da Salvatore Memoli (avvocato – scrittore – giornalista)
Nel piccolo cimitero cristiano di Hammamet, le tombe erano sporche ed abbandonate, si respirava un’aria di resa, come di un tempo che cancellava la memoria di chi non c’era più. Nessuno o pochissimi entravano, prima di questi ultimi 25 anni, a salutare i morti nella Fede del Cristo Risorto. Sulle tombe con tutti i richiami cristiani, bisognava spostare foglie e aghi di pini che nemmeno il vento riusciva a spostare, per leggere quello che c’era scritto. Tra il silenzio avvolgente della morte e la vita della città nella retrovia dell’imponente Medina c’é anche il grande cimitero musulmano, con tombe semplici, tutte uguali, disposte verso la Mecca, dove in spazi ristretti i familiari degli estinti attraversano i viali poveri di qualsiasi ornamento facendo posto ad una presenza silente, una venerazione piena di gesti che non conosce il cimitero cristiano.
Dalla morte di Bettino Craxi, il viale sterrato che rasenta i due cimiteri e che corre fino in fondo, dove lambisce il verde mare, non conosce giorni in cui un crescente pellegrinaggio di fedeli, simpatizzanti e curiosi, s’incammina verso lo sua tomba. Il cimitero in questi 25 anni è cambiato, tutte le tombe hanno guadagnato una nuova attenzione e meritato maggiore cura.
Come dice un vecchio tunisino che custodisce la tomba: ” Craxi é diventato il Presidente di tutti i morti cristiani”. Chiunque attraversa il piccolo camminamento che conduce alla tomba del leader socialista non lesina una preghiera e un’attenzione per le altre tombe. Il cimitero cristiano ora riluce per questa presenza che ha sconvolto il silenzio e che sembra invadente, invece si inabissa nel silenzio religioso e terreno di un posto che gli restituisce quell’eterna pace che in vita molti avevano attentato. Bettino Craxi ha scelto di restare in Tunisia, di restare ad Hammamet e di essere seppellito qui dove la sua personalità dirompente, tormentata, nostalgica, ha trovato la quiete che sottolinea ogni suo gesto, volontà, memoria, combattimento e indomita avventura. Non parla più Craxi, parla il suo silenzio, la sua testimonianza che supera la morte, raggiunge tutti coloro che vogliono ascoltarlo e non riesce ancora a farsi ascoltare da chi lo aveva tradito, volutamente isolato, terribilmente insultato.
Craxi parla e chi onestamente lo ascolta conferma la sua storia socialista, anticapitalista, a difesa della giustizia e della lotta politica che può essere dura ma non offende chi cerca la libertà, anche dopo la morte.
Craxi è il socialista di sempre né più rosso e né più nero. Resta se stesso e non si sbaglia di una linea sull’originalità del suo messaggio politico. I grandi vengono a visitarlo ma non sono capaci di ascoltarlo, nemmeno dopo 25 anni di forzato immobilismo.
Forse pensano di spartirsi, a modo loro, l’eredità ideale.
Ma Craxi osserva sempre in silenzio l’insipienza di chi lo colloca a destra.
Un grande leader internazionale non può stare a destra. A lui non appartengono più queste speciose collocazioni. Alla sua storia nessuno può apportare modifiche che la violentano. È scritta negli atti. Si legge nel colore del garofano. Si respira nell’umiltà di una sepoltura semplice, di uomo del popolo tra il popolo.
E, soprattutto, nelle sue parole che lo radicano per sempre qui, lontano fisicamente dall’Italia, avendo lasciato in eredità all’Italia il suo grido riformista, di sinistra, internazionale, prudente e riverente verso la vera Costituzione e lontano da chi vuole fare della sua storia ancora una storia di parte che serve alla politica politicante. Il suo messaggio travalica il mare, le distanze, le scarne visioni politiche per sottolineare la grandezza del suo socialismo per tutti e per un’Italia migliore.
Qui ad Hammamet se sappiamo ascoltare Bettino parla ancora ma non dice quello che gli vogliono far dire!