I SENTIERI INTERROTTI DELL’ITALIA

da Angelo Giubileo (avvocato – filosofo)

Quante volte capita, nella vita di ognuno, che proviamo a fare un bilancio di ciò che è stato; e quindi, nello specifico, di ciò che è stata la mia esperienza e, come generalmente accade, l’esperienza di una generazione che per l’appunto è la mia stessa.

Accennerò allora ad un’esperienza “politica” che mi è stata richiamata alla memoria da una giovane esponente dell’Associazione Luca Coscioni, la quale mi ha invitato ieri a una forma d’intervento fattivo per l’acquisizione, nel nostro ordinamento giuridico, della tutela e della garanzia del diritto di ogni cittadino al testamento biologico.

Improvvisamente, mi sono quindi accorto di avere trascorso circa 35 anni della mia vita ad interessarmi di politica e di averlo fatto in modo più o meno attivo per circa 15 anni. E quindi ho risposto al gentile invito dell’attivista, dicendo che, in politica, il “mio” tempo e quello della “mia” generazione poteva ritenersi ormai concluso.

Con la caduta del Muro di Berlino, la giovane generazione di allora metteva alle proprie spalle un’esperienza politica fatta di divisioni e lacerazioni, addirittura familiari, tra due diversi modi d’intendere e di vivere la vita: l’uno fondato principalmente sul valore della libertà, l’altro sul valore dell’uguaglianza.

La caduta del Muro di Berlino ha così fatto credere ai giovani della mia generazione che, lo dico in modo molto approssimativo, la libertà potesse e avrebbe potuto conquistare l’intero mondo. E’ chiaro che un processo siffatto avrebbe richiesto una prospettiva d’azione che, in “economia”, è definita di “lungo periodo”, e cioè almeno 30 anni. Così che, potremmo concludere che siamo ora già al termine del ciclo, dato che dall’evento iniziale sono ormai passati 35 anni.

Nel 1992, la tesi liberale fu ampiamente sostenuta e propagandata dal politologo Francis Fukuyama mediante la pubblicazione di un libro, tradotto praticamente ovunque, dal titolo, in italiano, “La fine della storia e l’ultimo uomo”. Nel libro si sosteneva, per l’appunto, che la vittoria del modello di “democrazia liberale” segnava la fine della storia in termini di sviluppo ideologico. Ma, evidentemente, non è stato così.

E allora dov’è e com’è stato che le “magnifiche sorti e progressive” si sono interrotte?

Negli ultimi 30 anni circa, non c’è dubbio che una potenza come gli USA abbia conquistato uno spazio di dominio del territorio mondiale sempre maggiore; che l’abbia fatto innanzitutto mediante la leva dell’economia, e quindi del capitalismo; ma che abbia altresì favorito l’ascesa della CINA a un ruolo politico ed economico ad essa assolutamente com-primario. E pertanto, nell’attualità, riformulando in termini commerciali, mediante i dazi, una “contesa” già intrapresa, all’inizio del secolo, in termini militari, tra Occidente e Oriente e viceversa.

In definitiva: nulla di nuovo sotto il sole della storia. Da processi di unificazione a processi di divisione, e viceversa, la storia si ripete sempre uguale. Laddove una parte non riesce a dominare sull’altra, entrambe si accordano per la divisione e, in fine, per la gestione del potere.

E quanto all’Italia?

Negli ultimi 30 anni, l’intera nazione ha partecipato al processo di unificazione europea e mondiale, ora interrotto. Con un bilancio che può dirsi senz’altro “negativo” in termini di benefici e costi sia politici che economici.

Quanto al bilancio militare di “pace” dell’Occidente e dell’Italia – oggi messa di nuovo in discussione – il ciclo, anch’esso concluso, ci dice che ritorna il tempo in cui conviene affidarci ai sodali e partners di più lunga data, e cioè gli stessi Anglo-Americani che sostengono lo sviluppo e la difesa della nostra nazione sin dall’inizio, e cioè dal 1861.

Con buona pace, speriamo e ci auguriamo, di tutti gli altri.

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