dal prof. Nicola Femminella (scrittore – giornalista)
Facendo seguito all’articolo del 7 marzo scorso, riprendo la parola “cultura” da me corteggiata in quel testo, perché diventi stimolo e occasione per le comunità che possiedono patrimoni d’arte di rilievo e un trascorso storico di elevato valore e pregio, su cui investire per lo sviluppo delle attività turistiche. Facevo riferimento ai quattro comprensori Cilento – Vallo di Diano – Alburni – Golfo di Policastro, situati nella parte meridionale della Campania, al di qua della foce del fiume Sele. In particolare al loro ingente patrimonio culturale da poter esporre nelle mostre del turismo nazionale ed europeo. In realtà i borghi che compongono tali territori, pur avendo una esuberanza di risorse e dotazioni culturali di primo livello, corredata di bandiere blu, di ambienti incontaminati e suggestivi, di un brand abbastanza noto nel panorama delle località meritevoli di essere meta di vacanze e visite gradite, abitati da comunità accoglienti e affabili, non garantiscono uno status socio-economico particolarmente appagante né un benessere consolidato per le comunità che vi abitano. Queste non ricavano dal retaggio storico e dalla natura privilegiata profitti benevoli e in buona misura. Infatti, non sempre gli attori protagonisti riescono a tradurre tale ricchezza posseduta in acquisizioni e risultati vantaggiosi, atti a promuovere o a incentivare un fragore turistico traducibile in cifre significative ed eclatanti! Nell’articolo citato ho proposto qualche riflessione, non disgiunta dal suggerimento sommesso di alcune modalità operative e di metodo che, poste in essere, potrebbero rendere proficue le proposte e le iniziative per elevare le condizioni di vita nei luoghi. Per prima promuovendo il comparto turistico. Sarebbero da prendere in considerazione per segnare tempi nuovi e maggiormente propulsivi, se condivise dalle comunità destinatarie. Almeno tale è il mio modesto parere. Fra l’altro è diffuso il convincimento che devono mutare taluni atteggiamenti rispetto ad un passato abbastanza sonnolento e lento nel cercare strategie vincenti. Dovrebbero mutare passo le istituzioni locali, ma anche i singoli cittadini dotati di buona volontà e decisi ad essere protagonisti del riscatto sociale che richiede il tessuto economico in cui vivono. Devono essere imprenditori di se stessi, facendo ricorso ad una metodologia diversa rispetto al passato, per dispiegare sul territorio impulsi positivi che vadano incontro al bisogno primario dell’occupazione, perché i giovani non vadano via. Naturalmente la Scuola dev’essere strumento adeguato per la formazione delle moltitudini studentesche, perché sappiano orientarsi nell’ambiente che li circonda. E allora, ogni cittadino, col proprio grado di responsabilità e con l’assunzione di compiti e impegni nei quali è chiamato a operare, potrebbe proporre e partecipare a iniziative e ricerche nel vasto campo delle nostre risorse storiche, artistiche, naturalistiche e in quelle nelle quali abbiamo requisiti certi, acquisiti da tempo, come la Dieta Mediterranea, i numerosi beni UNESCO, il mare pulito, l’aria salubre e le temperature miti, la quotidianità lenta, l’acqua bene sempre più ricercato, ecc. Non mancano studiosi locali che amano la propria terra e nell’ambito di una solitudine ricorrente hanno scritto libri e documenti che potrebbero essere oggetto di attenzione e stimoli vari. Esistono amministratori, spesso costruttori di sogni che, sostenuti da una innata passione per i propri luoghi, da anni si prodigano per introdurre un futuro diverso a favore delle comunità di appartenenza. Ho avuto l’occasione di incontrarli, avendo contattato ben 45 Sindaci per il progetto di cui parlerò in seguito.
Oggi non è più procrastinabile un’azione unitaria da parte dei sindaci e degli enti comprensoriali, volta ad elevare la qualità della vita di tutti noi, per comporre e proporre nuovi tracciati con obiettivi accessibili, a riparo dalle criticità che premono sulla nostra quotidianità. Su questa grava non solo la partenza dei giovani, ma, con lo spopolamento, perfino l’impoverimento del patrimonio edilizio che perde valore sul mercato per mancanza di abitanti. Seguono la stessa sorte: le scuole, gli uffici postali, le caserme, i piccoli esercizi commerciali privi di un abitato che ne assicuri la permanenza nei paesi, una sanità che non ha i “numeri” per trattenere i reparti e garantire la cura dei mali, la collina e la montagna minacciate dal dissesto idrogeologico, perché in quei luoghi è venuto a mancare il lavoro e, con esso, la presenza degli operatori che badavano ai sentieri e alla loro messa in sicurezza. E poi l’argomento, torno a ripetere, a mio parere più vitale: i quattro comprensori per quanto concerne l’individuazione di una visione complessiva e di ampio spettro progettuale, devono mettere da parte una sorta di vista corta, pensando che i provvedimenti debbano essere rivolti al proprio orticello, senza stabilire intese e rapporti con coloro che vivono a distanza di pochi chilometri, alle prese con le stesse esigenze e problematiche. Occorre creare reti e sistemi efficienti, cercare le complementarietà e i tratti comuni tra i borghi, per potenziare l’impiego delle risorse, creare progetti credibili e fortemente impattanti sul territorio e sui suoi abitanti, acquisire una voce più forte per corroborare le richieste da rivolgere alle istituzioni regionali, ministeriali e alla UE. Non so se qualche spicciolo dei fondi del PNRR abbia raggiunto le nostre zone, in appendice a quelli erogati per la costruzione della linea ferroviaria veloce per il Sud. Visto che dei 163 miliardi di euro già assegnati all’Italia tramite il PNRR il 43,5% sono andati al Nord e il 31,6% al Sud; doveva avvenire il contrario secondo lo spirito del provvedimento deciso dall’UE (fonte: Federcepicostruzioni). E ancora: non so quanti dei 24.077 progetti già finanziati con i PNRR a favore della Campania riguardano i nostri quattro comprensori (Fonte: Open-PNRR).
Con questi convincimenti e un serrato confronto con esponenti politici di vario grado è stato predisposto in circa due anni un progetto per la valorizzazione del patrimonio archeologico nei quattro nostri comprensori del Cilento Vallo di Diano Alburni Golfo di Policastro. Il fine è quello di creare un volano fortemente trainante per il settore turistico e nello stesso tempo un modello per progettualità da redigere in altri settori. Ne sono autori 45 sindaci, coordinati dal Sindaco di Ascea Stefano Sansone, sotto la regia del prof. Di Gregorio Renato, esperto di “organizzazione partecipata” per lo sviluppo socio-economico dei territori, in collaborazione con il sottoscritto e la prof.ssa Giusy Rinaldi. Il progetto prevede la promozione e valorizzazione del vastissimo patrimonio archeologico diffuso nei quattro comprensori citati, da inserire in un percorso Europeo da presentare al Consiglio d’Europa. Esso comprende le zone costiere e interne dei quattro comprensori e le città di Foca in Turchia, Nizza e Marsiglia in Francia, L’Escala in Spagna, Aleria in Corsica, legate ad Ascea da un laccio storico di gran rilievo, perché fondate dai Focei, un popolo stanziato nel Golfo di Smirne, in Turchia, a partire dal VI sec. A.C.
È stato redatto un protocollo di intesa con la Soprintendenza di Salerno e sono state coinvolte alcune Università che da tempo eseguono scavi e studi nelle nostre terre. Nel mese di Aprile ci sarà un secondo incontro con la municipalità di Foca, in Turchia. Nel mese scorso sono state tenute le riunioni finali a Padula, Roccadaspide, Roccagloriosa e Vallo della Lucania, nelle quali i 45 Sindaci, oltre ad aver ribadito il proprio sostegno e la partecipazione convinta al progetto in itinere, hanno fornito utili apporti per redigere l’atto finale e stabilire la governance e le azioni previste per l’ulteriore lavoro da compiere.
Ritengo di poter affermare che nel progetto si riverberano le considerazioni che ho cercato di enunciare nell’articolo del 7 marzo e ribadite fin qui, mentre i numerosi contenuti che in esso sono stati definiti, riguardanti alcuni settori della nostra economia, non mancheremo di portarli a conoscenza di quanti sono interessati all’argomento, in particolare gli studenti degli istituti superiori e i rappresentanti dei Forum Giovani.