SPINILLO: un vescovo d’altri tempi

 

Aldo Bianchini

VALLO di DIANO – Con Lui sicuramente la Chiesa non arretra, piuttosto fa molti passi in avanti nell’immaginario collettivo dei fedeli; parlo del Vescovo di Aversa S.E. Mons. Angelo Spinillo, nato a Sant’Arsenio nel Vallo di Diano, che svolge il suo ministero in un terra cosiddetta straniera almeno sotto il punto di vista della legalità e della trasparenza.

Insomma scrivo di un Vescovo che per certi versi rappresenta la difesa della “vecchia frontiera” cristiana che si apre con eccellente lungimiranza verso tutto ciò che rappresenta “il nuovo”, capace di arginare l’onda sempre presente del male al fine di costruire un futuro migliore nel quale rispecchiarsi profondamente senza arretrare di un solo centimetro, anche di fronte alle avversità che incombono sulla Chiesa Cattolica come mai, forse, è accaduto negli scorsi millenni.

Mi ha colpito molto l’intervista che in questi giorni l’alto prelato ha rilasciato al quotidiano Il Mattino (giornalista Lorenzo Calò) sulla incresciosa vicenda della messa di Natale non celebrata da don Patriciello in quel di Caivano nel Parco Verde che l’attuale governo nazionale porta a simbolo di una ritrovata legalità; dalle risposte date alle domande anche insidiose del giornalista emerge la grande personalità del Vescovo Spinillo che agli occhi dei lettori, e quindi dei fedeli, non può non apparire come il vero servo di Dio che sulla Terra si oppone all’arroganza ed allo strapotere della malavita e che nel contempo difende a spada tratta, ma sempre con toni pacati, uno dei suoi figli migliori rappresentati nella fattispecie da Don Patriciello che con il suo atteggiamento super partes è stato capace di stringere la mano a Giorgia Meloni tra i mugugni generali di chi vorrebbe anche la Chiesa di sinistra.

Grande equilibrio, quello di S.E. Spinillo che con il suo mantello ecclesiale non solo ha protetto il parroco di campagna ma ha lanciato forti appelli alla stessa Curia Romana per sollecitarla alla svolta definitiva verso il nuovo e senza mai assolutamente deflettere rispetto a quello che, anche ai nostri tempi, è il compito specifico e precipuo della Chiesa verso l’immensa popolazione di fedeli.

Insomma nelle parole di Spinillo si colgono tutti gli elementi occorrenti in primo luogo alla tutela della fede, ma anche al rilancio della stessa fede strappandola a quei concetti primordiali che non possono resistere ancora per molto all’ondata travolgente dell’economia e della legalità globalizzata che, non a caso e non per caso, cerca di mettere le mani addirittura sull’immenso patrimonio materiale della Chiesa con la Casa Bianca trumpiana direttamente interessata al problema.

La mitezza nei tratti somatici del Vescovo Spinillo non deve, quindi, essere confusa con una inesistente sudditanza o soggezione; Egli è forte caratterialmente, sa distinguere il bene dal male e da sempre è interamente devoto alla causa della Chiesa che Lui serve e ama.

Nei suoi 46 anni di sacerdozio, dei quali 24 trascorsi nelle vesti di Vescovo, ha sempre lottato contro ogni pregiudizio e qualche volta ha anche difeso l’indifendibile; forse per questo nel gennaio 2011 fu scelto, come unto dal Signore, per la missione delicatissima di bonificare e pacificare un territorio particolare dell’hinterland napoletano, dopo aver dato buona parte di se stesso alla Curia di Teggiano Policastro dal 2000 per dieci anni.

In quel lontano pomeriggio del 13 maggio 2000 ero presente alla sua consacrazione di Vescovo, nel Centro Sportivo Meridionale di San Rufo; lo vidi prono dinanzi all’allora figura quasi ascetica (poi gravemente rovinata dagli scandali) del cardinale Michele Giordano (arcivescovo di Napoli); appariva composto, sicuro di se, genuinamente sacerdote e grato alla Chiesa per avergli dato la possibilità di mettere in mostra tutte le sue doti umane e cristiane al servizio degli ultimi.

Ha ottenuto vari incarichi di prestigio, gliene manca forse uno, quello più prestigioso che seppure in lontananza si intravede dietro l’angolo.

 

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