U.S.A.: le due Americhe … Trump o Harris per l’America First ?

 

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Manca davvero poco, anzi pochissimi, e nella notte tra il 5 e il 6 novembre sapremo dove approderanno politicamente gli Stati Uniti d’America, sulla riva destra di Trump o su quella sinistra della Harris; al momento stanno entrambi navigando in discesa i grandi fiumi d’America (il lungo Mississipi, il rosso Colorado, il verde Chicago river, il grigio Hudson river e tanti altri) verso l’Atlantico e verso il Pacifico, ma anche quelli che si riversano nei grandi laghi.

Un’America incerta, quasi infastidita dal clamore mediatico che le prossime elezioni presidenziali stanno avendo in tutto il mondo, mentre negli USA vengono vissute, invece, come un momento comunque importante ma non decisivo al punto tale da far prevedere chissà quali e quanti capovolgimenti.

Agli americani medi interessano innanzitutto l’economia, la sicurezza e il leggendario “America First” (Il termine si riferisce alla linea politica estera di isolazionismo degli Stati Uniti d’America in tre momenti storici: il primo nel 1916 con Thomas Woodrow Wilson, il secondo nel periodo della seconda guerra mondiale fino alla fine degli anni ’50 ed il terzo nell’era della presidenza di Donald Trump, che lo ha usato e lo usa anche come slogan politico) ; tutto il resto è praticamente ignorato o quasi; la pancia dell’America segue pochissimo i dibattici politici in televisione anche perché sono rari e vanno ricercati all’uopo; lì regna sovrana la pubblicità, non è come da noi che ci inondano di chiacchiere televisive a tutti i livelli con esperti e filosofi della materia che si accapigliano tra loro.

In pratica nel nostro Paese si discute del futuro dell’America molto di più di quanto gli stessi americani ne discutano, almeno a livello pubblico. E questo dà l’esatta dimensione di come la politica viene vissuta negli States.

Ma mancano soltanto quattro giorni e martedì prossimo oltre trecento milioni di elettori si recheranno alle urne, molti lo hanno già fatto per via telematica o imbucando semplicemente una busta in una cassetta postale (le Poste negli USA sono ancora una delle principali vie di comunicazione).

Con la segreta speranza che non venga fuori all’ultimo minuto l’uomo dai trecento milioni di voti molto ben rappresentato nel film “Swing Vote – Un uomo da 300 milioni di voti”; un film del 2008 diretto da Joshua Michael Stern e riguardante delle ipotetiche elezioni presidenziali statunitensi nelle quali la designazione del candidato vincitore viene determinata dal voto di un solo uomo, quello che nel film è rappresentato dal protagonista interpretato da Kevin Costner.

Se vincerà il primo (Trump) di sicuro l’America (quella delle grandi lobbies) si inquieterà e ricominceranno gli assalti della magistratura contro la Casa Bianca, un po’ come molto spesso accade da noi.

Se vincerà la seconda (Harris) certamente l’America (sempre quella delle grandi lobbies) si placherà e nessun magistrato oserà più sfidare il potere consolidato della Casa Bianca, un po’ come  molto spesso accade da noi.

Infine il mancato endorsement avrà pure fatto perdere migliaia di abbonati al Washington Post ma, credo, ne abbia fatto guadagnare molti di più al candidato Trump; nel segno che l’America sa votare, come invece non accade molto spesso in Italia.

 

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