da Paola Bergamo e Angelo Giubileo
L’articolo di Lucio Leante pubblicato sul Nuovo Giornale Nazionale il 9 marzo scorso, apre scenari ai quali è più che difficile credere o meglio, realisticamente, fare riferimento.
Il suo argomentare risponde a una logica, che è quella di sempre, e cioè della contrapposizione tra due schieramenti o blocchi di potere.
Il “potere” è la chiave, esclusiva e interpretativa di ogni discorso “politico” che, con altri mezzi, precede o segue la “guerra”. Non occorre scomodare la memoria di Carl Schmitt, ma, come sempre nel corso della storia, il dato reale infrange ogni utopia, dato che resta “una contesa tra stirpi divine”, come suggeriscono gli Autori di “Il mulino di Amleto”, Giorgio de Santillana ed Hertha von Dechend.
Così è. Almeno a partire dal racconto vedico degli Asura e dei Deva fino al più noto mito di Prometeo, semidio, che sottrae il fuoco agli dei.
A riportarci al dato reale, e’ Karl Marx, che disse: “la guerra nasce da determinazioni economiche e sociali, svolge un ruolo che trascende la volontà degli uomini al potere che l’hanno dichiarata”; e Carl Von Clausewitz scrisse: “la guerra è la politica perpetrata con altri mezzi…è quindi uno strumento politico, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi”. Le due affermazioni non sono in contrapposizione anzi si integrano perfettamente.
E dunque: se si segue la scia dei poteri che si contendono lo scettro del comando, è la realtà (e non l’utopia) a condurci sulla via della “verità”.
Individuato il nemico “necessario”, si discute oggi di “riarmo” europeo.
Sun Tzu ci ha però messo sull’avviso che di solito vince chi ha preparato se stesso per tempo e aspetta di prendere il nemico impreparato, aggiungendo
nel contempo che l’eccellenza suprema consiste tuttavia nel saper rompere la resistenza del nemico senza combattere.
E allora, realisticamente, è davvero questo il tempo di una “difesa comune europea”? È davvero una necessità? E in che modo?
A ventisette? Ma gli interessi di potere degli uni e degli altri sono tanto diversi, quando non addirittura opposti.
Con chi ci sta? Ma ciò implicherebbe il rischio di ritrovarsi in pochi se non in pochissimi dato che allo stato appare ancora alquanto difficile far coincidere l’interesse di potere delle principali nazioni, quali l’Italia, la Francia e la Germania.
Servirebbe una volontà di sintesi tra queste tre Nazioni, e non soltanto loro, che al momento non s’intravede .
Quanto allo “scudo nucleare”, l’attuale capacità europea, rispetto ad esempio a quella russa, già oggi non lascia alcuno scampo o speranza di un diverso orizzonte o prospettiva: 6.257 testate russe contro le 290 francesi e le 225 del Regno Unito. E dunque quante risorse economiche, e non solo, dovrebbero essere investite per pensare di poter gareggiare nella contesa? Risorse ingentissime per una speranza pressoché nulla.
E allora?
La verità è che non c’è un vero problema di sicurezza per le nazioni d’Europa posto che c’è l’ombrello della NATO, con buona pace dei tanti detrattori che provano ritrosia a maggiori investimenti per l’Alleanza Atlantica ma vedono di buon occhio un’Europa capace di indebitarsi per prepararsi alla guerra!
Difesa dell’Europa, Europa della difesa, Difesa Comune e Riarmo mica sono la stessa cosa!