da Dr. Alberto Di Muria
Padula-La compatibilità tra farmaci rappresenta un tema molto vasto e in continua espansione: le conoscenze dei meccanismi che accompagnano le interazioni e i farmaci sempre nuovi immessi sul mercato fanno sì che queste conoscenze siano e saranno sempre parziali. L’interazione tra farmaci può determinare l’aumento o la diminuzione degli effetti di uno o di entrambi. Tali interazioni possono essere sia un fenomeno ricercato deliberatamente, per aumentare gli effetti terapeutici o ridurre la tossicità, oppure involontarie, provocando effetti farmacologici indesiderati o l’insuccesso della terapia.
I farmaci possono interagire tra loro attraverso quattro diversi meccanismi. L’interazione chimico-fisica si verifica quando un farmaco viene mescolato a un altro oppure ad una soluzione in una siringa, in un deflussore o in una flebo e ha come conseguenze l’alterazione della potenza del farmaco e il rischio che si formino torbidezza, cristalli, bolle di gas o precipitati più o meno visibili a livello macroscopico. Ad esempio, furosemide e ondasetron non sono compatibili in quanto creano torbidezza, così come furosemide e dobutamina. Le complicanze che si possono presentare in seguito alla formazione di questi composti possono essere più o meno gravi: si va dall’occlusione del catetere all’embolia polmonare.
Nelle interazioni farmacocinetiche, il farmaco generalmente altera l’assorbimento, la distribuzione, il legame alle proteine, il metabolismo o l’escrezione di un altro farmaco. Così, si modificano la quantità e la persistenza del farmaco dove è espresso il recettore. Le interazioni farmacocinetiche alterano l’entità e la durata e non il tipo d’effetto. Queste sono spesso previste sulla base della conoscenza dei singoli farmaci o sono individuate grazie al monitoraggio delle concentrazioni plasmatiche dei farmaci o dei segni clinici.
Nelle interazioni farmacodinamiche, invece, un farmaco può alterare l’effetto di un altro farmaco. Tali interazioni possono essere di due tipi in base al fatto che i farmaci interagenti agiscano o meno sullo stesso sito. Ad esempio, morfina e diazepam sono entrambi depressori del sistema nervoso centrale, ma non condividono lo stesso meccanismo d’azione. Quando somministrati assieme, però, la capacità di ciascuno di deprimere la funzione del SNC rinforza gli effetti depressori dell’altro con una conseguente profonda depressione del SNC.
Infine, la tossicità combinata: se due farmaci sono entrambi tossici per lo stesso organo, quando somministrati assieme causeranno un danno maggiore rispetto alla somministrazione non combinata.
Per questo è importante informare il proprio medico di tutti i farmaci attualmente assunti, compresi quelli prescritti da altri medici e tutti i farmaci da banco, prodotti a base di piante e integratori nutrizionali, e riferirgli ogni risposta clinica inattesa perché possa valutare se è dovuta ad una interazione farmacologica.