Aldo Bianchini
SALERNO – Lo scontro tra politica e magistratura (meglio sarebbe dire tra alcuni politici e alcuni magistrati) si inasprisce ancora di più; dopo la vicenda della giudice Silvia Albano (come di altri prima di lei) che aveva costretto il Governo ad una “decretazione primaria” per tamponare l’irruzione della Albano nel caso migranti in Albania (la decretazione primaria è quella che in teoria dovrebbe bloccare le singole iniziative dei giudici, decretazione sottoscritta anche dal Presidente della Repubblica) ecco arrivare la potenza del Tribunale di Bologna che cannoneggiando contro il Governo chiede alla CGUE (Corte di Giustizia Unione Europea).
Insomma quelle che erano semplici battaglie si sono rapidamente trasformate in una guerra senza frontiere che investe addirittura la Unione Europea perché i volenterosi magistrati di Bologna (per fortuna solo alcuni di quelli addetti alla sezione emigrazione) sono arrivati a prospettare una specie di “colpo di stato” d parte del Governo italiano contro le toghe per sottrarsi al “sindacaato giurisdizionale”. Siamo veramente alla follia pura.
LA NUOVA VICENDA: In particolare il ricorso del Tribunale bolognese parte dal caso di un cittadino del Bangladesh che ha impugnato il provvedimento della commissione territoriale che ne aveva bocciato la richiesta di protezione internazionale. Una richiesta che (anche in funzione degli effetti dell’ultimo decreto primario, firmato anche da Mattarella) varato dall’esecutivo inserendo il Bangladesh tra i Paesi sicuri, era stata dichiarata infondata in ragione della sua provenienza da un Paese oggi non considerato a rischio per la violazione dei diritti umani. Da qui parte la contestazione dei giudici che reputano i criteri usati dall’esecutivo Meloni per definire la sicurezza dei Paesi di provenienza dei migranti irregolari che approdano in Italia come in contrasto con il diritto europeo. Roba davvero dell’altro mondo.
LA PREVALENZA: Insomma pare di capire che per i giudici di Bologna debba prevalere la normativa della UE o quanto decretato dallo Stato Italiano che dovrebbe, comunque, essere sovrano soprattutto in queste scelte. Ragion per cui anche un cosiddetto “giudice ragazzino” potrebbe, anzi può mettere in discussione un decreto approvato all’unanimità dal Governo e sottoscritto dal Presidente della Repubblica senza alcuna osservazione o suggerimento di indirizzo.
LA GUERRA: Allora ecco che ci siamo, l’antico conflitto tra politica e magistratura si è prima trasformato in scontro aperto per poi, allo stato dell’arte, degenerare in una vera e propria guerra di competenze tra i vari poteri dello Stato. Ricordando sempre il quello della Magistratura non è un potere ma un Ordine al servizio dello Stato non può non concludersi con la chiara constatazione, almeno dal mio punto di vista di osservazione, che non è stata soltanto la politica del Governo ad aprire una gravissima e inedita crisi istituzionale, ma sono stati sicuramente anche i giudici (se non solo loro !!) con il loro atteggiamento in dispregio dell’azione governativa a tramutare lo scontro in guerra.
LA SOLUZIONE: La soluzione c’è ed è unica; una soluzione che non passa soltanto per la via breve dellaa separazione delle carriere che potrebbe anche non servire a niente; passa, invece, attraverso il ridimensionamento del cosiddetto potere giudiziario che deve essere indotto a tornare velocemente lla gestione della “giustizia commutativa” senza alcuna tracimazione in quella distributiva che deve essere appannaggio solo della politica. Ma la crisi tra magistrati e politici, che viene da lontano, quando è nata ?. Lo vedremo in un prossimo editoriale.