Aldo Bianchini
SALERNO – Sembrerebbe proprio di sì, sia la politica che la magistratura lottano, l’una contro l’altra armata, per la conquista della sovranità assoluta senza tener conto di un principio fondamentale che sta alla base di ogni democrazia: il rispetto dei ruoli, partendo dall’assunto che la politica è un potere e che la magistratura è un servizio. Nel nostro Paese ci sono due poteri costituzionali “esecutivo e legislativo”, tutto il resto è “servizio”.
E’ un buco nero senza fondo; e se le parti in causa non realizzano questo momento come un momento democratico non si risolve lo storico conflitto tra i due poteri dello Stato (esecutivo e legislativo) e il servizio più importante dello stesso Stato (la magistratura, o almeno parte di essa).
L’avviso di garanzia, o meglio la comunicazione di iscrizione nel registro degli indagati, o meglio ancora “La comunicazione di avvenuta trasmissione degli atti al Tribunale dei ministri” (come giustamente precisato dal presidente dell’ANM -Associazione Nazionale Magistrati-) ha creato, quindi, non solo un dibattito aspro ma anche una certa confusione nell’interpretazione dell’atto notificato. Segno questo, inequivocabile, che lo staff dei consiglieri giuridici della premier è quanto meno da rivedere sotto il profilo della corretta professionalità.
Sull’argomento di notevole importanza ed interesse si sono pronunciati veramente in tanti:
LA PROCURA DI ROMA: La precisazione più significativa, anche se suona come un spiegazione giustificativa dell’azione del Procuratore Lo Voi, viene da Giuseppe Santalucia (presidente dell’ANM) che dice “La Procura di Roma non ha emesso un avviso di garanzia, ma una comunicazione di iscrizione sul registro degli indagati con conseguente immediata trasmissione degli al Tribunale dei ministri, affinché questi (ovvero gli indagati) possano presentare memorie al collegio o chiedere di essere ascoltati”. Una spiegazione barbina, quasi come una fuga dalla enorme cazzata messa in atto dal procuratore Lo Voi con la scusa del famigerato “atto dovuto” per far apparire la vicenda frutto soltanto della procedura applicata alla lettera; mentre nella fattispecie non è dovuto proprio un bel niente, e lo spiega benissimo Luciano Violante (ex magistrato, ex parlamentare, ex presidente della Camera ed ex comunista).
LUCIANO VIOLANTE: Alla domanda specifica del giornalista Mario Ajello, che lo intervista per Il Mattino per chiedergli se nella fattispecie non sia configurabile una ragion di Stato, risponde: “Mi pare sia possibile. In democrazia non ci sono né poteri né diritti assoluti. Ogni potere e ogni diritto trova un limite in un altro potere e in un altro diritto. Non ci può essere un potere giurisdizionale assoluto e non ci può essere un potere politico assoluto. Il nostro ordinamento individua la categoria di atti politici che non sono suscettibili di indagine giudiziaria … i ministri dovranno riferire al tribunale dei ministri quali sono le ragioni per cui hanno deciso il rimpatrio immediato di Almasri. E questo probabilmente è avvenuto per motivi attinenti alla ragion di Stato che i ministri illustreranno in seguito, se lo riterranno; ma in genere si tratta di vicende coperte dal segreto di Stato di cui dev’essere poi informato il Copasir, che a sua volta è tenuto al segreto. L’ambito giudiziario e quello politico sono distinti e devono restare tali in un Paese democratico. Altrimenti, vivremmo in un sistema di sovranità giurisdizionale assoluta o in una sovranità politica assoluta, che non sono compatibili con i principi della democrazia e sono esclusi dalla nostra Costituzione”. E si ritorna, quindi, al concetto del rispetto dei ruoli per evitare lo scontro inaccettabile tra i due poteri dello Stato (esecutivo e legislativo) e il servizio più importante dello Stato (la magistratura).
Con tristezza dobbiamo prendere atto che, purtroppo, questa storia va avanti fin dai tempi del presidente Antonio Segni per arrivare a Giorgia Meloni dopo oltre sessant’anni, passando però per Giovanni Leone, Bettino Craxi, Giulio Andreotti, Giovanni Goria, Matteo Salvini e tanti altri.