da Angelo Giubileo (avvocato – filosofo)
Leggo che ieri, presso i padiglioni della Mostra del libro di Francoforte, l’argomento del giorno ha riguardato il rapporto tra politica e letteratura e, quindi, la funzione essenziale della letteratura: a cosa serve la letteratura?
Non c’è dubbio alcuno che il termine “letteratura” deriva dal latino “littera, ae” ovvero ciascuno dei segni di un alfabeto con cui si rappresentano i suoni, vocalici e consonantici, della realtà. Infatti, ad esempio, è noto che all’origine della scrittura indoeuropea i sacerdoti-astronomi autori dei Veda erano detti mat-son(i) e cioè coloro che misuravano (mat) il respiro (son) dell’essere.
In definitiva: la lettera, le parole, le frasi sono rappresentazioni della realtà e non invece la realtà medesima, che accade indipendentemente da esse. Anche per il filosofo Platone, l’autore della Repubblica, come dice Giorgio Colli: “Amore della sapienza non significava aspirazione a qualcosa di mai raggiunto (n.d.r.: e da raggiungere), bensì tendenza a recuperare quello che già era stato realizzato e vissuto” (La nascita della filosofia, Adelphi).
Nelle intenzioni di Platone, la sua intera opera doveva quindi servire a recuperare l’esperienza del passato, a differenza di quanto concepirà poi Socrate, allorquando “nella sua dialettica l’elemento morale va affermandosi a scapito di quello puramente teoretico” (Ibidem).
Così che, in origine, secondo Giorgio Colli (e modestissimamente anche io con lui): “la filosofia è un genere letterario”, soltanto un genere letterario, il genere specifico della dialettica alla cui deriva Parmenide intese immediatamente opporsi, prima che Zenone la trasformi in “una teoria generale del ‘logos’” (Ibidem).
Ieri, a Francoforte, Alessandro Baricco ha detto che: “La letteratura non è impegno civile ma svelare la realtà”. E ha aggiunto: “Le storie possono essere anche fastidiose, scandalose, urticanti. Ma per noi è importante conservarle da qualche parte”. Se la letteratura diventa strumento della politica e della religione, la letteratura non serve a nulla.
Angelo Giubileo