da Alfonso Malangone
(Ali per la Cità)
SALERNO – Il progetto di riequilibrio del Bilancio Comunale resta un argomento proibito al punto che, come riportato dalla stampa, un Consigliere Comunale ha presentato una richiesta di accesso agli atti per poter conoscere il contenuto della lettera di informazioni, e/o contestazioni, inviata dal Ministero dell’Economia (fonte: l’Ora). Ma, il ‘Palazzo’ non doveva essere di vetro? Così, ai cittadini non resta che attendere la sentenza, ben sapendo che saranno ‘condannati’ e chiamati a pagare, come già stanno facendo. Questo, potrebbe pure essere il prezzo della ‘colpevole’ indifferenza che ha accompagnato la gestione finanziaria dell’Ente negli ultimi anni e che ora rende tutti ‘corresponsabili’ del suo esito infelice. Intanto, le poche notizie disponibili stanno dimostrando la complessità di una condizione che solo il tempo e molti sacrifici potranno sanare. Comunque, in attesa di novità, o di soffiate, almeno per quest’anno poco potrà essere fatto per il riequilibrio perché appare chiaro, anche ad un apprendista, che i valori contabili indicati nel Bilancio di Previsione, deliberato in Consiglio il 24/07, pure auspicabili, sono poco probabili o, addirittura, impossibili. Cioè, miracoli. In primo luogo, perché gli incrementi delle voci di entrata sono divenuti effettivi a partire dal mese di Settembre, dopo oltre un semestre da inizio anno, quando era già stata impegnata una buona fetta delle spese, in parte obbligate, e, poi, perché l’ormai dilagante crisi economica sta costringendo cittadini e imprenditori a ‘mettere in fila’ le bollette assegnando la precedenza, ovviamente, a quelle relative alle esigenze primarie rispetto agli avvisi di pagamento Comunali. Un comportamento, peraltro, già ampiamente diffuso visto che, in Città, le tariffe e le multe sembra siano state pagate ‘a piacimento’. Nel Bilancio 2021, infatti, ci sono € 55milioni di multe non incassate, € 110milioni di spazzatura, 34milioni di IMU e tanto altro ancora, per un totale di € 297milioni di Residui Attivi sulle entrate ‘proprie’, cioè da imposizione locale, salvo ogni errore (fonte: Bilancio). Importi di cui nessuno sembra aver chiesto conto a qualcuno e che, per questo, sono responsabili, ma non i soli, degli squilibri finanziari dell’Ente. Se fossero incassati, potremmo andare a giocare a golf. C’è da sperare che una parte consistente sia ‘viva’, non una semplice espressione contabile. Ma, agli asini che volano, non crede più nessuno. Sempre facendo salvo ogni errore.
Così, è verosimile, benché non augurabile, che nell’anno in corso possano essere presenti ‘vuoti’ di cassa, slittamenti di molte spese correnti e un maggior ricorso alle anticipazioni dell’Istituto Tesoriere da estinguere entro fine anno, come per legge (fonte: TUEL). Il mancato rimborso, però, non sarebbe una sorpresa, visto che negli ultimi anni non è mai stato effettuato (fonte: Bilanci).
Sarà la prossima manovra di variazione al Bilancio a dimostrare l’attendibilità di questa ricostruzione. E, purtroppo, se fosse confermata la presenza di ulteriori criticità, si offrirebbe al MEF un motivo in più per chiedere rigore cioè, nei fatti, maggiori imposizioni, una stretta ai cordoni della ‘borsa della spesa’ e una riduzione dei servizi. Sono problemi gravi, anche se, a ben pensare, non i più gravi.
Il decreto Aiuti, invocato dall’Ente, oltre a imporre l’incremento delle entrate ‘proprie’, la riduzione delle spese e l’adozione di provvedimenti per il recupero dei crediti, cioè dei 297milioni già visti, chiede anche la razionalizzazione delle partecipate, ai sensi del Dlgs. 175/2016, di cui si è parlato in precedenti commenti, lo snellimento della struttura operativa, agendo sul personale e sull’organizzazione degli Uffici, la riduzione delle spese per i dipendenti, per i fitti passivi e per quant’altro necessario. Purtroppo, fin qui, si è discusso dei ‘numeri’ e non di tutte queste altre disposizioni, benché non siano meno importanti in relazione alle presumibili conseguenze sui livelli occupazionali. In verità, sembra che tutta la materia del riequilibrio sia oggetto di insufficiente riflessione, per quanto noto ad oggi.
I piani di risanamento finanziario di un Ente sono generalmente ritenuti tanto più validi quanto maggiori sono le restrizioni imposte ai movimenti dei costi e dei ricavi. Ma, essere validi, non significa essere efficaci. E. infatti, non lo sono quando in essi prevalgono scelte di grande austerità in grado di sviluppare una azione ‘frenante’, se non ‘asfissiante’, sull’economia della Comunità con la sottrazione, da una parte, delle risorse ai cittadini e, dall’altra, con la riduzione di servizi essenziali che essi non saranno più in grado di procurarsi da soli. Sono gli effetti perversi delle cosiddette politiche restrittive. Bene, se il decreto Aiuti fosse applicato per come scritto, potrebbe portare allo stesso risultato. Cioè, più che risanare, distruggere definitivamente ogni possibilità di recupero. Peraltro, la decrescita demografica della Città, che ha perso in sette mesi 671 residenti, da 128.105 del 01/01 a 127.434 del 31/07, e ben 8.169 dal 2015, accresce la quota di debito imputabile a chi resta agendo anche da spinta al trasferimento verso località con prelievi più equi e sostenibili. Pagheranno gli anziani con le pensioni?
Per essere davvero efficaci, i piani non possono limitarsi alla finanza o all’organizzazione degli Uffici dell’Ente, ma debbono riprogettare la combinazione dei fattori produttivi per imprimere un effetto propulsivo all’economia e accrescere le quote di reddito. In sostanza, i ‘prelievi di reddito’ debbono essere più che compensati da ‘aumenti di reddito’ e da una più ampia platea di contribuenti, così di risanare la finanza pubblica senza strozzare la Comunità privata. Una gestione innovativa può far crescere lavoro e fonti di guadagno, migliorando le condizioni di tutti. E, questo, nonostante il rigore del riequilibrio.
Dei ‘numeri si parla, ma nulla si sente dire. Di questo, sembra manchi anche il pensiero, salvo errore. Eppure, decentrare l’amministrazione, riorganizzare le attività istituzionali applicando l’Economia Circolare e la Digitalizzazione, utilizzare le partecipate per dare spazio a nuovi servizi in campo culturale, artistico, sportivo, ambientale, come anche consentito dal Dlgs. 175/2016, sono solo alcune delle cose che si potrebbero fare subito per contrastare gli effetti depressivi del decreto Aiuti, la medicina che ci dovrebbe guarire. Ma, si sa, ogni farmaco ha effetti collaterali. Non per niente, in greco antico, farmaco significa ‘veleno’. E, in quel decreto, sembra ce ne sia a sufficienza. Per favore, non intossicate la Città. Detto con salvezza della buona fede di tutti.
Alfonso Malangone – Ali per la Città – 15/10/2022