Aldo Bianchini
SALERNO – E’ necessario riprendere il discorso sul rapporto tra giudici e politici in modo di capirne qualcosina in più; è un dedalo quasi inestricabile fatto di allusioni, ammiccamenti, mezze verità, attacchi reciproci fino al trascinamento dell’incresciosa vicenda dentro i misteriosi meandri dell’Unione Europea (UE) e della Corte di Giustizia Europea e della nostra Suprema Corte di Cassazione; e non solo per il caso specifico dei migranti che il Governo vuole sistemare in Albania e che i giudici (alcuni !!) impediscono detta collocazione.
Al di là del fatto che la nostra Cassazione dovrebbe pronunciarsi il 5 dicembre prossimo con il presumibile rinvio alla sentenza europea del 4 ottobre scorso (richiamata dai giudici), che la Corte di Giustizia Europea non si pronuncerà prima del luglio 2025 e che la UE darà applicazione ad una nuova disposizione (già approvata dal Parlamento UE) contenente l’elenco dei Paesi sicuri non prima del 2026, appare chiarissimo come tutti dalla UE al Governo nazionale cerchino di evitare in tempi brevi qualsiasi necessaria decisione.
E la lotta, anzi la guerra, continua.
Varrebbe la pena, a questo punto, chiedersi come, quando e perché è nata questa guerra che ha superato i trent’anni dalla sua nascita.
Per saperne di più è sufficiente leggere il libro “Ai danni del popolo italiano” (Riflessioni e proposte di un ex magistrato per una giustizia in coma) scritto dall’ex magistrato ed attuale avvocato Carlo Correra; e mai titolo è più azzeccato perché la giustizia nostrana è davvero in coma da molto tempo.
Ma da quando la giustizia è in coma ? Lo spiega benissimo Correra in uno dei capitoli del libro: “… non è un caso singolo ma una sorta di ciclo storico che si ripete fin dal 13 luglio del 1994, quando i quattro PM di mani pulite annunciarono in tv il rifiuto di applicare il famoso “decreto Biondi”; era l’inizio dello scontro durissimo tra una parte della magistratura magistratura e la politica di destra …”.
E come fare a dargli torto; quel giorno la magistratura ha marcato una supremazia incontrollabile in suo favore ed a tutto danno della politica; un fatto che lla luce di oggi si è trasformato. Quel giorno, in un Paese civile, la politica avrebbe dovuto innanzitutto sottoporre a provvedimento disciplinare i quattro magistrati (perché si rifiutavano di applicare la legge) ed a punirli severamente per la disobbedienza sfacciata, sporca ed inquinante. Ma va anche detto che in quel momento, forse, non c’erano le condizioni per farlo; difatti il “consenso popolare” era tutto pro-magistrati. Ma oggi le cose sono diverse, e quel consenso popolare la magistratura se l’è giocato malamente fino a perderlo completamente; oggi ogni azione di insubordinazione della magistratura porta una valanga di voti verso il centrodestra. Alla Meloni, dunque, è sufficiente “resistere, resistere, resistere” (di d’ambrosiana memoria) per vincere alla fine di una lunga battaglia.
Nel libro di Correr si legge anche che “… da quel momento la sinistra, ovviamente, ne approfittò e cominciò una sottile strumentalizzazione del potere giudiziario; la sinistra non avendo gli strumenti per vincere democraticamente le elezioni adottò il braccio armato dei pm. Il problema è serissimo in quanto anche se lla fine i tribunali bocciano le azioni dei PM, queste bocciature arrivano anni o decenni dopo; nel frattempo l’avversario politico della sinistra è stato fatto fuori …”.
Raddrizzare un barca, continua Correra, che pende da trent’anni in una certa direzione non è affatto facile, perché chi aveva e ha interessi affinchè la barca continui a pendere adotta tutti gli strumenti, anche sleali, per vincere. Oltretutto la scarsa qualità dei personaggi che circondano la Meloni, che si staglia sempre di più come una persona forte e capace come nessuno forse si aspettava, non brilla certamente per oculata e professionale nella preparazione di norme e decreti: disattenzione nella scelta delle persone o vera incapacità degli addetti ?
In merito all’ultimo conflitto, in ordine di tempo, tra magistratura e Governo per la questione migranti in Albania mi viene da sottolineare come tanti stanno straparlando, alcuni ragliando, pur essendo magistrati – avvocati –esperti che dicono delle corbellerie soprattutto quando affermano che una sentenza della corte di giustizia europea sia vincolante per il giudice, che tuttalpiù può da quella sentenza prendere spunti interpretativi e niente più.
In realtà, per concludere, senza ingolfarsi nei massimi sistemi (vedi separazione delle carriere), questi incontri avrebbero potuto migliorare l’efficienza dell’intera macchina giudiziaria, ma è stato inutile; non è stato possibile, così come non è stato possibile attivare specifici incontri risolutivi con il ministero.