da Pietro Cusati
Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge 21 giugno 2022, n. 78,avente ad oggetto : “Delega al Governo in materia di contratti pubblici”, auguriamoci un presto cambiamento delle regole che sono contenute nel Codice Appalti (D.lgs 50/2016), dal 2004 sono stati adottati due codici e questo sarà il terzo, perché l’Europa possa erogare le risorse del PNRR. Infatti è iniziato l’iter di definizione della nuova disciplina che dovrà essere chiusa e diventare operativa entro il 30 giugno 2023.Il Governo ha affidato al Consiglio di Stato il compito di redigere uno o più testi da avviare successivamente all’esame del Parlamento prima dell’adozione finale. E’ stata istituita una Fine modulo
Commissione speciale a Palazzo Spada che include anche personalità esterne alla magistratura amministrativa, si articola in sei sottocommissioni e dovrebbe concludere i propri lavori entro il 20 ottobre 2022. Occorre ,pertanto ,adeguare la disciplina dei contratti pubblici ai princìpi espressi dalla giurisprudenza della Corte costituzionale e delle giurisdizioni superiori, interne e sovranazionali, riordinando e semplificando i relativi contenuti al fine di evitare l’avvio di procedure di infrazione da parte della Commissione europea e di giungere alla risoluzione delle procedure avviate, anche in considerazione dei due decreti semplificazioni n.76 del 2020 e 77 del 2021. Occorre perseguire obiettivi di stretta aderenza alle direttive europee, mediante l’introduzione o il mantenimento di livelli di regolazione corrispondenti a quelli minimi richiesti dalle direttive europee. Le norme attuative dovranno individuare “le ipotesi in cui le stazioni appaltanti possono ricorrere ad automatismi nella valutazione delle offerte e tipizzare i casi in cui le stazioni appaltanti possono ricorrere, ai fini dell’aggiudicazione, al solo criterio del prezzo o del costo”. Urge ,quindi un restyling dell’attuale codice degli appalti, il più ampio ed efficace possibile, sia che si opti per un testo radicalmente nuovo, l’obiettivo è l’adeguamento della disciplina nazionale dei contratti pubblici a quella di fonte comunitaria, che favorisce gli investimenti in luogo di renderli più difficili come oggi, per affermazione comune, in Italia avviene. L’integrazione europea può essere considerata una opportunità per rinnovare il Paese, occorre compiere definitivamente quel passo che da tempo ci viene richiesto e sollecitato, la cui necessità risulta ribadita dalle censure della Corte di Giustizia su alcune regole fissate in tema di raggruppamenti di imprese e di esclusione dalla gare in caso di avvalimento nel senso di scrivere la nuova disciplina, anche in chiave Pnrr, con un approccio sostanzialistico, efficace nelle sue ricadute, abbandonando l’inefficiente formalismo che spesso caratterizza la nostra maniera di legiferare, soprattutto nel campo degli appalti .