e convincente, ha contrattaccato quando era il caso, ha stretto le mani di migliaia e migliaia di salernitani, non l’hanno capita ed ha perso, anche rovinosamente. E’ stata probabilmente tradita da molti dei suoi stessi compagni di cordata. Una sera la incontrai nel ranch di Salvatore Memoli, mi apparve convinta del suo ruolo e ben attrezzata sul piano della conoscenza della Città e della sua gente. Il responso delle urne, però, non le ha dato ragione e da lì è iniziato il suo lento ma inesorabile declino. Dopo l’aspra battaglia contro Vincenzo De Luca, a mio confutabile avviso, non è stata adeguatamente supportata ed aiutata a superare la tempesta interna del Popolo della Libertà. E’ vero che il grande capo non l’ha abbandonata ma, se vogliamo, non l’ha neppure aiutata e difesa dalle pressioni interne che ne chiedevano subito la testa. E’ rimasta al suo posto, impassibile, con lo sguardo ieratico, ed è andata avanti prendendo sul serio il ruolo di “capo dell’opposizione” nel Consiglio Comunale di Salerno. Niente al confronto del potere che, comunque, aveva gestito a Palazzo Sant’Agostino. I suoi avversari e detrattori interni, nel frattempo, hanno scavalcato tutto e tutti e di corsa si sono lanciati alla conquista di tutto quello che è possibile prima della grande fuga sotto l’incalzante ondata di sinistra o prima della improbabile soppressione delle province. Letteralmente scomparsa dalla scena del primo congresso provinciale del PdL, salvata in extremis e soltanto grazie al listino bloccato e, forse, sul ritorno di coscienza di qualcuno che poteva sostenerla di più e non lo ha fatto. Ha risposto in maniera eccellente, senza fare una piega e senza un minimo atteggiamento somatico che lasciasse trasparire contrarietà, quando è stata “politicamente destituita” dal suo incarico di vice-presidente. Ed ha scelto, infine, la linea del silenzio quando si è scoperto che non si trattava di un cambio ma di una vera e propria destituzione. Una vera donna di partito, non c’è che dire, pronta per un cammino migliore, sempre che qualcuno nel partito se ne accorga.
direttore: Aldo Bianchini
Resto ancora oggi convinto che nel corso della campagna elettorale delle ultime Amministrative al Comune di Salerno Anna Ferrazzano si sia fatta conoscere e apprezzare per le sue doti e la sua tempra manageriale.Personalmente ho potuto conoscerla ed apprezzarla ancor di più di come la conoscevo prima di questa avventura politica perchè Anna mi ha dato prova di una capacità al femminile di grande autonomia e di sicura abilità nel ruolo che avrebbe ricoperto benissimo:Sindaco di Salerno. Oggi sono convinto che Anna Ferrazzano sarebbe stata un Sindaco con la S maiuscola,un Sindaco che avrebbe guardato alla città intera e che avrebbe apportato modernità,idee progettuali e freschezza anagrafica oltre ad una sua innata grazia ed educazione che avrebbe consentito di presentare un diverso e più umano biglietto da visita di Salerno.Resta l’amarezza che a credere in questa cosa siamo rimasti in pochi e sono in grado di fare i conti a tutti:quelli del voto disgiunto e quelli che facevano le riunioni segrete per non inimicarsi l’avversario De Luca.Anche il PDL non ha capito come si doveva fare la campagna elettorale a Salerno.