da Antonio Cortese (docente – giornalista)
Il golfo di Salerno detiene alcuni primati nella cultura e nel mercato della pesca a livello mondiale.
Ma il podio va inclinandosi da vari anni a favore della velocissima globalizzazione per stili di consumo e standardizzazione culturale nell’alimentazione in generale.
Alici, tonni e seppie sono tre specie di una fauna geologicamente fortunata ma ignorata da chi la possiede.
A parte il cavalluccio marino, simbolo mascotte dello sport salernitano, di cui la provincia non sembra interessarsi perché il simbolo originale sarebbe poi la bussola di Flavio Gioia, per un recupero di una specie protetta e curata solamente in Liguria ed in Puglia, i fondali del golfo e delle due costiere costituiscono una delle migliori tane per le seppie facendo altresì capire che anche la qualità delle sabbie é di particolare qualità.
Sull’unicità dei tonni a pinne rosse scrissi già con buona eco un articolo su Cronache del Mezzogiorno più di venti anni fa.
Delle alici resiste ancora qualche sporadico vanto elitario della colatura in costiera cilentana ed amalfitana;
…ma il problema sta nella disattenzione e totale assenza di difesa agli attacchi del mercato pubblicitario alimentare da parte dei media, non solamente alle nuove generazioni ma verso le stesse generazioni che fino a pochi anni fa ne praticavano l’abitudine di consumo locale e tradizionale.
Secondo una tesi etimologicamente stramba, la classica colazione importata dai paesi anglosassoni e statunitensi col termine “sandwich”, deriverebbe dalla parola ripetutamente urlata e masticata del pescatore che vendeva nei porti al grido “sarde e alici, sarde e alici… sarde e alici!”; anche perché la parola sabbia é uguale a “sand-“ nel termine composto.
Oggi il panino sarde e alici é ancora facile consumarlo in Grecia e Turchia o altri paesi più orientali, ma a parte gli amarcord gastronomici, la crisi della cultura ittica andrebbe rimediata a mio avviso recuperando le proprie identità, perché se viaggiando in altre mete turistiche, laddove ogni regione attrae per determinate tipicità, perché mai la nostra provincia dovrebbe lasciare nell’oblio attrazioni da podio sommerso, non tanto per i turisti, ma per sé stessi, invece di pensare alle canzonette, alle pizze milanesi o alle merendine americane