Aldo Bianchini
SALERNO – Più che un processo del mondo al contrario, di cui sinceramente siamo ormai pieni e stufi, il libro (opera prima) di Carmine Pirofalo si pone come un processo di riordino dei fatti (e misfatti !!) della Chiesa Cattolica Universale a cominciare dalla passione di Cristo fino alla costruzione leggendaria del Cristianesimo attraverso passaggi finora inesplorati basati tutti su un unico comune denominatore: la fede.
E Carmine Pirofalo compie questo viaggio letterario, forte come è di un fede convinta e non di facciata, lo compie anche in maniera travagliata ma sempre sulla base di attento studio di libri e documenti, quasi come un laico, anche se sullo sfondo la fede resta immune da qualsivoglia condizionamento esterno. Come a ire che “la fede è fede e non si discute”.
Nel recente passato avevo letto “Quid est veritas”, di Matteo Claudio Zarrella (ex magistrato e già presidente del Tribunale di Lagonegro); quel libro, se vogliamo, è un spietata analisi giudiziaria delle morte di Cristo e del fenomeno universale che accompagnò la sua breve esistenza terrena, pur evidenziando vari frammenti di fede pura.
Nel libro di Carmine Pirofalo, invece, il tutto è costruito sulla fede nel rispetto assoluto dell’altro proprio perché ha studiato, ha saputo e vuole far conoscere; anche per mandare disperso un lavoro immenso che lo ha impegnato per molto del tempo della sua vita che, badate bene, è stata incentrata non sul suonare i piattini (come si dice in gergo !!) ma sulla gestione di un enorme potere organizzativo e finanziario della cosa pubblica, e nella fattispecie della sanità attraverso il suo impegno pluridecennale presso il San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona – l’ospedale di Sapri e quello di Oliveto Citra, paese della Valle del Sale che gli ha dato i natali.
Per lui non è stato difficile trasporre le sue esperienze e il suo credo in un libro (“Io ti darò le chiavi” (ed. EDISUD – Salerno) e lo spiega, se il lettore è attento, pienamente nello stesso titolo del libro. Difatti a tutti noi vengono consegnate “le chiavi“ della vita e la nostra responsabilità consiste proprio nel modo in cui queste chiavi le amministriamo in funzione del desiderio di CHI ce le ha consegnate al momento della nascita, e forse anche prima. E Carmine Pirofalo lo ha pienamente e compiutamente dimostrato nel corso di tutta la sua vita lavorativa al servizio degli altri.
Non c’è stato bisogno, quindi, per Carmine Pirofalo di essere teologo – biblista – prete – docente di religione – diacono o religioso per “intrufolarsi garbatamente nella gerarchia della Chiesa” e scrivere quest’opera letteraria (che gode della prefazione del prof. Nino Vitale – docente di diritto pubblico presso Unisa); per Carmine (mi permetto di chiamarlo per nome di battesimo in forza di una nostra storica conoscenza) è stato sufficiente edificare le fondamenta del suo capolavoro sulle solidissime colonne della fede che nutre fin dal primo momento della sua vita.
Del resto, con parole semplici – penetranti e convincenti è lo stesso autore a spiegarlo nella sua introduzione dal titolo “Perché”; nel senso e nell’intento di partecipare, di spiegare e di far conoscere agli altri tutta quanta la sua diretta esperienza di fede.
“”Il mio amico ha invece voluto fare qualcosa di meglio: collegare tutti questi atti e fatti in una storia coerente e lineare, riempendo al meglio tutti i vuoti che la lettura del Vangelo domenicale non può coprire, essendo quest’ultima rivolta soprattutto a suggerire elementi di meditazione sufficienti al cristiano per rimanere idoneo al Regno di Dio””, scrive il prof. Vitale.
Mi onoro dell’amicizia di Carmine e sono stato veramente orgoglioso, dopo aver letto la sua opera,frutto di uno studio attento e scrupoloso del messaggio di Gesù e di condividerne con lui la fede e la testimonianza del nostro essere cristiani, non solo nella ecclesia,ma anche nella vita professionale,sociale e politica.