Aldo Bianchini
SALERNO – Qualche giorno fa la Suprema Corte di Cassazione accogliendo la richiesta dei collegi difensivi degli arrestati nel blitz del 7 novembre 2024, quelli relativi ai presunti assassini di Angelo Vassallo, ha rinviato gli atti (in pratica ha ributtato indietro tutto il faldone) al Tribunale del Riesame di Salerno per decidere, in via “quasi” definitiva, se gli arresti clamorosi di quel giorno risultano essere legittimi o meno. Il dubbio sulla definitiva risoluzione del caso, dentro o fuori, in questo Paese è una specialità delle norme cervellotiche che noi stessi abbiamo inventato e che consentono, grazie a “sentenze che raccolgono ipotesi strampalate” (fonte De Luca c/Cassazione dopo la bocciatura del terzo mandato), apodittiche decisioni in grado di sconvolgere, non solo la vita delle singole persone ma anche gli assetti politici esistenti andando a toccare l’inviolabile diritto al voto ed alla partecipazione della gente alla vita.
Per carità esiste in tutte le parti del mondo un Ente Supremo che decide; ma in tutti quei casi il carteggio arriva in alto senza nemmeno l’ombra di tutti quei passaggi incredibilmente contrapposti tra: indagato – difensore – avente diritto – tar – consiglio di stato – tribunale del riesame – cassazione; per ritornare tutto d’accapo in un turbinio di ricorsi e controricorsi investendo anche le Procure Generali di ogni circoscrizione giudiziaria.
Qualcuno ha scritto che negli atti ricevuti tempo fa dalla Cassazione sarebbero stati riscontrati “danni provocati alle indagini dall’improvvida colleganza tra il Sistema Salerno e l‘omicidio del sindaco di Acciaroli Angelo Vassallo”. A mio modestissimo avviso la colleganza tra le due inchieste non c’entra assolutamente nulla; e spiegherò poi il perché. Anzi la “Procura new age” di Borrelli ha fatto benissimo a mettere insieme le varie inchieste, in una sorta di “Albero di Natale” per avere un visione più completa di quanto accade in una Provincia che da svariati decenni è retta sul piano politico da un solo gruppo dirigente con un capo supremo che detiene un consenso popolare che va oltre il 70%. Se venisse asseverata come buona l’ipotesi avanzata vorrebbe dire che ci troviamo di fronte ad un “Grande Vecchio” che tutto fa e tutto può, peccato che Andreotti è morto, per insabbiare ogni verità. Va detto con fermezza, comunque, che il rinvio degli atti (di quegli atti molto specifici) che il rinvio della Cassazione deve comunque essere tenuto in grande considerazione sul piano, però, dell’analisi dei singoli atti che potrebbero portare a nuove riconsiderazioni delle varie posizioni dei carcerati che la stessa Cassazione non ha inteso al momento liberare.
BLTZ del 7 nov. 2024 – A poco più di 14 anni dal delitto Vassallo la Procura della Repubblica di Salerno emette quattro clamorosi ordinanze di custodi cautelare in carcere che vengono eseguite la mattina del 7.11.24: colonnello dei Carabinieri Fabio Cagnazzo, Lazzaro Cioffi, Giuseppe Cipriano e Romolo Ridosso figlio del più noto Romoletto (noto boss dell’agro nocerino-sarnese). Solo se si pensa al fatto che il colonnello Cagnazzo e il suo fedelissimo Cioffi erano, forse, presenti in quelle ore o in quei giorni erano presenti sulla scena del delitto ad Acciaroli, la notizia del loro arresto assunse, come fu, una valenza eclatante. A questo si aggiunsero le rivelazioni straordinarie di Romoletto, ed ecco che la frittata sembrava ormai fatta. Ma nella narrazione della cronaca giudiziaria non funziona così, soprattutto quando ci si trova di fronte ad un caso che sembra un delitto perfetto. E gli investigatori sanno che i delitti perfetti vengono sempre compiuti da una sola persona che non confida mai niente a nessuno, neppure al sacerdote.
LE INDAGINI – Le Procure della Repubblica in genere hanno la cattiva abitudine di prendere subito per oro colato le perverse dichiarazioni dei pentiti; soprattutto la Procura di Salerno eccelle in questo. Tanto è vero che nel lontano 1993 la Procura nostrana venne indagata da quella napoletana per come venivano utilizzate le dichiarazioni dei pentiti. Non solo, nel 1997 l’allora procuratore aggiunto Luciano Santoro tenne una conferenza pubblica (al terzo piano dell’ex tribunale) per confermare le tesi accusatorie di Napoli. Vale a dire che molti investigatori hanno ormai da tempo immemore abbandonato il tradizionale ma redditizio sistema di indagini fatto di suole e tacchi.
Ecco perché, infine la teoria dei danni derivati dall’improvvida cilleganz tra il Sistema CIlento e il Sistema Salerno avrà pochissime probabilità di sopravvivenza.