da Angelo Giubileo (avvocato-scrittore)
Il Parlamento europeo ha oggi votato la fiducia al governo della II Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen, con 370 voti favorevoli, 282 contrari e 36 astenuti. Essendo 720 i parlamentari eletti, il risultato è che il nuovo governo dell’Unione europea ha ottenuto un voto di maggioranza risicata, pari al 51,38% degli eletti.
Un risultato dunque che contrasta con le speranze ma anche con le attese della vigilia. Speranze, dettate dall’esigenza di “mantenersi uniti” riguardo alle crisi internazionali e alle guerre che senz’altro muteranno gli assetti di potere e governo internazionali; attese, relative a un’intesa di governo dell’Unione che fosse di fatto più solida.
Dato che sull’intesa stessa pesano altresì le divisioni all’interno di tutti gli schieramenti che hanno votato la maggioranza: Popolari, Socialisti, Liberali, Conservatori e Verdi; così che, in mancanza dei voti dell’uno o altro schieramento, il governo con la nuova proposta della Commissione non sarebbe stato approvato.
Ursula von der Leyen ha ammesso che “non è stato facile. Ma superare le divisioni e forgiare compromessi è il segno distintivo di ogni democrazia viva”. Queste parole tuttavia dovranno essere suffragate dai fatti che, necessariamente, dovranno seguire.
Al fine della risoluzione delle crisi e delle guerre, che dicevamo, l’Unione europea ha finora svolto un ruolo assolutamente marginale nella trattazione e nello sviluppo delle contese in atto, astenendosi dal prendere qualsiasi decisione che, se adottata, dal punto di vista geopolitico avrebbe decretato la fine immediata del patto europeo, sancito appena trent’anni fa a Maastricht (1992).
In un mondo di nuovo diviso in blocchi, è lecito dubitare che le ragioni di Stato geopolitiche prendano il sopravvento sulle ragioni di Stato valoriali, tanto più che gli schieramenti che hanno votato la nuova Commissione europea si basano su valori che, al momento, non sono affatto condivisi.
Rispetto al programma della nuova Commissione, è lecito chiedersi se si formerà un compromesso sulle politiche e sulle risorse destinate a finanziare i nuovi obiettivi di: green deal europeo, difesa e sicurezza europee, modello sociale europeo, qualità della vita europea, difesa della democrazia europea, per “un’Europa globale” che miri all’“allargamento come imperativo geopolitico”
(https://commission.europa.eu/document/e6cd4328-673c-4e7a-8683-f63ffb2cf648_it).
Così che, in definitiva, diremmo che ancora una volta si tratta piuttosto di una conferma, e cioè la conferma dell’attuale ruolo di comprimaria che l’Unione europea svolge in ordine alla “forza e ai partenariati” di cui nel suo complesso dispone, e con l’accordo necessario di determinati Stati membri o addirittura di ogni singolo Stato membro.