Aldo Bianchini
SALERNO – Nell’ultimo capitolo (in ordine di tempo) dell’inchiesta giudiziaria che nel novembre scorso (il giorno 7 per l’esattezza) portò agli arresti in carcere del colonnello dei Carabinieri Fabio Cagnazzo, Lazzaro Cioffi, Giuseppe Cipriano e Romolo Ridosso figlio del più noto Romoletto (noto boss dell’agro nocerino-sarnese) quali responsabili dell’omicidio del sindaco pescatore Angelo Vassallo avvenuto il 5 set. 2010, avevo contestato la tesi secondo cui la Corte di Cassazione in quanto, tra l’altro, la Procura di Salerno avrebbe provocato “danni alle indagini dall’improvvida colleganza tra il Sistema Salerno e l‘omicidio del sindaco di Acciaroli Angelo Vassallo”.
Niente di più assurdo; se davvero la Cassazione si è pronunciata in questo senso vuol dire che verrà messa una bella pietra tombale su tante inchieste giudiziarie.
Difatti la novità estremamente interessante portata avanti dalla “Procura new age” di Giuseppe Borrelli è proprio quella di aver tentato di mettere insieme tante inchieste giudiziarie in un sorta di “albero di Natale” che partendo dl basso conducono, come risultati ipotizzabili, al puntale dell’albero visto come il “grande vecchio manovratore” che dalla politica gestisce gli affari anche, ma non solo, attraverso la gestione oculata del fenomeno malavitoso.
Il problema, però, che potrebbe in parte fermare l’azione della Procura consiste nella cattiva gestione dei pentiti (di cui ho già scritto nelle precedenti puntate); e questo è un vulnus molto pericoloso per la sopravvivenza delle inchieste e dello stesso albero.
Con una percentuale molto alta nell’inchiesta che ha portato agli arresti di cui sopra c’è il fatto che la Procura abbia preso per oro colato le dichiarazioni del presunto pentito di camorra Romolo Ridosso (detto Romoletto) sulla scorta delle cui dichiarazioni l’allora sostituto procuratore antimafia Vincenzo Montemurro (ora a Potenza) innestò l’inchiesta “Sarastra” che portò all’arresto clamoroso del sindaco di Scafati Pasquale Aliberti ed all’incriminazione di Monica Polino (all’epoca consigliere regionale di FI e moglie di Aliberti) per “scambio elettorale politico mafioso”.
Un’inchiesta che come tutti sappiamo è finita in una bolla di sapone con l’assoluzione piena già nel 1° di giudizio; manco a dirlo a dare la prima botta demolitoria dell’inchiesta sono state proprio le dichiarazioni di Romoletto.
Ma cosa dichiarò, tra le tante cose, il pentito Ridosso ?
- Di ver sostenuto Monica Polino nei comuni di Casola – POMPEI – Torre Annunziata e Caserta; si scopri poi che dal 6 gennaio fino ad ottobre di quell’anno era stato in carcere a Fuorni mentre le elezioni si erano tenute in quell’anno nel 2015 il 31 maggio;
- Riferì che i biglietti per le elezioni furono portati dal cognato e dal fratello di Aliberti;
- Che lo stesso liberti aveva promesso al clan la realizzazione di una piscina, che ancora non esisteva, con una spa all’interno di un’area industriale;
- Si scoprì, così che gli investigatori quando gli misero davanti il progetto si confusero; insomma come si dice a Napoli presero … asso per figura; perché non si trattava del progetto di una piscina ma di una piccola vasca delle acque reflue senza alcuna connessione camorristica.
La domanda è: “perché la Procura ha ridato credibilità a Romoletto in un’inchiesta dai risvolti drammatici che ha portato addirittura un colonnello dei Carabinieri dietro le sbarre ?”; forse perché gli investigatori ricadono sempre negli stessi errori nella valutazione delle dichiarazioni delle “donne dei boss” che molto spesso sono l rovina di tutto.
Questo, ripeto, è il punto nodale dell’inchiesta Vassallo, non la presunta colleganza tra le inchieste sul Sistema Salerno e l’omicidio Vassallo.