Ex fabbrica di Filippo: una proposta progettuale.

da Antonio Cortese (docente – giornalista)

 

Ogni anno qualche salernitano ricorda ai concittadini, fino ad arrivare all’attenzione del consiglio comunale, il grave stato di abbandono e fatiscenza di un’area in pieno centro del quartiere di Torrione.

 

Poiché ogni volta le segnalazioni destano uno scandalo che dura nemmeno mezza giornata, nell’ottica dei piani per la resilienza ed altrettanti atti a recuperare fondi regionali, ministeriali o europei per la rivalorizzazione in questione, personalmente penso che un’azienda per il Recupero di mestieri e prodotti potrebbe fare al caso, poiché da social si evince un grande movimento di merci usate o barattate che molto difficilmente si trovano nei nuovi mercati.

 

Un’azienda capace di impiegare giovani talenti e apprendisti per tutti quei tipi di “restauri” che interessano migliaia di oggetti così detti di “modernariato”.

 

Affinando e ri-affinando determinate tecniche di recupero per articoli che vanno dalla moda alla tecnologia, convocando quei pochi “maestri” che in ogni quartiere portano avanti quasi di nascosto cure e saperi per riparare e far tornare in vita ogni tipo di stramberia oggettistica, o almeno così ritenuta tale dai nuovi prodotti che invece abituano all’usa e getta senza ritegno alcuno, si potrebbe risolvere con originalità il problema urbanistico.

Ne gioverebbe la raccolta rifiuti, se messa in collegamento con le isole di smaltimento preposte, oltre all’impiego anche di persone anziane per ritornare socialmente utili, attivate con entusiasmo e fare motorio, anziché poltrire senza alcuna speranza.

 

Altresì l’azienda di recupero, collegata agli istituti tecnici ed artistici fornirebbe un apporto edonistico ed artigianale, civile, abbellendo anche se in piccoli contributi fattivi ogni anglo della città.

 

Salerno dispone di molti cittadini la cui vocazione artistica si spegne dopo una o due mostre, uno o due convegni ed in molti vengono assorbiti da una attività sui social media che ha un grande giro di comunicazione da cui il Comune potrebbe trarne profitto con un minimo di buona volontà e coordinazione.

 

I talenti ci sono, vanno solamente individuati e reclutati, dopo avere attribuito alla zona una struttura che possa industrializzare, anche se a modo nostro e genuinamente, la produzione di valori e tecniche di cui si dispone, senza restare a guardare altre comunità che con minori risorse riescono a produrre cultura e trend, mode e stili.

 

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