da Uff. Stampa
Grande partecipazione ieri mattina presso la sede della Fondazione EBRIS per l’evento scientifico “Gut-Brain Axis e Neurosviluppo: tra innovazione e sfide in campo clinico”. L’iniziativa, sponsorizzata da Medinok SpA e coordinata scientificamente da HoloBiotics srl, ha visto la presenza di oltre 100 studiosi, clinici e ricercatori provenienti da tutta Italia e dall’estero, riaffermando il ruolo strategico della Fondazione EBRIS e della città di Salerno nella ricerca biomedica e nella medicina integrata.

Accanto a lui, il dottor Giulio Corrivetti, Vicepresidente della Fondazione EBRIS e Direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL Salerno, ha rimarcato l’importanza di un dialogo costante tra ricerca avanzata e pratica clinica quotidiana. Ha definito Salerno e la Fondazione EBRIS “un faro della ricerca italiana e internazionale” e “un polo attrattivo per studiosi e scienziati”, anche grazie al sostegno della Commissione Europea.
Particolarmente significativa la presenza dei vertici di Medinok SpA, Pierluigi Pastore e Antonio Giorgi, che hanno evidenziato l’importanza della collaborazione tra mondo scientifico e imprenditoriale. Pastore ha espresso soddisfazione per il coinvolgimento in un progetto che promuove un modello di innovazione condivisa, mentre Giorgi ha illustrato i recenti sviluppi del progetto GEMMA, avviato nel 2019 in collaborazione con la Fondazione. Il progetto segue una doppia direzione: da un lato l’attrazione di nuovi sponsor per valorizzare i risultati ottenuti, dall’altro l’adozione dell’analisi multiomica come strumento chiave per comprendere e trattare i disturbi neuropsichiatrici in modo sempre più preciso e personalizzato.
Il professor Andrea Fiorillo dell’Università della Campania “L. Vanvitelli” ha introdotto la sessione scientifica approfondendo il ruolo dell’Unione Europea nelle politiche per la salute mentale. Ha lanciato un dato allarmante: negli ultimi dieci anni, i casi di suicidio tra i giovani sono aumentati del 150%, anche a causa dell’isolamento sociale accentuato dalla pandemia. Fiorillo ha ribadito la necessità di approcci preventivi e personalizzati, basati su dati clinici e biologici integrati.
Tra gli interventi più seguiti quello del professor Stefano Vicari dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, che ha affrontato il tema dell’aumento dei disturbi del neurosviluppo. Dai primi studi degli anni ’70, che riportavano 1 caso ogni 10.000, si è passati oggi a una media di 1 su 100, con punte di 1 su 36 negli Stati Uniti. Vicari ha esortato a superare miti e credenze, puntando su una ricerca scientifica rigorosa che tenga conto dei molteplici fattori ambientali, genetici e alimentari coinvolti.
La professoressa Marianna Crispino dell’Università di Napoli Federico II ha invece concentrato il suo intervento sul ruolo della plasticità sinaptica, spiegando come le alterazioni nella comunicazione neuronale siano spesso alla base dei disturbi del neurosviluppo. Comprendere questi meccanismi, ha affermato, è la chiave per costruire modelli terapeutici efficaci.
Il professor Nicola Segata dell’Università di Trento ha parlato della trasmissione del microbioma umano, mettendo in luce l’importanza dei primi mille giorni di vita, durante i quali il passaggio del microbiota dalla madre al bambino può influenzare in maniera significativa lo sviluppo neurologico.
A chiudere l’incontro il professor Antonio Vita dell’Università di Brescia, che ha discusso le prospettive offerte dalle attività procognitive. Ha ribadito come il miglioramento delle funzioni cognitive dipenda dalla sinergia tra biologia, psicologia e clinica, sottolineando l’importanza di trattamenti specifici, anche non farmacologici, attualmente in fase di studio con risultati promettenti.
Infine, il dottor Dario Siniscalco dell’Università della Campania “L. Vanvitelli” ha illustrato l’approccio rivoluzionario del progetto GEMMA. Grazie alla collaborazione con 15 laboratori internazionali, il progetto utilizza una combinazione di analisi genetica, studio del microbioma e dati clinici per identificare biomarcatori predittivi e sviluppare strategie personalizzate nella prevenzione e trattamento dell’autismo. In Italia sono già state reclutate oltre 60 famiglie, e i primi dati mostrano un’incidenza del 5% tra i fratelli di bambini già diagnosticati, confermando la necessità di un intervento precoce e mirato.
Il dottor Corrado Vecchi, responsabile Intelligenza Artificiale EBRIS, insieme al dottor Giorgi, ha mostrato come questi dati, raccolti da campioni biologici, vengano analizzati con tecnologie avanzate, per poi essere integrati con strumenti informatici e di intelligenza artificiale. La dottoressa Alessandra Marenna, responsabile Microbioma EBRIS, ha invece illustrato un altro progetto europeo, OPADE, coordinato dalla Fondazione, che utilizza l’approccio multiomico per identificare precocemente il rischio di sviluppare disturbi depressivi.
La giornata si è conclusa con la tavola rotonda “Gut-Brain Axis, Neurosviluppo e Multiomica: come tradurre le nuove scoperte in ambito clinico?” durante la quale esperti e clinici hanno discusso le sfide e le opportunità nell’applicazione delle scoperte scientifiche alla pratica clinica.