ALFIERI-VILLANI CI SIAMO QUASI

 

 

da Giovanni Falci (avvocato)

 

Caro Memoli ho letto con attenzione il tuo articolo di oggi e devo costatare che l’analisi congiunta delle vicende Villani-Alfieri ha leggermente, ma significativamente, modificato i precedenti articoli in cui l’analisi era stata fatta per singola vicenda.

Per prima cosa voglio precisare, se in precedenza non fosse stato chiaro, che non ho mai fatto riferimento a presunte violazioni deontologiche contenute negli articoli che ho citato riguardo alle vicende giudiziarie dei due esponenti politici di cui parliamo.

Ho parlato, e lo ripeto, d’imparzialità che, per quanto dirò è contenuta anche nell’articolo di oggi, sebbene in misura molto minore e accettabile.

A me non sembra che la mia lettura del tuo articolo sia stata importuna, mancante di discrezione e sfacciata; si è trattato del libero esercizio di critica che, per fortuna, ancora è consentito nel nostro paese (chissà per quanto ancora).

In effetti, i toni e le “correzioni” del commento odierno mi restituiscono una visione non sbagliata di quanto avevo percepito e analizzato in precedenza.

Io non sono abituato a cantarmela e suonarmela da solo, ma ritengo che quando esprimo un giudizio sia sempre frutto di un ragionamento che esterno per spiegare le ragioni dei miei convincimenti; se non coincidono con quelli di altri non significa che sono inopportuni o sfacciati, al più possono essere sbagliati.

Nell’articolo di oggi sono scomparse le “chiavi da gettare” per Franco Alfieri e questo mi sembra già un buon punto di partenza; non c’è più l’immagine che ”passava il pollice sull’indice ripetutamente voleva soltanto scongiurare un prurito insistente alle sue dita”, così com’è scomparsa la mancanza di simpatia e l’essere stato stato vittima di immeritato turpiloquo; e anche questo non mi sembra poco!

Si è passati, per Alfieri dall’avere “meriti di fattività come amministratore” a essere “il migliore amministratore che il territorio abbia espresso”.

Forse quegli argomenti ed espressioni di prima potrebbero essere classificate improntitudini a ragion veduta; sicuramente tutto fastidioso, eccessivo, e, come dicevo anche un poco popolaresco.

Oggi “Alfieri e Villani” sono due persone amiche senza simpatie particolari e/o colpevoli di non aver adottato “utili soluzioni”.

Ancora oggi traspare il tuo trasporto emotivo sulla base dell’amicizia e della stima che nutri per il dott. Villani e questo è veramente un valore di cui ti deve essere dato atto perché non è da libro Cuore.

Sull’argomento mi è tornata alla mente una frase abbastanza nota tratta da un libro di Jean Jaques Rousseau, “Emilio o dell’educazione”: “Val molto di più avere la costante attenzione degli uomini che la loro occasionale ammirazione”.

E’ proprio quello che lega il tuo rapporto con il dott. Villani che ho conosciuto poco e di sfuggita, ma del quale ho sempre e solo sentito parlare bene anche da suoi avversari politici militanti in altri partiti.

Traspare dalle cose che scrivi di Villani la tua felicità per i successi di questa persona che superano la condivisione delle sue sofferenze. Questa è la cartina di tornasole dell’autentica amicizia.

Ti fa onore questo sentimento che va dichiarato e non annullato perché non c’è niente da vergognarsi di avere un trasporto personale verso un amico.

E’ proprio questa la “tensione” contenuta nel termine stesso di “attenzione” che ti lega alla sua vicenda giudiziaria e alla sua persona.

Il primo articolo, quello dove hai parlato solo del “caso Villani” non fa una grinza se letto da solo, anzi è da prendere ad esempio per comprendere il vero significato dell’amicizia.

La questione si complica, invece, quando si raffronta con l’altro, quello nel quale hai parlato solo del “caso Alfieri”.

Il terzo, quello odierno, in parte riequilibra la situazione.

Per prima cosa la “lettura dei processi, i carteggi, le intercettazioni” non penso ti sia stato possibile per l’indagine Alfieri.

La fase processuale delle indagini preliminari è caratterizzata dalla secretazione degli atti d’indagine e, quindi, al più, si può conoscere l’ordinanza di applicazione delle misure cautelari ma non il “carteggio”.

Le “intercettazioni telefoniche” che dovessero essere riportate in quell’atto (ordinanza cautelare) non possono restituire la verità dei fatti perché sono quelle estrapolate dall’accusa, selezionate e funzionali alla richiesta della misura cautelare.

Il mio Maestro, il prof. Gianzi, mi insegnò fin dal 1983 nel famoso (per Salerno) processo Mirabile, che le intercettazioni vanno lette per intero perché la prova dell’innocenza può trovarsi anche in una intercettazione “scartata” dal PM, cosa che avvenne proprio in quel processo dove, il mio Maestro (lo voglio ribadire) ribaltò in appello il verdetto di primo grado giungendo all’assoluzione dell’imputato che avevo difeso da solo in I grado facendolo condannare perché non avevo letto tutte le intercettazioni di tutti gli imputati.

Questo va detto per chiarire come possa essere aleatorio e superficiale il giudizio sul “carteggio che lo inchioda (Franco Alfieri)”.

Così come ancora non riesco a comprendere quella “differenza di fondo tra i due casi” basata sui titoli di reato contestati a questi imputati.

Perché dovrebbe “lasciare perplessi” la bancarotta che se non contenesse “malizie” non sarebbe fraudolenta? Mutuando un’espressione usata a proposito di Alfieri evidentemente “la G.d.F. e il PM non l’hanno pensata così”  sull’elemento intenzionale della bancarotta contestato a Villani (malizia o meno).

Ma, e qui voglio fare copia e incolla con il mio precedente articolo usando la “moderna tecnologia”, ripeto e non mi stancherò mai di farlo, perché è la mia professione a impormelo, “da giurista puro, senza improvvisazioni sociologiche, voglio precisare che il dott. Villani è sicuramente presunto innocente ai sensi dell’art. 27 della Costituzione che è una norma così cauta nei confronti del prossimo da sancire la non colpevolezza fino alla sentenza definitiva di condanna dopo il terzo grado di giudizio”.

Premesso che non conosco i capi d’imputazione che riguardano Villani né i fatti di bancarotta che gli vengono contestati e non conosco neanche quelli di Franco Alfieri, vorrei chiarire, in linea teorica, come si dice “dottrinaria”, quell’aspetto dei “soldi suoi” e dei “soldi di tutti” che sembra essere la distinzione in termini di disvalore delle condotte contestate al duo Villani-Alfieri.

Si tratta di concetti tecnico-giuridici che mi sembrano di difficile comprensione per i non addetti ai lavori e che, perciò, creano confusione nei ragionamenti.

I reati di bancarotta sono reati plurioffensivi, perché accanto all’interesse al regolare svolgimento della pubblica economia, sono posti a tutela di altri particolari interessi.

La plurioffensività del reato di bancarotta lede, fra gli altri, anche l’interesse patrimoniale alla conservazione della garanzia facente capo ai singoli creditori, i quali tutti, uti singuli, sono da considerare soggetti passivi del reato.

A fianco dell’interesse dei creditori la bancarotta è reato contro l’amministrazione della giustizia e inoltre vi è la tutela di un interesse sociale – l’interesse al corretto andamento delle relazioni economiche – per cui il reato di bancarotta è un reato contro l’economia pubblica.

Si potrebbe semplificare dicendo che la bancarotta fraudolenta riguarda sia “soldi suoi” che  “soldi di tutti”.

Questo chiarimento dovrebbe fugare le “perplessità” e consentire una “lettura” della vicenda giudiziaria e finanziaria in riga con la scienza giuridica.

Per completezza, quindi, va chiarito e va detto che “Villani ha rischiato con il suo patrimonio” ma avrebbe creato danni ai creditori e quindi ai patrimoni di altre persone, proprio come “Alfieri che gestiva soldi di tutti” e quindi di altri.

Ma comunque mi fa piacere l’augurio che hai formulato in questa sede per Alfieri, sia per il processo che per essere “eletto in Regione e completare il suo cursus honorum” con il quale hai concluso quest’ultimo articolo e la dichiarazione di amicizia espressa per entrambi e io voglio formulare lo stesso augurio per il giudizio di appello del dott. Villani cui auspico di essere assolto.

Giovanni Falci

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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