Claudio Virno Lamberti: un vecchio compagno di scuola

 

Aldo Bianchini

SALERNO – La notizia della morte di Claudio l’ho appresa da “leCronache.it” (ed. 11.01.25) leggendo lo splendido articolo finemente ricamato da Enzo Sica; sono rimasto attonito e, infine, anche un po’ colpevole di non aver potuto presenziare ai suoi funerali in quanto mi trovo temporaneamente in Florida a Palm Beach. Il mio abbraccio più sentito a tutta la sua famiglia che non ho mai avuto l’onore e il piacere di conoscere.

Agli inizi degli anni ’60 eravamo compagni di scuola io e Claudio, anzi di classe; insieme per lunghi cinque anni delle superiori, passati d’un soffio sempre all’insegna della correttezza e della spontaneità, mai un momento d’invidia almeno da parte sua. Era un bel ragazzo con molte più possibilità economiche di me, e quest era l’unica differenza che contrassegnava le nostre battute di vita studentesca; lui sempre circondato da un nugolo di belle ragazze, io alle prese con quelle leggermente meno belle (ma di poco !!); e ci scambiavamo, come facevano e come fanno tutti, le varie impressioni sulle nostre prime esperienze amorose. Niente di che, neppure una parola fuori posto o di commento negativo; spesso ci incontravamo nella galleria (ora modernizzata) che portava da Corso Vittorio Emanuele di fronte al portone di accesso del magistrale che era pieno zeppo di ragazzine. La galleria, semibuia e con le poche attività commerciali all’ora di ingresso delle scuole ancora chiuse, favoriva qualche bacio e calorosi abbracci; ma, ovviamente, niente di più.

Ci capitò anche di condividere la stessa ragazza (lui prima e io dopo) in quel periodo giovanile e gioviale che spesso mi ritorna in mente.

Come spesso accade tutto finì con la fine del ciclo scolastico; lui già un predestinato, io alla ricerca spasmodica di una stabile collocazione sociale.

Ci ritrovammo diversi anni dopo; lui nelle vesti di un giovane imprenditore di successo, io in quelle più istituzionali di ispettore di vigilanza per gli infortuni sul lavoro. Fu una gioia immensa, un momento di grandi ricordi, una correttissima azione di controllo da parte mia e di una disponibilità assoluta dell’imprenditore che, con grande semplicità riuscì anche a cancellare un piccolo incidente burocratico tra me ed un suo stretto collaboratore.

Finì con una pantagruelica cena in un ristorante sul lungomare che volle, a tutti i costi, pagare Claudio; nel corso di quella splendida serata della seconda metà degli anni ’80 riuscimmo anche  ricordare, con un velo di saggia esperienza, quella ragazzina che avevamo condiviso molti anni prima e della quale sapevamo soltanto che era felicemente sposata e mamma di due figli.

Ci incontrammo nuovamente qualche anno dopo, questa volta senza cena; io ero anche giornalista e trattavo molto le vicende di tangentopoli, chiarimmo alcuni particolari molto importanti per le mie inchieste.

Poi un altro salto in avanti nel vuoto di circa trent’anni (comunque io seguivo le sue vittorie imprenditoriali e lui la mia attività giornalistica) per ritrovarci, purtroppo per l’ultima volta, a cena nello stesso locale sul Carmine; incontro casuale e ravvicinato, avevamo due tavoli contigui, e questo ci consentì, comunque una lunga e piacevole chiacchierata su vari argomenti, tra i quali anche la Salernitana Calcio.

Quella fu, purtroppo, l’ultima volta che l’ho visto e sentito; ieri la brutale notizia della sua morte; era più piccolo di me di circa un mese.

Mi auguro di vero cuore che possa riposare in pace per sempre.

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