Aldo Bianchini
SALERNO – Sembra quasi fatta apposta ma oggi che è domenica (16 marzo 2025) ricade il 45° anniversario della barbara uccisione, nell’androne del palazzo di fronte al vecchio tribunale, dell’allora Procuratore Capo pro-tempore dr. Nicola Giacumbi; così come era domenica quel triste 16 marzo 1980 che sconvolse la città e l’intero Paese. Un 16 marzo micidiale; basta penare che solo due anni prima in Via Fani a Roma era stato rapito il presidente della DC Aldo Moro ed erano stati uccisi i cinque uomini della sua scorta a conferma di un Paese letteralmente nelle mani di una banda di delinquenti passata alla storia sotto il nome di Brigate Rosse.
Ma in questa domenica c’è una luminosa certezza costruttiva anziché soltanto il ricordo di un barbaro ed inutile omicidio; il lungo e penoso oblio del ricordo per l’allora “procuratore capo”, pro-tempore, dr. Nicola Giacumbi è finito; il suo nome e il suo sacrificio sono passati nella storia grazie al suo ex collega dr. Carlo Correra che da qualche anno a questa parte è seriamente impegnato non solo nella ricostruzione dell’uomo e del magistrato Giacumbi ma anche nel suo sicuro posizionamento tra i grandi uomini che, con la loro vita, hanno strenuamente difeso la libertà e la democrazia di questo Paese. E la storia che non è soggetta alla legge sull’oblio consente, ora per allora, una serena e composta ricostruzione dei fatti; a cominciare da quella “colonna BR” denominata “Fabrizio Pelli” che invase Salerno e fece breccia tra i suoi giovani figli esaltati dall’improbabile rivoluzione di classe.
Carlo Correra, da solo, con la perseverante tenacia di chi, volontariamente, si offre mentalmente, professionalmente e fisicamente, è riuscito finalmente a sdoganare quel momento drammatico per l’intera città di Salerno e per il Paese, facendo entrare, come capitolo di un libro di storia il doloroso sacrificio di un uomo, nelle scuole di ogni ordine e grado di Salerno e provincia, per spiegare alle giovani generazioni chi è stato Nicola Giacumbi e perché ha sacrificato la sua vita e il suo amore per la famiglia al fine di difendere tutti noi da quell’onda barbarica che è passata alla storia come movimento rivoluzionario delle Brigate Rosse.
Nelle prossime settimane sarà deposta, nell’aiuola esistente tra il vecchio tribunale e il palazzo dell’orrendo omicidio (Corso Garibaldi), una lapide commemorativa in modo che tutti possano vederla e ricordare quel momento che nel corso di questi ultimi 45 anni ha avuto momenti di assoluto oblio, anche da parte delle istituzioni che oggi sono state risvegliate dal lavoro determinante di Carlo Correra.
Prima di dare la parola all’ex magistrato Correra mi piace, come per mia abitudine, offrire anche un piccolo contributo di idee per il giorno in cui, si spera tra poche settimane, verrà deposta una lapide nell’aiuola (tra il tribunale e il palazzo dell’eccidio) per ricordare il compianto Giacumbi: “Perché non invitare sul posto anche coloro (quasi tutti in vita) che commisero quella tragica uccisione ?”; ora che quel fatto è diventato storia sarebbe clamoroso ed offrirebbe agli studenti presenti l’opportunità di porre loro anche qualche domanda, per capire e per evitare in futuro il ripetersi di certi macroscopici errori. Mi affido alla capacità ed alla caparbietà dell’ex magistrato Carlo Correra che, diciamola tutta, da solo ha riportato a galla la figura di Giacumbi sommersa dall’oblio.
La parola a Carlo Correra, ex magistrato: Oggi è il 45esimo anniversario dell’uccisione del giudice Nicola Giacumbi, che avvenne, ad opera delle Brigate Rosse, una domenica sera all’ingresso del portone di casa sua a Salerno. Quest’anno, vivremo questo giorno con più serenità perché apporremo, a Salerno, una lapide in sua memoria. Sarà un modo per dare una visibile collocazione al ricordo del suo sacrificio, così che tutti possano rinnovare la memoria di un martire della giustizia, in anni veramente difficili. Giacumbi fu uno dei tre magistrati che, in quattro giorni micidiali del 1980, furono uccisi. Quello fu un periodo terribile e orribile, preceduto e seguito da altri omicidi. Nicola Giacumbi, consapevole di correre un serio rischio, rifiutò la scorta con una frase di una grande umanità: “Non voglio mettere in pericolo la vita di altri padri di famiglia”. Parole che solo a pronunciarle vengono i brividi.
Nei mesi scorsi, con la preziosa collaborazione dell’assessora alla Pubblica Istruzione del Comune di Salerno, Gaetana Falcone, e confortato dall’adesione morale dell’Associazione nazionale magistrati, Consiglio dell’Ordine degli avvocati e Camera penale di Salerno, ho attivato una procedura che ha portato a ottenere, pochi giorni fa, un provvedimento che autorizza a collocare una lapide commemorativa nell’aiuola che si trova, esattamente, di fronte al punto in cui Giacumbi fu ammazzato. E che, da questo momento, si chiamerà “aiuola Giacumbi”. Sarà un luogo che ricorderà a tutti noi il suo sacrificio. E questo è un riconoscimento morale a lui e ai suoi familiari, ma vuole essere anche una testimonianza alle nuove generazioni di salernitani, perché abbiano coscienza anche del fatto che ci sono stati degli esempi virtuosi fino all’estremo sacrificio per garantire a tutti libertà e giustizia. Sarebbe auspicabile che, come accaduto l’anno scorso al liceo Tasso a Salerno dove partecipai anche io, anche quest’anno, in tutte le scuole superiori, gli studenti almeno degli ultimi due anni avessero qualcuno che illustri loro la figura di Giacumbi, di modo che cominci a entrare costantemente nella coscienza anche dei nuovi cittadini salernitani. La democrazia, che è un bene prezioso, si coltiva anche attraverso il rispetto della memoria di persone come Nicola Giacumbi.
La lapide, per motivi operativi, sarà pronta nel giro di una decina di giorni. Poi, sarà organizzata una cerimonia durante la quale sarà collocata la lapide e cui prenderanno parte le istituzioni deputate a rappresentare Salerno e la giustizia salernitana.