Aldo Bianchini
SALERNO – Ore 10.43 del mattino del 3 dicembre 2024; squilla insistentemente il mio telefono cellulare, sul led appare la scritta “sconosciuto”; indugio poi alla fine rispondo “Si, pronto, con chi parlo”; dall’altro capo dell’immaginario filo un voce ferma, sicura, serena, discreta ed educata: “Buongiorno, sono Michele Pinto, scusi se la disturbo ma avevo voglia di salutarla e di ringraziarla per il suo impegno sincero, leale e libero di giornalista, compito che lei svolge da tantissimi anni con costanza e dedizione. Le auguro di trascorrere felicemente le prossime festività di fine anno”.
Incredulo, rispondo: “Gentilissimo Presidente, la ringrazio di cuore per questa su telefonata anche se credo di non meritare la sua attenzione”, e via così per alcuni minuti con questa gradevolissima conversazione, intrisa anche da qualche ricordo di natura geo-politica.
Mentre parliamo mi rendo conto che già solo la voce del senatore riesce a mettermi addosso una certa tranquillità rispetto al fatto, assolutamente inconsueto, che un monumento della politica locale e nazionale (Michele Pinto è stato deputato e senatore D.C. per alcuni decenni – demitiano di ferro – ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali dal 18 maggio 1996 al 21 ottobre 1998 nel primo governo Prodi – Presidente della commissione giustizia del Senato dal 28 ottobre 1998 al 29 maggio 2001 e promotore della Legge Pinto sull’equa riparazione per il danno, patrimoniale o non patrimoniale, subito per l’irragionevole durata di un processo <l. 24 marzo 2001, n. 89> – vice presidente del Senato dal 21 aprile 94 all’8 maggio 96 – Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, ecc., oltre che stimato ed esperto avvocato) potesse intrattenersi cordialmente con un modesto giornalista di provincia.
La conversazione va avanti per un bel po’ e mi accorgo dal suo tono di voce che il senatore riflette prima di parlare e quando parla dice ciò che pensa, senza falsi infingimenti; quindi oso un po’ di più e vado avanti: “Senatore, quando penso a lei ho da tempo l’impressione di avere a che fare con un politico troppo presto messo da parte e quasi dimenticato dopo aver dato tantissimo al Vallo di Diano ed al Paese; mentre lei, nonostante l’età, dimostra una impressionante lucidità anche su temi scottanti, difficili e di stretta attualità”.
Con pacatezza, ma anche con la sicurezza dell’uomo che ha vissuto pienamente la sua vita, mi risponde: “Caro Bianchini, è la politica che è fatta così; forse fatta male ma è così e bisogna sempre farsene una ragione; io ho avuto le mie grandi occasioni, le ho gestite al meglio delle mie possibilità e sempre in favore della gente comune, quella che va al seggio elettorale con la speranza che il suo voto possa contribuire a cambiare le cose che non vanno. Per questo sono assolutamente sereno e ringrazio la vita che mi dato queste opportunità”.
Mi commuovo al solo pensiero che un simile personaggio abbia avvertito l’intima necessità di telefonare a me che, rispetto a tantissimi altri, l’ho conosciuto davvero molto poco; e gli ricordo in che modo tanti anni fa ci siamo conosciuti.
In piena tangentopoli, giugno 1994, camminavo per i corridoi del secondo piano dell’ex tribunale di Salerno quando incrocio l’avv. Michele Pinto che in quel momento era senatore e vice presidente del Senato della Repubblica; un saluto doveroso ed un rapido scambio di battute. All’improvviso mi sento strattonare il braccio sinistro, mi giro e vedo l’allora pm d’assalto Michelangelo Russo che subito mi rimbrotta per la mia ingiustificata (secondo lui) azione giornalistica in difesa dello stto di diritto di diversi tra imputati e indagati (quasi tutti socialisti); e poi rivolgendosi direttamente al senatore dice pressappoco così: “Mi meraviglio di lei che si intrattiene con il giornalista Bianchini”. Silenzio assoluto per qualche frazione di secondi, poi lapidaria e pacatala voce del senatore Pinto: “Sono io caro consigliere che mi meraviglio di lei che più di me dovrebbe tutelare l’indipendenza di chi, come Bianchini, svolge una difficile attività in un momento così complicato della vita pubblica; e glielo dico non da senatore e da vice presidente del Senato ma da semplice cittadino di questo Paese”. Il pm gira le spalle e va via.
Ecco, in questo modo ho conosciuto tanti anni fa il sen. avv. Michele Pinto; ed è per questa ragione che ho deciso di raccontare la telefonata del 3 dicembre scorso e per inserirlo in quella ristretta fasci di personaggi dell’anno appena concluso, come faccio da qualche tempo a questa parte con l’arrivo del nuovo anno.
Un persona perbene , un galantuomo, un grande professionista, un politico lungimirante che con le sue splendide forze è riuscito a lasciare tracce indelebili nel nostro Vallo di Diano e intera Italia. Mai inciuci, mai illegalità, mai compromessi, ma sempre politica a testa alta. Esempio per noi tutti.
Complimenti,dottor Bianchini!