“Operazione San Matteo”: quando le “fornellesse” rubarono San Matteo

da Vincenzo Mele
Come è ben noto il rapporto tra i salernitani e San Matteo, santo patrono della città, è alla pari di quello tra San Gennaro e i napoletani, tra Santa Rosalia e i palermitani o, ancora, San Ciriaco e gli anconetani.
Sulla storia del santo per eccellenza c’è un fatto poco noto ai cittadini e che risale al 21 Settembre 1872: in città, nel pieno degli anni dell’Unità d’Italia, l’allora sindaco Matteo Luciani vietò la festa poiché l’ala repubblicana volle proibire le processioni fuori dalle chiese. Stando alle parole dello scrittore e storico salernitano Adolfo Gravagnuolo, tale iniziativa non piacque alla maggior parte dei salernitani e portò le donne del rione Fornelle, note come “fornellesse”, all’operazione più incredibile della storia della città. Una sera presero da un cassetto della sacrestia le chiavi del Duomo, fecero poi aprire una falegnameria, prepararono in nottata una portantina e i figli delle fornellesse aprirono le porte della chiesa interna del Duomo alle cinque del mattino, sapendo dove era stata collocata la statua di San Matteo e la presero. In pochissimi cominciarono, a prima mattina, una processione abusiva in città, con le fornellesse in prima fila, per poi arrivare al resto della città che decise di aggregarsi alla processione. L’azione delle donne di uno dei rioni più antichi ed importanti della città di Salerno, dal carattere forte e ribelle, trascinò il popolo salernitano a ripristinare la processione di San Matteo e da quel momento la processione non venne mai più sospesa, fino al biennio 2020-2021, quando il mondo venne colpito dalla pandemia di Covid-19.
Nel 2020 la band salernitana Banda Maje ha pubblicato l’LP «Ufo Bar», la cui prima traccia è «Fornellesse», dedicata a quelle donne che rubarono la statua di San Matteo in barba alle ordinanze dell’allora Sindaco Luciani e che con quella frase presente nella canzone “vien appriess’ a me”, sintetizzò l’operazione per riportare San Matteo ai salernitani.

 

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