da Antonio Cortese (giornalista)
E’ stata pubblicata la lista per i comuni che possono richiedere il servizio per ecompattatori, sperando che i tempi non siano lunghi come per lo smaltimento o il trasferimento e andirivieni di balle di varia natura.
Ora poiché il sottosuolo italiano non dispone di tutti i giacimenti che possono vantare altri continenti o il nord Europa, sarebbe altrettanto buono pensare a sedi di stoccaggio di tutti quei materiali che non siano unicamente plastici o leggeri.
Poiché inoltre i costi aggiuntivi che si riversano sulle tasse dei contribuenti sono dovuti all’importazione di sostanze e materie prime che costituiscono la gran parte dei beni tecnici e tecnologici, ed avendo a disposizione zone abbandonate in posti rurali sia dai cittadini che dalla burocrazia, accumulare tali risorse per il riutilizzo e la trasformazione risulterebbe utile ad un Paese che non debba pensare solamente in maniera ottusa al trend ecologico globale.
Nuovi materiali, composti e leghe dapprima ammassati ed archiviati in apposite zone di stoccaggio, restituirebbero col tempo miniere cui attingere a seconda dei flussi dei prezzi della Borsa.
Già le rottamazioni automobilistiche e le altre forme di smaltimento rifiuti, si sono rese note quali forme addirittura di sfruttamento di una utenza deprivata di determinati valori che vanno oltre il significato del semplice inutilizzo o sbarazzamento.
L’usato in tutte le sue forme ha infatti in realtà prezzi che in molti casi vengono minimizzati dalla propaganda industriale di settore specie se estera.
Se poi come sembra se ne approfittano anche aziende appaltate da determinate amministrazioni é materia di un filone di inchieste che si é andato a spettacolizzare invece di essere ben indagato.
Ad ogni modo se tutte queste iniziative abbiano “anche” scopi di sviluppo economico, ebbene lo stoccaggio anche di materiali pesanti o industriali non dovrebbe essere difficile per quello che una volta era uno dei più grandi popoli di risparmiatori.