da Salvatore Memoli (avvocato – giornalista)
SALERNO – Quello delle Cooperative sociali é un processo che si é chiarito udienza dopo udienza ed ha disvelato una realtà dei fatti molto lontana dal racconto giudiziario e giornalistico. Chi ha avuto modo di essere presente alle udienze e di annotare le testimonianze importanti di autorevoli testimoni si é fatta l’idea che a voler insistere sulla colpevolezza di Fiorenzo Zoccola e Nino Savastano si rischia di pigiare l’acceleratore su un possibile errore giudiziario. I fatti dimostrati dicono che le cose stanno in modo completamente diverso da come l’accusa li abbia presentati. Non solo sul proscenio mancano personaggi che avrebbero potuto avere un ruolo e che in alcuni casi sono stati prosciolti ed in altri non sono stati sentiti nemmeno come testi. Chi evidenzia questi limiti processuali é proprio l’accusa che colloca tra i riferimenti a sostegno personaggi come i politici Franco Picarone e Angelo Caramanno ma di essi non se ne avvale per sostenere ipotesi accusatorie o posizioni che avrebbero potuto concorrere a chiarire passaggi importanti delle eventuali condotte censurabili. Non aver utilizzato questi testimoni, persone che erano sicure di un giudizio negativo sulle procedure utilizzate negli affidamenti di appalti ovvero nel mancato rispetto di ipotizzate procedure può aver avuto un senso per l’accusa, certamente é significativo per le difese evidenziarlo soprattutto quando tirano in ballo Savastano sul presupposto di conoscenze di persone o cose che non sono venute a dimostrare in aula. Il processo é un’insalata accusatoria che ha messo insieme violazioni di leggi, forzature negli affidamenti, voto di scambio ed altro che, però, non risultano compiutamente dimostrate ovvero non rapportate a chi ne trarrebbe beneficio e chi ne sarebbe vittima. Si parla come Savastano abbia avuto interesse a scambiare i voti di Zoccola e delle Cooperative con presunti aiuti a loro favore che non risultano individuati né provati. In ogni caso il presunto voto di scambio non mi pare che avvantaggerebbe solo il Savastano, posto che l’abbiano provato, lascia fuori il Governatore e un altro Consigliere Regionale favorito. Ma in realtà l’intera vicenda é avvolta da un’oscura ricostruzione che é lacunosa e smentita dai diretti interessati e dai testimoni che erano parte coinvolta nelle procedure di affidamento. Quello che é emerso nel dibattimento é il numero consolidato di anni che vedeva gli affidamenti alle Cooperative effettuati in forma diretta, in primo tempo, quindi attraverso l’individuazione dei lotti messi a gara che seguirono anche una fase di evidenza pubblica nella scelta voluta dai dirigenti del Comune di Salerno e garantita da precise normative.
Un inciso importante sembra la parte riservata alle proroghe degli affidamenti mai volute da Zoccola e dalle diverse Cooperative e l’inevitabile precarietà imposta dalla complessità delle fasi preparatorie delle gare, appesantita dalle diverse competenze dei settori amministrativi, la stazione appaltante e la pandemia. Tutte circostanze che non hanno favorito ciò che per strade diverse era il comune obiettivo di Comune/Dirigenti e vertici delle Cooperative nell’insistere per la celebrazione delle gare. In queste pieghe di complessità amministrativa emerge il giudizio positivo e di correttezza che tutti avevano di Fiorenzo Zoccola « persona corretta e garbata » che al massimo « sollecitava quasi sempre per le sue cooperative la liquidazione delle trimestrali a lavoro effettuato » e non aveva un ruolo di rappresentante di tutte le cooperative! Il Dirigente Caselli ha chiarito che passava delle ore per ricevere e chiarire punti importanti a chiunque si presentasse nel suo ufficio imprenditori e responsabili di cooperative!
Tutta la tresca politica e amministrativa sbandierata non é emersa dal dibattimento anzi é emerso il rigore della burocrazia comunale e, sebbene l’accusa abbia richiesto 4 anni ed 8 mesi di reclusione per Zoccola e 4 anni ed 1 mese per Savastano, la requisitoria é stata sostanzialmente lacunosa, inconferente con l’abbondante e professionalmente ineccepibile materiale raccolto dai testimoni ( autorevoli) tanto da non permettere il collegamento reale tra la richiesta di condanna e i fatti acclarati.
Il processo ha restituito certamente molte verità meritevoli di essere valutate. Intanto é sembrato che l’accusa sia stata invitata a fare luce sui fatti incriminati da chi vive all’interno della macchina politica, con il sospetto di irregolarità che spaventavano la persona impreparata a dare valutazioni appropriate, per questo più incline a sollecitare l’inquirente che a studiare le leggi, valutare correttamente le richieste di Anac e rispettare il poderoso lavoro dei Dirigenti Comunali che con le loro scelte restituiscono al processo ed alla Città una dimensione di buona professionalità della burocrazia comunale. La stessa che ha apprezzato il Sindaco Vincenzo Napoli e gli altri intervenuti che hanno ribadito la loro fiducia nelle procedure di affidamento. Dunque con queste poderose verifiche non si capiscono le richieste di condanna, fermo restando il rispetto di un lavoro inquirente che in buona sostanza restituisce nei cittadini fiducia nelle Istituzioni. La parola ora tocca ai difensori che hanno argomenti a iosa per suonare le campane della vittoria e motivare un Collegio attento, vigile e garante d’imparzialità, il cui verdetto assolutorio va incoraggiato senza esitazione.