Intervista a Renato Di Gregorio sulle Fiere sul Turismo

 

dal prof. Nicola Femminella (giornalista – scrittore)

Da circa due anni collaboro con il prof. Renato Di Gregorio nel portare avanti un progetto europeo, volto a stabilire una collaborazione tra le località a Sud della provincia di Salerno con siti archeologici e Foça in Turchia, Nizza e Marsiglia in Francia, L’Escala in Spagna e Aleria in Corsica, per comporre un itinerario archeologico da far approvare al Consiglio d’Europa. Ciò al fine di utilizzare l’ingente patrimonio che possediamo, per divulgarlo in maniera adeguata, fino a farlo diventare un importante volano per lo sviluppo delle attività turistiche nei comprensori del Parco del Cilento Vallo di Diano Alburni.

Da qui l’intervista che segue anche per fornire, a coloro che guardano con interesse al fenomeno dello spopolamento delle zone interne, elementi di conoscenza relative al lavoro in itinere.

 

Egregio professore, ci spiega chi è Lei e come mai frequenta le Fiere dedicate al Turismo

Sono nato a Salerno diversi anni fa, ma vi sono rimasto poco perché la mia famiglia si è trasferita altrove, considerato il ruolo di mio padre in Marina Militare. Sono ritornato in Campania dove mi sono laureato alla Federico II in Economia e Commercio e dove ho lavorato per i primi anni a Bagnoli, in Siderurgia. Poi la carriera professionale mi ha portato a coprire ruoli manageriali in grandi Aziende industriali dell’IRI e dell’ENI. A fine degli anni ’90 mi sono invaghito dell’organizzazione dei territori, sono uscito dall’ultima azienda dove lavoravo (ENICHEM) e ho fondato Impresa Insieme S.r.l. Ho insegnato contestualmente “Organizzazione e Marketing Territoriale” in diverse Università italiane e ho lavorato per molti Enti della P.A. singoli e associati, fino a mettere a punto il modello dell’Organizzazione Territoriale. Esso è ora usato da diverse Associazioni tra Comuni che seguo con passione e interesse culturale. La mia cultura “ergonomica”, maturata a partire dagli anni ’70, mi induce a sostenere prevalentemente quei progetti che hanno la qualità della vita e del lavoro come obiettivo principale da perseguire. Infatti, da qualche anno guido un gruppo di lavoro nazionale formato da Ergonomi presenti nelle diverse regioni italiane per migliorare la qualità ergonomica dei Cammini.

Frequento le Fiere perché sono un luogo fondamentale per conoscere l’evoluzione che avviene nel settore turistico e consolidare rapporti con coloro che ne sono i protagonisti, ma anche per mostrare ciò che vanno facendo le Associazioni di Comuni ed Enti per cui lavoro

 

Ci può precisare meglio cosa trova nelle Fiere che frequenta?

Da circa 20 anni seguo associazioni di Comuni che hanno necessità di sviluppare il Turismo sul territorio da loro circoscritto; le Fiere sono un’occasione importante per intercettare, per conto delle Associazioni di Comuni, per cui svolgo la funzione di Segreteria tecnica,  la clientela potenziale, raccogliere delle idee di successo che si vanno sperimentando altrove e consolidare la conoscenza con i referenti delle istituzioni che in Italia formulano le politiche sul Turismo e finanziano questo tipo di settore.

In questi primi mesi del 2025 in quali Fiere è stato?

Sono stato alla BIT (Borsa Internazionale del Turismo) a Milano, a febbraio, alla BMT (Borsa Mediterranea del Turismo), a Napoli a marzo e a “Fa la Cosa Giusta-Grandi Cammini “, a Milano, sempre a marzo.

In quale veste ha partecipato?

Ho fatto da referente per il Comune di Ascea, in quanto capofila dei 45 Comuni dei quattro Comprensori (Cilento, Alburni, Vallo di Diano e Golfo di Policastro), della provincia di Salerno, che vanno portando avanti il Progetto del Turismo archeologico Europeo, anche con la collaborazione tua e della prof.ssa Giusy Rinaldi. In tale ruolo sono stato ospite dello stand della Regione Campania, in una specifica postazione resa disponibile dall’Assessorato al Turismo.

Naturalmente ho avuto modo anche di partecipare a qualche iniziativa organizzata da altre Regioni (Lazio e Puglia) dove ho il piacere di seguire altre associazioni di Comuni che adottando lo stesso modello dell’Organizzazione Territoriale.

Cosa c’entra il Turismo con l’Organizzazione Territoriale?

Il Turismo va considerato “il business di un Territorio”. Per sviluppare questo business, il Territorio si deve trasformare da soggetto fisico a soggetto organizzativo. Solo in questo modo può esercitare quelle funzioni tipiche del management: analizzare il mercato, formulare strategie, utilizzare le potenzialità strutturali, decidere gli investimenti da fare, controllare l’evoluzione della clientela, tenere sott’occhio l’offerta dei Territori concorrenti, ricavare e mostrare i benefici che ne traggono gli stakeholder e le comunità locali.

Non è questo un compito attribuito alla Regione Campania?

Si la Regione Campania, come tutte le Regioni Italiane, ha il compito di occuparsi, per Legge, dello sviluppo turistico del proprio territorio, in armonia con le politiche del Ministero del Turismo e del Governo. Il confine amministrativo non coincide però sempre con la circonferenza di quelle aree intercomunali che posseggono un’attrattività distintiva che va sfruttata per la sua specificità. È per questo motivo che diverse Regioni vanno pensando a introdurre le DMO (Destination Management Organizzation). Questa è una soluzione che punta a responsabilizzare gli attori, pubblici e privati, di un territorio distintivo per gestire il Turismo. La loro applicazione trova difficoltà su due piani: l’integrazione tra attori diversi e il ruolo utile, ma scomodo, degli integratori tecnici, i cosiddetti “Destination manager”.  Va poi considerato che ci sono offerte turistiche che superano i confini regionali e richiedono una risposta pluriregionale o addirittura europea; basti pensare ai Cammini e soprattutto agli Itinerari Culturali Europei.

In ogni caso le Regioni sono Enti della P.A. che possono indirizzare, favorire, finanziare, promuovere, ma non possono “gestire” il Turismo. Il Turismo va gestito da una struttura che ha al suo interno tutte le funzioni adatte a gestire un cliente così complesso e volubile come è il Turismo o, meglio ancora, i Turismi.

Qual è il rapporto tra le Regioni e i Comuni e in particolare quello tra la Regione Campania e le Associazioni di Comuni che Lei segue

Le Regioni, come il Governo, emettono le Linee politiche dello sviluppo turistico, rispettivamente regionali e nazionali, finanziano iniziative di vario genere riguardanti il settore turistico, partecipano alle Fiere nazionali e internazionali, e molto altro. Con lo sviluppo dei Cammini hanno costituito atlanti e cataloghi, formulato regolamenti per riconoscerli, costituito Forum con gli stakeholder del settore. Quello che, a mio parere, va migliorato è la gestione strategica dello sviluppo turistico territoriale e l’erogazione dei finanziamenti pubblici. Lasciare libertà alla capacità propositiva di ciascun Comune e alla facilità con cui qualcuno, più di altri, è capace di intercettare i fondi pubblici a cui attingere, è una regola della democrazia. A questa prassi andrebbe però affiancata una politica, più propria della cultura tipica della pianificazione strategica, che consenta di definire le aree turistiche distintive, finanziare le condizioni che le rendano veramente attrattive e capaci di erogare quei servizi che i diversi Turismi si aspettano di trovare e che le comunità locali condividono di gestire. Tutto ciò si può fare utilizzando la “progettazione partecipata” mettendo intorno al tavolo le diverse componenti che “a livello locale” conoscono i luoghi e hanno interesse a sviluppare il turismo, nella misura in cui ciò soddisfi i bisogni delle comunità locali.

Posso affermare che nel caso specifico, Ascea e i 45 Comuni che si sono aggregati per sviluppare il Turismo archeologico europeo hanno avuto un’attenzione particolare da parte della Regione, sia dall’Assessorato al Turismo che dalla Commissione delle Aree Interne. Abbiamo partecipato a due audizioni del Consiglio regionale e siamo sempre stati ospiti graditi negli spazi che la Regione ci ha reso disponibili nelle Fiere in cui era presente. Saremmo completamente soddisfatti quando ci sarà riconosciuto quel contributo che abbiamo richiesto per la gestione, almeno di quattro anni, del programma necessario a concretizzare questa proposta territoriale. Ciò peraltro serve pure a sostenere i costi del rapporto con gli altri tre Paesi che hanno condiviso con noi questo progetto: Francia Spagna e Turchia. L’ascolto degli organismi sovracomunali è importante e io posso dire che la Regione Campania è tra le più aperte in questo senso. È auspicabile che a ciò si aggiunga la possibilità di costruire un tavolo di progettazione congiunta e già nelle prossime Fiere si cominciasse a vedere questa nuova offerta territoriale nella sua dimensione complessiva e unitaria. Stare su un trespolo, dietro un bancone, all’interno dello stand dell’Ente, a dare delle brochure a gente pur gentile che passa e si incuriosisce, è una condizione certamente da apprezzare ma certamente da superare.

Sì, ma ci sono Fiere e Fiere, qual è la differenza che Lei ha notato tra una Fiera come quella della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, che si tiene a Paestum, alla fine di ottobre, e quelle di cui ci ha parlato

Frequento da quattro anni la BMTA e sono felice del fatto che sposi appieno il progetto dei 45 Comuni per cui lavoro, in comunanza con te e la prof. ssa Giusy Rinaldi. Infatti, è una Fiera dedicata proprio al Turismo archeologico. È una Fiera che promuovo in tutte le altre Regioni nelle quali opero, considerando che tutti i Comuni italiani hanno un patrimonio archeologico di indubbio valore da utilizzare anche ai fini turistici.

I problemi da superare in questa Fiera sono due: l’offerta locale va maggiormente integrata e la rappresentazione dell’offerta turistica va certamente migliorata.

L’area circoscritta dai 45 Comuni del Progetto è rappresentata da più stand e in modo diverso. Vi sono infatti gli stand della Regione, della Provincia di Salerno, del Parco Nazionale del Cilento, Alburni e Vallo di Diano, dell’Unione dei Comuni di cui è capofila Paestum, di alcuni Comuni associati che hanno avuto un finanziamento comune, di alcuni Comuni che si riconoscono intorno a un Cammino, ecc.  L’anno scorso i nostri 45 Comuni hanno scelto di stare nello stand della Regione Campania, con la limitazione che ciò naturalmente ha comportato dal punto di vista dell’Area rappresentata e del Progetto che stiamo portando avanti.

Ma quest’area di cui Lei parla, quella circoscritta dai 45 Comuni, come si dovrebbe rappresentare, con quale nome, con quale simbolo?

Questo è uno dei problemi più complessi da risolvere. L’Area è prevalentemente identificata all’esterno di essa come “Cilento”, un po’ come è denominata una parte meridionale della regione Puglia con il nome di “Salento”. Nel 2002 abbiamo provato a costituire “il Grande Salento” riunendo tre Province: Lecce, Taranto e Brindisi, sfruttando l’incentivo del primo progetto di e-Government svolto in Italia, il progetto R.I.S.O. (Rete Ionico-Salentina per l’Occupazione). Il tentativo si è spento con il finire del finanziamento, ma ancora oggi il Salento si identifica con il territorio della Provincia di Lecce, che investì su questo nome e sullo slogan “Il Salento d’amare”.

In realtà le 45 comunità locali si riconoscono in circonferenze più piccole. Lo stesso nome dato al Parco nazionale testimonia questa articolazione interna; infatti, si chiama Parco Nazionale del Cilento, Alburni e Vallo di Diano.

Nel nostro Progetto, al momento, ci sono quattro Comprensori: Cilento centrale, Alburni, Vallo di Diano e Golfo di Policastro. Gli Amministratori che compongono la cosiddetta “Cabina di Regia” dell’Associazione ha ora il difficile compito di trovare un nome e un simbolo che soddisfi il senso di identità delle proprie componenti interne ma, al contempo, il bisogno dei Turisti e dei Tour operator di un riferimento caratterizzante più facile da identificare.

Ma guardano al futuro, cosa contate di fare per la prossima edizione della BMTA in  autunno?

Non so se ci riusciremo, perché stiamo ancora attendendo la risposta della Regione Campania alla nostra richiesta di finanziamento. Peraltro, la Cabina di Regia dell’Associazione dei 45 Comuni aderenti è appena stata costituita. Personalmente posso dire che mi piacerebbe fosse  evidente l’offerta turistica, articolata per turismi e modalità diverse di fruibilità, correlata al patrimonio archeologico posseduto, articolato per epoche storiche e quindi per circuiti percorribili.  Tutti gli Enti Istituzionali presenti dovrebbero restare sullo sfondo come garanzia della sostenibilità dell’offerta. Mentre tutto la linea di fronte dell’accoglienza e dei servizi dovrebbe essere ben riconoscibile e rintracciabile. Insomma, una Fiera per i Turismi e non per soddisfare l’egocentrismo degli Enti.

 

 

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