Aldo Bianchini
SALERNO – Fortunatamente le feste dello sport possono essere fatte anche senza i grandi campioni, soprattutto quelli più acclamati ed idolatrati dai tifosi e dai semplici spettatori; lo sport è tutta un’altra cosa sia per le specialità di gruppo che per quelle singolari.
Lo sport, nelle sue migliori accezioni, è il termometro della vita aggregativa – culturale e sociale di un Paese, ragion per cui deve necessariamente essere svincolata dalle bizzarrie di un singolo atleta ancorchè campione.
E lo Stato, il nostro Stato, attraverso la figura del Presidente della Repubblica celebra ogni anno le gesta sportive dei campioni come servizio di un intero Paese al fine di spingere tanti altri giovani verso lo sport e le sue tantissime specialità; e lo fa da sempre prima della fine di ogni anno, almeno fino al 2023 quando per ragioni organizzative dei tennisti e soprattutto di Sinner che stava preparando lo slam Australian Open (che poi brillantemente vinse) la Presidenza della Repubblica, facendo un grosso strappo al protocollo, decise di posizionare il tennis (e solo il tennis) in un data immediatamente successiva alla conclusione degli internazionali di Australia.
E Sinner, non ancora n. 1 del mondo, fu ricevuto in pompa magna dal presidente Mattarella insieme a tutti gli altri tennisti che avevano prodotto la storica vittoria in Coppa Davis dopo ben 47 anni dalla prima e unica vinta grazie al mitico Adriano Panatta nel lontanissimo 1976.
Quest’anno il Quirinale ha anticipato tutti, anche le bizzarrie di qualche campione e, per festeggiare la seconda Coppa Davis (grazie solo a Sinner) e la sua seconda vittoria consecutiva in Australia, ha fissato la data delle celebrazioni soltanto per il tennis a dopo la conclusione del torneo australiano; ma Sinner, il celebrato ragazzo altoatesino poco convinto del valore simbolico di queste celebrazioni, ha disertato l’avvenimento e non si è presentato in Quirinale, mettendo in atto ciò che, forse, voleva già fare l’anno scorso.
Lo sconcerto è stato generale, ma nessuno ha osato criticare il gesto così plateale di dissenso (altro che periodo di riposo per la sua salute) probabilmente perché è un campione universale che andrebbe sempre rispettato.
Preferisco non esprimere la mia opinione, sarebbe troppo pesante per l’idolo tennistico del momento; mi basta riportare ciò che ha dichiarato il presidente della Federazione Tennis e Padel, Angelo Binaghi, nel corso della cerimonia davanti al Capo dello Stato: “Dispiace che non ci sia, ma la salute rimane prioritaria. La situazione psicofisica del ragazzo richiede estrema attenzione. C’è amarezza per questa assenza, abbiamo spostato in avanti l’incontro con il Presidente della Repubblica perché pensavamo fosse l’unica finestra possibile, nonostante questo il festeggiato numero uno non è potuto venire. Non sono contento, mi dispiace”.
Cosa dire, ognuno ha le proprie convinzioni; per quanto mi riguarda posso soltanto precisare che, forse, abbiamo assistito al primo sgarbo istituzionale da parte di un ragazzo (sicuramente mal consigliato di componenti il suo staff) che, prima di essere un grande campione, aveva dimostrato di appartenere a questo pianeta con il garbo e la su educazione.