S.E. Mons. GERARDO PIERRO: l’uomo e i misteri della chiesa salernitana (secondo atto)

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Il tempo vola rapidamente, i ricordi si affievoliscono e le verità si allontanano. Questa la realtà che si sta facendo strada nella vicenda, circondata ancora da tanti misteri, tra la Chiesa Salernitana ufficiale, l’Opera del Gregge del Bambino Gesù e la Caritas Diocesana, un’associazione privata tra i fedeli dell’arcivescovado di Salerno che nasce fin dal 1939 dall’esperienza spirituale della signora Caterina Tramontano (1911 – 1996) che i seguaci chiamavano “Zia Rina”.

S.E. Mons. Guerino Grimaldi (11/9/1916 – 1274/1992) – Il 2 luglio 1982 fu promosso arcivescovo coadiutore di Salerno, vescovo coadiutore di Campagna e amministratore apostolico di Acerno. Il 20 ottobre 1984, in seguito alle dimissioni di Mons. Pollio, divenne Arcivescovo metropolita di Salerno, vescovo di Campagna e Amministratore Apostolico di Acerno. Dal 7 luglio 1986 fu Arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno. Il 30 settembre 1986 le tre sedi furono unite nell’arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno. Un periodo di quasi dieci in cui la Curia salernitana ebbe dei sussulti di assestamento organizzativo con l’immarcescibile don Comincio Lanzara (impenitente segretario personale degli arcivescovi Moscato e Pollio e del nuovo arrivato Grimaldi) alla guida già da una decina di anni della Caritas Diocesana che era ed è la vera cassaforte della Curia salernitana.

La Caritas Diocesana fondata nel1973 da Mons. Gaetano Pollio che l’affidò subito alle esperte mani di Don Comincio Lanzara che la curò fino al 1993. La vicinanza agli arcivescovi e la sua abilità manageriale fecero di don Comincio, in quegli anni, un personaggio insostituibile nell’organigramma esecutivo per la gestione degli imponenti interessi anche di natura immobiliare che, grazie all’azione spregiudicata di Mons. Grimaldi, la Curia aveva accumulato tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli anni ’90 un patrimonio immenso, che andava gestito allargando la sfera di potere con nuovi soggetti nell’ambito di quella interessante geopolitica portata a Salerno dal nuovo Arcivescovo Mons. Gerardo Pierro, forte della consolidata amicizia del “gran visir” di Nusco on. Ciriaco De Mita.

Forse la geopolitica di Pierro fu anche, in un certo senso, forzata dagli incalzanti eventi di tangentopoli che pochi mesi prima del suo arrivo a Salerno avevano irrimediabilmente smantellato l’assetto di potere politico-giudiziario-religioso-mafioso che aveva governato la Curia negli ultimi nni visibili scossoni; occorreva, quindi, anche in curia un quadro dirigenziale-operativo molto forte e capace per far fronte alle difficoltà del momento.

Fin dai primi giorni del suo ministero Mons. Pierro pose mano alla revisione generale del quadro di comando confermando don Comincio Lanzara come capo della sua segreteria personale e dando incarichi di prestigio come quello conferito al Mons. Enzo Rizzo che dalla Chiesa di Sant’Agostino amministrava gran parte delle proprietà immobiliari della Chiesa.

Mancava, però, un pezzo molto importante; mancava cioè nel nuovo organigramma il nome del forte Mons. Franco Fedullo che, virtualmente, era già il capo supremo dell’Opera del Gregge del Bambino Gesù che dal 1939 al 1992 era cresciuta oltre ogni più rosea aspettativa con investimenti corposi anche nel settore dell’edilizia urbana.

Prima di entrare nell’analisi del “cerchio magico” del potere della Curia è giusto pubblicare lo scritto dell’anonimo “Altrove” dopo la pubblicazione del precedente articolo a trenta giorni dalla morte di Mons. Pierro:

  • Non sovviene per caso che tali abitudini ‘particolari’ citate nell’articolo siano il motivo per cui i personaggi appartenenti al Gregge siano così ‘invisi’. Magari in modo non evidente contrastano un curialismo deviato che i Vescovi ben conoscono.
    All’alba delle risultanze del commissariamento non potrebbe essere lecito pensare che i 3 esperti abbiano trovato ne più e ne meno quello che è presente in ogni punto della terra ovvero una lotta di potere? E quindi cosa avrebbe dovuto fare il Vescovo che ben conosce vizi e virtù del Clero? Chiudere tutte le realtà ecclesiali?… e soprattutto chiudere chi usa pregare forse troppo, forse male o forse no ma sicuramente non tanto diversamente da tanti posti… penalizzare per un vasto sentito dire gente che alla fine non chiede niente a nessuno? E se l’eventuale chiusura inasprisse così tanto gli animi da scoperchiare cose talmente gravi da far apparire alla fine dei giochi le vicissitudini del Gregge ‘pazzielle’ o scaramucce rispetto a fatti più grossi? Fatti più grossi che vanno ricercati nel filone aperto da Don Carlo Magna.

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