Abuso della riscossione del balzello sugli elenchi telefonici che non vengono consegnati agli abbonati. Una fregatura sulla pelle del consumatore.

 

da Pietro Cusati (giornalista – giurista)

Dr. Pietro Cusati

Elenchi che  vengono pagati dagli italiani  nonostante il legislatore nel 2012, con un decreto legislativo, abbia escluso l’invio dell’elenco del telefono dagli obblighi di fornitura da garantire alla collettività e  viene fatto pagare all’insaputa degli utenti. Gli ultimi avvistamenti risalgono a diversi anni orsono, sennonché gli addebiti per la loro fornitura agli utenti continuano a pervenire alla clientela di TIM e Wind Tre che, anno per anno, persistono nella esazione, rispettivamente di € 3,90 ed € 2,54, con la causale “consegna elenchi telefonici”. Nel caso di TIM, titolare di circa 10 milioni di contratti di utenze, la cosa si risolve in un introito di notevole entità .E’ infondata la difesa del balzello da parte dei gestori  l’utente ha, comunque, la facoltà di rinunciare al servizio di consegna degli elenchi telefonici rivolgendosi al servizio clienti. Detta rinuncia costituisce  però un onere improprio indebitamente attribuito alla clientela. Se la consegna non viene più eseguita si estingue il rapporto sinallagmatico e si dissolve l’obbligo del pagamento del servizio, senza bisogno di rinuncia espressa da parte dell’utenza; una volta sospeso il servizio il gestore non ha più titolo per esigere il corrispettivo e sull’utente non grava alcun onere di espressa rinuncia. Inoltre l’Autorità garante della Privacy ha ritenuto che comparire sugli elenchi telefonici e soprattutto riceverli a casa non è più un obbligo, ma un servizio opzionale, quindi revocabile in qualsiasi momento. Ogni anno agli utenti Tim addebita  il costo dell’elenco sotto la voce “corrispettivo annuo consegna elenchi telefonici” al costo di 3,90 Iva al 22% inclusa. In pratica molti utenti purtroppo non si accorgono del pagamento dell’elenco telefonico in bolletta,   perché hanno l’addebito sul conto corrente. Anche su questo ci sarebbe da fare i conti poiché la spedizione a casa della bolletta costa tre euro al mese, chiaramente una cifra spropositata pensando che il costo reale di spedizioni e stampa non va oltre 1 euro, ennesimo guadagno indebito per le aziende telefoniche.È stato calcolato che ogni anno le aziende telefoniche addebitano questo servizio ad oltre 20 milioni di italiani, e quindi riescono a ottenere, da questa furbizia, un guadagno di circa 60 milioni di euro.

 

 

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