di Angelo Giubileo (avvocato – scrittore)
Quasi nessuno, eccetto forse il solo Paolo Mieli a Tagada’, ha finora evidenziato il rischio ulteriore che Erdogan, mediatore per l’Occidente nella guerra russo-ucraina, di fatto “si è spostato dalla parte di Putin”. Eppure i più recenti avvenimenti sono chiari e non occorre neanche interpretarli, a partire dai moniti rivolti in questi giorni all’Unione Europea e in particolare alla Grecia, roccaforte europea nel Mediterraneo. Nazione questa, diventata ancor più debole dopo la crisi del debito pubblico del 2007, il conseguente mancato e pronto sostegno dell’UE e quindi l’intervento compromissorio del FMI. Il Presidente turco Erdogan, a guida del maggiore e secondo esercito operante nell’ambito del patto-Nato, avrebbe dichiarato, rivolgendosi alla Grecia (fonte: il Giornale, 8 settembre 2022, pag. 11): “Potremmo arrivare nella notte all’improvviso”. Questo avvenimento s’inserisce nell’ambito del discorso geopolitico che attualmente interessa l’intero Mediterraneo, dalla Siria alla Libia, laddove si scontrano sul territorio le truppe rispettivamente filo-russe e filo-turche.
In questa situazione estremamente caotica che vive l’intero Occidente – a seguito di un parziale abbandono o progressivo ritiro degli USA da importanti scenari internazionali – il Pontefice di Roma, José Bergoglio, quasi da solo, richiama l’attenzione di tutti i players mondiali sull’obbligo ma soprattutto la necessità di arrivare presto a un’intesa di pace. E allora, se le cose stanno davvero in questi termini, occorre capire che le sanzioni economiche dell’UE vanno prontamente e seriamente ridiscusse; il che non significa “cedere ai ricatti”, come dice la Von Der Leyen, ma semplicemente prendere atto dei nuovi rapporti di forza, mutati, e attualmente presenti sullo scacchiere internazionale e di conseguenza agire per la stipula immediata di un nuovo accordo complessivo di pace. Prima che sia maggiormente e, in fine, troppo tardi.