Aldo Bianchini
SALERNO – Lo dico con tutta la buona fede possibile ed anche se già so, essendo il signor nessuno, che non sarò ascoltato neppure questa volta.
“Gli esclusi di Forza Italia in rivolta”, sembra essere questo il leit motiv che un pò tutti gli addetti al mondo dell’informazione riportano, non a commento, ma più semplicemente come dichiarazioni degli interessati. Perché non si sa mai, sparare a zero contro la ministra in carica e improbabile nuova ministra per la terza volta è sempre rischioso.
Questo non mi sorprende, fa parte dello squallido gioco di potere tra politica e informazione; quello che mi indigna è, invece, il comportamento da suicidio collettivo che per anni il gregge di Forza Italia ha tenuto nei confronti della ministra Mara Carfagna, illustre sconosciuta alla maggior parte dei salernitani, che è sempre apparsa soltanto “unta dal Signore di Arcore” e che per ben due volte “per grazia ricevuta” ha ricoperto il ruolo di ministro, sempre con Forza Italia e sempre con il centro destra.
Da sempre ho sostenuto che i rappresentanti locali di Forza Italia dovessero sottrarsi all’egemonia della Carfagna che non era il suo partito e che per quel partito, almeno in sede locale, non aveva mai fatto niente di concreto, eccezion fatta per la battaglia contro Cirielli per spaccare quell’unione che la destra sembrava aver raggiunto ai tempi del PdL, fino a contrastare lo stesso Stefano Caldoro nonché tanti altri esponenti di spicco del primo ventennio berlusconiano.
Dopo di Lei soltanto macerie nelle quali si stanno già scannando tutti quelli rimasti schierati, che soltanto il compianto Enzo Fasano riusciva a tenere ben imbrigliati al cospetto della sua possente macchina da voti che verrà, da oggi, a mancare causando un precipitato clamoroso ed inarrestabile.
Ovviamente anche la stessa Carfagna rischia moltissimo, almeno in provincia di Salerno dove per la prima volta in vita sua dovrà essere votata, sennò addio sogni di gloria. Impensabile (lo dico per l’ennesima volta) che un soggetto politico per due volte ministro grazie all’unzione del signore forzista possa non solo cambiare casacca ma andarsi a sedere ad un tavolo che comunque si rifà al Partito Democratico che Lei stessa ha sempre combattuto
La deriva delle ultime frange berlusconiane è già iniziata e, come la chiena di Campagna, sommergerà per sempre tutti i sogni di gloria; la mancata ricandidatura dell’on. Marzia Ferrajoli, che aveva stravinto ad Agropoli nel 2018, grida vendetta in senso assoluto se consideriamo la grande esperienza in materia di diritto e di fatti giudiziari dell’interessata; elementi, questi, che al Berlusconi prima maniera avrebbero fatto fischiare le orecchie.
Lo strazio di Forza Italia non si è fermato alla Ferrajoli ed altri tre parlamentari uscenti ed epurati (De Siano, Sarro e Pentangelo) anche perché in sede locale non ha trovato la forza di candidare almeno uno dei tanti aspiranti; il caso più eclatante è quello di Roberto Celano che si è dovuto arrendere alla bagarre interna che ha limiti di ingordigia famelica per la conquista di piccoli pezzi di potere.
Mentre, ed è la cosa più grave, il partito non solo non risponde alle accuse degli esclusi, ma non fornisce neppure una misera risposta credibile a tutti gli aspiranti che da decenni hanno, comunque, dato qualcosa al partito.