da Antonio Cortese (giornalista)
Come per l’ Abruzzo e la Sardegna le regionali umbro-emiliane si sono concluse in una improvvisa elezione lampo orfana di propaganda e pubblicità politiche.
Il calo dei partecipanti registra nuovamente un calo giunto al meno di un cittadino su due con diritti (doveri) al voto.
Come un pò dappertutto nelle democrazie occidentali, l’astensionismo sta divenendo un partito fantasma a sé.
Ma oltre ad indicare la scarsa pubblicità istituzionale, venuta meno sui media, col drastico disuso della carta stampata, nonostante le rassegne dei tiggì, va segnalato il fenomeno aggregativo europeista per cui la gente sta interessandosi maggiormente a ciò che accade a Bruxelles, capendo che le politiche direttive partono da lì.
L’accentramento dell’attenzione euro-centrista distrae la massa da quella che invece sembrerebbe ancora una efficace azione politica locale e se non se ne accorgono i cittadini, ancor maggiormente sono gli addetti ai lavori, che parlando sempre più di politiche europee non danno informazioni sufficienti al pubblico né l’attenzione dovuta come accadeva fino a pochi anni fa. Ugualmente la classe giornalistica, resasi più verticistica a livello nazionale, concentra il focus quotidiano sul parlamento centrale e meno su quelli nazionali, che appaiono via via semplici salotti per dibattiti altolocati.
Rinvangare sul cattivo funzionamento delle sedi regionali poi, a seguito dell’ulteriore legge che permise il citato accentramento di potere a discapito democratico nelle mani dei governatori, è altra urgenza che va dimenticandosi sia da parte di quelli che fino a ieri ne erano oppositori, sia da coloro che ne appaiono pertanto indifferenti tra una autonomia indifferente ed un’altra ignorata.
Se doveva esserci uno psudo-federalismo in Italia, denominarlo in autonomie vuol dire cercare di imitare un modello di cui non si é capita una beata minima condizione amministrativa.
I tentativi di ripensare la struttura e l’organizzazione statale, oppure opporsi all’idea di una Lega meno genuina con un referendum, sembra difficile non tanto per volontà e giustizia da parte della collettività, ma appunto per il calo di reale interessamento da parte dei cittadini e dei loro rappresentanti come dimostrato degli esiti delle regionali.
Chiudo permettendomi di ammonire i direttivi del servizio pubblico televisivo, che ancora sembrano non capire che i media social Google, Meta, Twitter ed altri sfornano 24h/24 contenuti globali e non certo i fatti di questa o quell’altra regione o comune di una piccola nazione di 60 miloni appena di abitanti. Quindi la responsabilità su queste cifre di afflusso quasi insufficiente é in grande e grave mancanza di responsabilità dei media caldi a prescindere dalle singole sedi regionali che già fanno da corto circuito endogeno, senza almeno diffondere quel senso dello Stato per cui vengono profumatamente pagate per messaggi buonisti fini a sé stessi. con spot “cretinamente” sostenibili ma a quanto pare, palesemente controproducenti e senza alcun risultato se non negativo. Responsabillizare anche i cittadini delle altre regioni all’agone politico che poi diventa nazionale, sarebbe dovuto essere preminente alle sceneggiate e alle telenovelle per casalinghe che non esistono quasi più.