Aldo Bianchini
OLIVETO CITRA – In principio fu “il paese della Madonna”, oggi è soltanto “il paese dell’oro giallo”. Ma, ovviamente, la vita scorre bene anche così; dalla parte del paesino dell’alta Valle del Sele rimane un paesaggio naturalistico eccellente e una quasi perfetta amministrazione della cosa pubblica affidata da decenni nelle mani di Mino Pignata (storico sindaco e storico medico locale, dalle profonde radici socialiste).
Ma in principio fu “il paese della Madonna”; una icona religiosa che, da quel lontano 24 maggio 1985, rilanciò l’immagine di Oliveto nel grande tritacarne mediatico del mondo dell’informazione anche grazie al famosissimo premio “Sele d’oro” letteralmente inventato dal sindaco Pignata per la ripresa post terremoto dell’80; prima ancora del pur intelligente ripristino e rilancio del cosiddetto “oro giallo” in forza di una produzione doc delle ricche colline olivetane in materia di olive secolari coltivate dagli esperti cittadini di Oliveto.
Del resto lo stesso nome del paese “Oliveto” sta a significare questa grande e continua produzione di olive dalle quali viene ricavato un olio di primissima qualità.
Ma in principio, dicevo, ci fu la Madonna a rilanciare l’immagine del paese nel mondo; avvistata per caso da alcuni cittadini in un anfratto rocciosa poco distante dalla piazzetta centrale divenne subito un fenomeno che coinvolse prima tutta la provincia di Salerno e poi diverse regioni del mezzogiorno.
- 24 maggio 1985 – Quel giorno durante i festeggiamenti del Santo Patrono della cittadina, San Macario Abate, alcuni ragazzi videro cadere una stellavicino al Castello ed eccitati corsero a vedere di che si trattava. Si avvicinarono al cancello del castello e qui apparve loro la Madonna col Bambino in braccio, che li avrebbe rassicurati di non aver paura di lei. I ragazzi, scioccati dall’accaduto, corsero via in piazza ad avvisare i propri compaesani e raccontando loro cosa avevano visto. Una di loro, la barista Anita Rio, scettica sul loro racconto, volle andare personalmente al castello a curiosare e, poco dopo, tornò in paese testimoniando di aver visto una donna molto giovane, vestita di bianco e con il mantello celeste dalle filettature dorate. Intorno alla sua testa brillava una corona di stelle, mentre i suoi piedi poggiavano su una morbida nuvola. Aveva in braccio il Bambino che reggeva una corona del rosario. Da quel momento in poi, tutti a Oliveto Citra raccontano la storia della Madonna del Castello e sul luogo dell’apparizione è stata edificata un’edicola a forma di stella per ricordare l’episodio.
E fu un fenomeno di quelli da ricordare nella storia; ogni pomeriggio arrivavano decine di pullman gran turismo che sbarcavano centinaia e centinaia di fedeli che correvano in adorazione ai piedi della statuina della Madonna posizionata dietro una cancellata di ferro in modo tale che nessuno potesse toccarla.
Il fenomeno durò a lungo e crebbe sempre di più; fino al punto da condizionare in positivo l’economia dell’intero paese che trasse da quell’inaspettata esperienza una serie di inenarrabili benefici; poi il fenomeno piano piano si spense, anche se ancora oggi non mancano i fedeli-visitatori di quel luogo angusto che aveva generato tanta prosperità.
Ma Oliveto Citra ha saputo reagire ed ha ripristinato l’antico e secolare splendore dell’oro giallo che tanta ricchezza aveva generato per infinite generazioni nel corso di lunghi decenni.
Scrive la giornalista Annamaria Parlato, sul quotidiano Il Mattino del 25 novembre scorso,: «Olea prima omnium arborum est», l’ulivo è la più importante fra tutte le piante, così scrive Columella nel I secolo d.C. nel suo De Re Rustica. L’olivo, pianta sacra e maestosa, ha origini che risalgono a più di 6.000 anni fa. La sua prima coltivazione è documentata nella Mezzaluna Fertile, tra l’attuale Palestina, Siria e Mesopotamia. Da qui, grazie ai Fenici e ai Greci, si è diffuso lungo il Mediterraneo, diventando un simbolo di prosperità. È una narrazione millenaria che intreccia mito, cultura, religione e agricoltura. Il ciclo di produzione del prezioso oro liquido è un processo che unisce il sapere della tradizione alla precisione dell’innovazione tecnologica. Oliveto Citra, rientrante nell’Associazione Nazionale Città dell’Olio, affonda le sue radici nella storia e nella geografia del territorio. Il termine Oliveto richiama l’abbondanza di ulivi nella zona, una caratteristica che ha da sempre definito il paesaggio e l’economia locale. Citra, invece, deriva dal latino e significa “al di qua” o “di qua”, in riferimento al Principato che si trovava al di qua dei Monti Picentini, separato da quello Ultra durante il Regno delle Due Sicilie.