Aldo Bianchini
SALERNO – Quando si parla o si scrive di camorra bisognerebbe sempre tenere la barra dritta e mettere da parte l’ansia da prima notizia (che colpisce tutta la stampa) per fornire a chi ascolta o legge un quadro molto più completo di quello che potrebbe apparire dalle indiscrezioni pilotate sia dalle Procure che dai vari investigatori. E questo lo dico non soltanto ai giornalisti ma anche, se non soprattutto, a quei pur valorosi magistrati chiamati ad interrogare i presunti pentiti che un giorno dicono una cosa e il giorno dopo ne dicono un’altra.
Quando leggo su un quotidiano nazionale il titolone “Le verità dell’ex pentito sull’omicidio Vassallo testimonianza fiume – Le dichiarazioni di Ridosso, tra gli arrestati per l’esecuzione del sindaco di Pollica: due giorni davanti al Gip, nuove rivelazioni sul maxi-business della droga sul litorale” davvero mi inquieto e mi sento fuori dal contesto; e mi chiedo come sia possibile (per il caso di specie, ovvero il delitto Vassallo) continuare a straparlare senza aver prima fatto una rapida ricognizione della cronaca giudiziaria di questi ultimi quindici anni.
Prima di dare credito alle parole (sulle quali io non investirei neppure un soldo bucato) di un pentito sarebbe necessario capire chi è Romolo Ridosso (detto Romoletto). Ricordo a tutti, in rapida successione, in quante inchieste “Romoletto” è stato coinvolto in questi ultimi quindici anni: “Criniera – Ghost Road – Mastrolindo – Perseo – Poker – Sarastra (Aliberti) e Linea d’ombra (Gambino)”; inchieste in cui Romoletto ha fatto il bello e il cattivo tempo mettendo alla berlina, l’uno dopo l’altro, tutti gli inquirenti che hanno dato credito alle sue parole che in fase di indagini preliminari hanno prodotto arresti clamorosi e titoloni sui giornali, e che a conti fatti hanno determinato inappellabili assoluzioni in quel quadro investigativo/giudiziario che l’ottimo pm Vincenzo Montemurro aveva denominato “Super Job Search”.
Dunque è giusto affermare che tutte le parole spese da Romolo Ridosso hanno sempre avuto una valenza pari allo zero assoluto.
Non so se i tantissimi inquirenti che hanno dedicato il loro tempo alla mega inchiesta sull’omicidio di Vassallo hanno mai preso in considerazione il quadro giudiziario sopra descritto; se non lo hanno fatto rischiano un nuovo e più pesante fallimento generale. Sugli scambi verbali piccati tra la ex pm Rosa Volpe e il colonnello Fabio Cagnazzo dedicherò una nuova puntata.
Oltretutto, sempre rifacendoci a quel quadro sopra indicato, gli inquirenti si accorgerebbero facilmente che da decenni sono coinvolte, in quelle inchieste, sempre le stesse famiglie malavitose: Ridosso – Loreto – Petrosino – D’Auria – Contaldo – Fezza – De Vivo e Giugliano (solo per citarne alcune), dalle quali la giustizia sembra non sapersi liberare, fino al punto da poter affermare che “le mani della camorra” gestiscono la giustizia, in questa circoscrizione giudiziaria, attraverso gli inquirenti ormai incapaci di condurre inchieste senza l’apporto dei pentiti (mentitori seriali) e/o delle intercettazioni telefoniche che molto spesso producono un buco nell’acqua.
Ma si sa (e spesso i giornali lo dimenticano) che la Procura di Salerno fin dagli anni della tangentopoli ha gestito in maniera errata il fenomeno del pentitismo che sarà pure servito a qualcosina ma che ha determinato sfracelli incancellabili.
Sempre per aprire alla memoria è giusto, qui, ricordare che il compianto procuratore capo di Napoli Agostino Cordova (denominato “Il minotauro di Palmi”) nell’ottobre del ’93 (pochi giorni dopo essersi insediato) aprì un fascicolo sulle modalità di utilizzo errato delle dichiarazioni dei pentiti (Galasso, Maiale, Cillari, ecc.) da parte della Procura di Salerno e che quell’utilizzo aveva messo a rischio anche alcune inchieste napoletane; un caso clamoroso che approdò anche in Parlamento (facile consultare gli atti parlamentari) davanti alla Commissione Antimafia dove furono chiamati a difesa il capo della Procura di Salerno Ermanno Addesso e il pm Alfredo Greco.
Tutto questo però non basta e le Procure salernitane si crogiolano sempre di più tra le spire voluttuosamente inquinanti delle dichiarazioni a raffica dei pentiti che raccontano fatti e misfatti anche risalenti a decenni prima. E la dimostrazione più lampante viene, per quanto attiene la “Procura new-age di Borrelli”, dalle inchieste clamorose sulle Coop del Comune di Salerno (con gli arresti dell’ 11 ottobre 2021) e sulla figura dell’ex presidente della Provincia Franco Alfieri (arresto del 3 ottobre2024); alle quali ora si aggiunge quella ancor più clamorosa della presunta scoperta delle dinamiche del delitto Vassallo (arresti del 7 novembre 2024).