da Angelo Giubileo (avvocato – filosofo)
Siamo o non siamo nel corso di “una terza guerra mondiale a pezzetti”?
Il relativo monito di Bergoglio risale all’anno del suo insediamento al soglio pontificio di Roma, nel 2013. Da allora, sullo scacchiere internazionale abbiamo assistito a una serie di scontri e di ritiri militari, in specie delle truppe statunitensi, da territori in qualche modo contesi sul piano economico e commerciale.
L’economista liberale francese Frederic Bastiat è passato alla storia per la sua ben nota frase: “Dove non passeranno le merci passeranno gli eserciti”.
Il detto, secondo i più, implicherebbe il fatto che, laddove la produzione non si alimenti, la guerra diventi una necessità.
Nello scacchiere internazionale odierno, molti osservatori fanno altresì riferimento all’ipotesi di “tre imperi” (cfr. Parag Khanna, edizione italiana Fazi 2009), statunitense cinese ed europeo, da oltre venti anni senz’altro in contesa economica tra loro.
Ma, i dati dicono che mentre negli ultimi vent’anni la produzione di USA e Cina sia cresciuta, quella cinese in particolare, la produzione complessiva dell’Europa, o meglio dell’Unione europea, sia invece in fase recessiva e comunque non sia cresciuta in maniera tale da far fronte alla crescita, simmetrica, degli altri due imperi suddetti.
Inoltre, altro fatto ancora più rilevante, riguarda il fondamento geopolitico legato allo scoppio degli scontri bellici manifestatisi.
Infatti, non è senz’altro per ragioni di carente produzione economica e commerciale di energia che la Russia ha dichiarato guerra all’Ucraina oppure Israele ha attaccato il territorio palestinese e libanese; e, ancor prima, gli USA si sono ritirati dall’Afghanistan e dalla Siria; e prima ancora, abbiamo assistito al fallimento delle “primavere arabe” e del conflitto tra opposte fazioni nella Libia ricca di giacimenti petroliferi.
In fondo, la geopolitica consente di contestualizzare i fenomeni, e così dovrebbe essere interpretata anche la frase di Bastiat. In sintesi: una forza, in espansione, laddove non riesce a imporsi mediante lo scambio commerciale, tende a imporsi militarmente.
Così che, parafrasando Heidegger: l’umanità ha ridotto tutto a un rapporto di forze e allora non sa più semplicemente (dire) che cos’è che una cosa è.
La guerra è l’esito di una volontà di potenza.