Aldo Bianchini
SALERNO – Dopo oltre trent’anni si ritorna a parlare, con maggiore intensità della strada a scorrimento veloce denominata “Fondovalle Calore” che spesso ho definito come la “strada dei veleni” che tantissimi guai giudiziari addusse ai socialisti contiani che dominavano la scena politica degli anni a cavallo tra gli ’80 e i ’90.
LA STORIA: Il clamoroso scandalo giudiziario della Fondovalle partì come un’onda oceanica sulla base di un esposto anonimo e di un altro firmato, esposti depositati nella mani del pm Michelangelo Russo che seppe imbastire e portare fino a processo, dopo numerosi arresti sconcertanti, ben 31 personaggi (politici, amministratori, tecnici ed imprese) che si concluse con sette patteggiamenti, venti c0ndnne e quattro assoluzioni. L’unico processo dalla cosiddetta tangentopoli salernitana conclusosi, almeno in 1° con sentenze abbastanza pesanti in un clima che, bisogna ricordare, era tutto teso verso la colpevolezza degli imputati, a prescindere.
Ma questo è il passato remoto; invece nel passato recente e nel presente le stesse associazioni ambientaliste e gli stessi politici che erano contrari hanno cambiato radicalmente idea e pensano di dover completare quell’opera che i socialisti del tempo indicavano come estremamente necessaria all’economia generalizzata del Calore ed alla rinascita di intere comunità residenti in zona; quelle posizioni sono ora patrimonio di chi non voleva quella strada. Ma così va la vita e bisogna farsene una ragione.
LA NOTIZIA: E’ di qualche giorno fa la notizia che la Regione Campania e la Provincia di Salerno per la continuazione della Fondovalle Calore hanno, e più specificamente per “Fondo Valle Calore – Completamento/Stralcio – Tratto A-B SS 166 Ponte Calore – loc. Mainardo – CUP: H21B20000090002 CIG: 956255238C”.
L’ATI appaltatrice vede come mandataria la Pagano Costruzioni srl e come collegata la Costruzioni Generali Santangelo srl; il direttore dei lavori è l’ing. Giovanni Sammariano; il CSE il geom. Umberto La Sala e il RUP l’ing. Angelo Miche Lizio.
Fin qui tutto nella norma; la sorpresa viene a galla dalla lettura dei nomi inclusi nelle “Consulenze Specialistiche” per la realizzazione dell’opera: ing. Federico Amatucci (idraulica) – ing. Alberto Amatucci (idraulica) – ing. Amerigo Galdi (idraulica) – geol. Nicola Colangelo (geologia) – ing. Raffaele Costanzo (strutture).
Ebbene dopo oltre trent’anni i “figli d’arte”, gli ingegneri idraulici Amatucci Federico e Alberto e Galdi Amerigo; i primi due figli del compianto Franco Amatucci e il terzo figlio del mai dimenticato Raffaele Galdi (detto Lello) che furono, in origine, i progettisti della Fondovalle Calore agli inizi degli anni ’90; due ingegneri di vaglia che pagarono per colpe assolutamente non loro e che una Procura aggressiva volle colpevolizzarli a tutti i costi.
LE CONCLUSIONI: Ho accolto questa notizia con grande soddisfazione e non solo per aver difeso da sempre a spada tratta i due ingegneri denominati “compassi d’oro”, ma anche perché sono stato l’unico giornalista (dico unico !!) ad aver seguito tutte le udienze (dico tutte !!) del processo fondovalle, anche quelle che si allungavano fin oltre le due di notte. I figli di Franco e Lello potranno, ora, a distanza di oltre trent’anni e dopo aver sofferto sacrifici indicibili senza la presenza degli illustri genitori, ristabilire la verità che in tanti non vollero riconoscere.
Ma attenzione, e non lo dico come provocazione, perché in Procura a Salerno da qualche settimana è giunto da Avellino il pm Vincenzo Russo, anch’egli figlio d’arte di quel Michelangelo che si contrappose con asprezza all’intelligenza creativa e progettuale dei due grandi ingegneri dell’epoca.
Non vorrei che il duello all’ultimo sangue combattuto da Franco e, Lello contro lo strapotere di Michelangelo potesse, o dovesse, ripetersi ancora oggi per qualche inspiegabile e fantasiosa irragionevole accusa tra Federico, Alberto, Amerigo e Vincenzo.
E la storia continua !!!