Aldo Bianchini
NOCERA INFERIORE (SA) – Una nuova, durissima e severa lezione da parte di un collegio giudicante (1^ sezione penale del tribunale di Nocera Inferiore) contro tutti quei PM e investigatori vari (quelli che pensano di scrivere le sentenze con un semplice interrogatorio) che si sono serviti e si servono delle “confessioni manipolate” dei presunti pentiti di camorra.
Prova ne è la sentenza di 1° pronunciata lo scorso mercoledì mattina in favore del sindaco di Scafati ”Angelo Pasqualino Aliberti”; una sentenza che scagiona in pieno il sindaco da tutte le accuse mandandolo assolto “perché il fatto non sussiste” insieme agli altri coimputati tra i quali la moglie Monica Polino (ex consigliere regionale) e il fratello Aniello e il giovane Andrea Ridosso (oggi docente a Venezia).
I FSULLI PENTITI: Dunque di cosa parliamo e di cosa abbiamo parlato in questi ultimi 9 anni di calvario durissimo che Aliberti ha subito a causa di irresponsabili (per non dire altro) dichiarazioni del pentito Romolo Ridosso che è stato capace di inquinare anche l’inchiesta per l’omicidio Vassallo, infinocchiando forse investigatori e PM. Vergognoso dare semplicemente ascolto ad un individuo che ha solo da guadagnare per se con le sue menzogne (oggi si parla addirittura di concedergli nuovamente lo status di collaboratore di giustizia dopo le fregnacce raccontate sul caso Vassallo), come se le sue false rivelazioni non abbiano inquinate quelle inchieste che il pm Vincenzo Montemurro raccoglieva sotto la denominazione di “Super Job Search”.
LA STAMPA: Ma al di là delle menzogne di Romoletto va evidenziata anche la scelleratezza con cui la stampa sta trattando questa assoluzione di Aliberti relegando la notizia in un quarto di pagina interna (Il Mattino), fortunatamente leCronacahe.it gli ha dedicato una pagina intera anche se interna; ma tutti hanno dimenticato i numeri dello straziante calvario di Aliberti, un calvario che lo portò finanche ai limiti di un atto in danno della sua stessa vita. Non solo, gli fu anche impedito da zelanti investigatori l’utilizzo di internet quando ancora era un uomo libero seppure indagato.
IL BLITZ: Tutto cominciò la mattina del 18 settembre 2015, un triste venerdì, quando all’improvviso gli uomini delle forze dell’ordine, guidati dal pm Vincenzo Montemurro in persona, assediarono il Comune di Scafati, l’abitazione di Aliberti e il suo ufficio medico; anche l’abitazione dei genitori del sindaco. Perquisizione a tappeto, sequestro di voluminosi fascicoli e conseguente notifica di specifici avvisi di garanzia. Sembrava che Romoletto avesse vinto, anche perché sull’altare dei suoi benefici aveva sacrificato il giovanissimo parente “Andrea Ridosso” utilizzandolo nelle sue dichiarazioni come utile manutengolo tra i clan mafiosi e il sindaco Aliberti.
IL CALVARIO: Da quel tragicocomico blitz, tra incertezze e accuse incentrate anche sulle fasulle rivelazioni di una giornalista di Metropolis, il buon Aliberti fu costretto a vivere ben 858 della sua storia con la spada di damocle sul capo, sempre in attesa di quello che nessuno pensava potesse accadere. Ma accadde nella fredda mattinata del 24 gennaio 2018, quando il sindaco venne clamorosamente arrestato e tradotto in un carcere di massima sicurezza lontano da Scafati. Il 13 settembre di quello stesso anno fu messo ai domiciliari e soltanto il 5 dicembre 2018 venne liberto dopo 315 giorni di carcerazione preventiva. Dal primo blitz fino al dicembre 2018 erano, però, passati già 1.173 giorni di drammatico calvario.
CONSIDERAZIONI: Ho scritto tanto, anzi tantissimo, sulla vicenda giudiziaria di Aliberti; e l’ho fatto contro il pensiero di tutti gli altri che avevano già condannato il sindaco con centinaia e centinaia pagine di cronache sui giornali e dichiarazioni televisive. Ho avuto ragione ancor auna volta, anche se dopo un simile calvario ogni ragione è superflua. Mi dispice solo, e lo dico con amarezza, che il pm Vincenzo Montemurro non ascoltò alcuna mia parola quando nel suo ufficio gli consigliai di leggere attentamente il libro “Passione e tradimenti – quando la politica ti scorre nelle vene” che lo stesso Aliberti gli aveva regalato dopo il blitz del 18 set. 2015; un libro che aveva scritto in tempi non sospetti (edito nel novembre 2014) e che conteneva straordinarie rivelazioni sui suoi possibili accusatori. Credo che Montemurro non lo abbia mai letto.